tag:blogger.com,1999:blog-3030735162783014332024-03-19T00:54:39.380-07:00carnaval-fantasiasFeste : Riunioni , Concerti , Teatro , CinemaBarbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.comBlogger536125tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-18806016981452464872019-01-03T08:44:00.000-08:002019-01-03T08:44:24.783-08:00W LA BEFANA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://carnaval-fantasias.blogspot.com/" target="_blank"><img border="0" data-original-height="160" data-original-width="160" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixFjZh7usDNpeqGXcNoLugHe7moiKj-b9jhBR6F79x8PI8WAb-2w4WHK1xVtvTL4KQNK-Q1f2wcXj1oLZob6xfKHhrlXtrRNSJl-CyoO4l-c56m3-yQ1NMi7ZLLqbk05aCXN0n9ITRotA/s400/9.jpg" width="400" /></a></div>
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<i>«La Befana vien di notte</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>con le scarpe tutte rotte</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>con le toppe alla sottana</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>viva viva la Befana!»</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: left;">
La Befana è una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone o dell'aglio.</div>
<br />
Gli antichi Romani durante la dodicesima notte dopo il solstizio invernale celebravano la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. Essi credevano che in queste dodici notti (il cui numero avrebbe rappresentato sia i dodici mesi dell'innovativo calendario romano nel suo passaggio da prettamente lunare a lunisolare, ma probabilmente associati anche ad altri numeri e simboli mitologici) delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, da cui il mito della figura "volante". Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata in Diana, la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà), oppure Abùndia (dea dell'abbondanza).<br />
<br />
Già a partire dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono, a partire dal Basso Medioevo, nell'attuale figura ripulita da contaminazioni favolistiche o pagane, anche se il suo aspetto, benevolo e non negativo, è stato ed è tuttora, per influenza della festa di Halloween, erroneamente associato a quello di una strega. In realtà non è una strega, ma una vecchina affettuosa, rappresentata su una scopa volante, antico simbolo che, da rappresentazione della purificazione delle case (e delle anime), in previsione della rinascita della stagione.<br />
<br />
Condannata quindi dalla Chiesa, l'antica figura pagana femminile fu accettata gradualmente nel Cattolicesimo, come una sorta di dualismo tra il bene e il male. Già nel periodo del teologo Epifanio di Salamina, la stessa ricorrenza dell'Epifania fu proposta alla data della dodicesima notte dopo il Natale, assorbendo così l'antica simbologia numerica pagana.<br />
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Nel 1928, il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista, dove venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti. Dopo la caduta di Mussolini, la Befana fascista continuò a essere celebrata nella sola Repubblica Sociale Italiana.<br />
<br />
Nel periodo più recente, innumerevoli e largamente diffuse sono le rappresentazioni italiane della Befana e le feste a lei dedicate; spesso si tratta di un figurante che si cala dal campanile della piazza di un paese, oppure di vecchiettine travestite per distribuire dolci e doni ai bambini.<br />
<br />
Una leggenda religiosa racconta che i Re Magi in viaggio per Betlemme avessero chiesto informazioni sulla strada ad una vecchia, e che avessero insistito perché lei andasse con loro a portare i doni al salvatore. La vecchia rifiutò, ma poco dopo, pentita, preparò un cestino di dolci e si mise in cerca dei Magi e del bambino Gesù. Non trovandoli bussò ad ogni porta e consegnò dolci ai bambini sperando di potersi così far perdonare la mancanza.<br />
<br />
La Befana richiama la tradizione religiosa di Santa Lucia, che dispensava doni ai bambini prima di lei, come faceva San Nicola prima dell'avvento di Babbo Natale. Non è dunque cattiva, è solo scocciata con gli adulti e scorbutica con chi non le aggrada perché tenta di fare il furbo; ma con i bambini si mostra indulgente e comprensiva, una nonnina piena di attenzioni e dolcetti.<br />
<br />
Non si tratta di una bella donna, giovane e accattivante, ma, al contrario, di una vecchina rattrappita dagli acciacchi dell'età e dal freddo, con pochi denti, il volto grinzoso e talvolta, ma non sempre, un naso molto prominente per enfatizzarne la vecchiaia e la poca beltà dovuta all'età anagrafica.<br />
<br />
Per ripararsi adeguatamente la Befana indossa gonnoni lunghi, lisi e rattoppati in maniera allegra; spesso indossa il grembiule. Usa inoltre calzettoni pesanti antifreddo e scarpe comode, ma non stivali alla guascone molto più adatti alle streghe delle fiabe. Sulle spalle a volte ingobbite ha sempre uno scialle di lana pesante e colorata e non un mantello svolazzante come capita di trovare in alcune immagini nella rete.<br />
<br />
Una Befana vera non ha il cappello a punta, come spesso appare. Usa invece esclusivamente un fazzolettone di stoffa pesante (la pezzóla) o uno sciarpone di lana annodato in modo vistoso sotto il mento.<br />
<br />
Ha una scopa, usata spesso per appoggiarsi o per volare brevemente. Talvolta può servirsi anche di un bastone al posto della scopa di saggina. Nell'immaginario, la Befana cavalca la scopa al contrario delle raffigurazioni di streghe, e cioè tenendo le ramaglie davanti a sé. Anche in questo, dunque, l'iconografia specifica della Befana non è assimilabile a quella delle streghe.<br />
<br />
Altro frequente errore di "immagine" della Befana è quello relativo al sacco dei doni: in realtà la vera Befana porta i suoi regali o il suo carbone in sacchi di iuta sfatti e slabbrati che assumono la forma di calzettoni enormi, o nelle gerle di vimini, dipende dalla territorialità e dalla tradizione del luogo dove si festeggia.<br />
<br />
La Befana, vestita di stracci e gonne malmesse, mantiene il suo povero aspetto iconografico per un preciso motivo: alcuni sostengono, infatti, che rappresenti la natura ormai spoglia poiché lei arriva portandosi via un anno “consumato”, vissuto, che porta con sé tutte le pene. In questo senso si può dire che la Befana venne riconosciuta dalla chiesa come figura sacrificale che si usava bruciare. Un’usanza cristiana che influenzò anche la tradizione popolare.<br />
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<br />
Secondo la tradizione orale, la Befana consegna dolciumi ai bambini buoni o carbone e cipolla ai bambini biricchini. Il carbone - o anche la cenere - da antico simbolo rituale dei falò inizialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. Nell'ottica morale cattolica dei secoli successivi, nella calze e nelle scarpe veniva inserito solo il carbone e/o le cipolle come punizione per i soli bambini che si erano comportati male durante l'anno precedente.<br />
<br />
Il giorno dell’Epifania è tradizione bruciare delle grandi cataste di legno e frasche. Pare che questa sia un’usanza proveniente dai riti purificatori e propiziatori dell’epoca pre-cristiana, dove venivano accesi dei fuochi per ingraziarsi la divinità relativa e nei quali bruciavano un fantoccio che rappresentava il passato. Ancora oggi questo simboleggia la speranza di bruciare tutto ciò che è vecchio.<br />
<br />
Tutti i partecipanti al falò guardano e commentano la direzione delle scintille che viene letta come presagio per il futuro, in Friuli, per esempio, se le fiamme si dirigono verso est la sorte sarà buona, se, viceversa, si dirigono verso ovest sarà avversa. Ai tempi nostri, in alcuni posti, invece che il fantoccio si brucia la befana, ovvero “la vecchia” che rappresenta l’anno passato che brucia, i dolci che porta rappresentano i doni dell’anno appena entrato, la scopa serve per spazzare via l’anno vecchio, e le calze rotte simboleggiano il cammino fatto.<br />
<br />
Il cosiddetto “rito dei fuochi” oggi è anche, e soprattutto, un momento di aggregazione della comunità che si raccoglie per stare in compagnia. In queste occasioni il tutto viene accompagnato dalla degustazione del classico vin brulè e dai prodotti culinari tipici e, non di rado, vengono organizzati spettacoli pirotecnici.<br />
<br />
Tra i racconti popolari e le credenze religiose esiste una vecchia tradizione, secondo la quale l’arrivo della Befana rappresentava l’occasione per integrare il magro bilancio di molte famiglie povere che si aggiravano per le case ricevendo doni, di solito viveri e bevande, in cambio di un augurio.<br />
Oggi, però, la Befana è una sola: porta con sé regali e dolcetti da dare ai bambini. E, come ogni personaggio nato dalle storie tramandate nel tempo, anche lei ha sembianze e abiti dei quali non si può proprio liberare.<br />
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<br />Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-21210263414513183662018-05-01T02:31:00.003-07:002018-05-01T02:31:39.673-07:001 MAGGIO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<br />
Il 1 Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione.<br />
"Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.<br />
<br />
La sua origine risale a una manifestazione organizzata a New York il 5 settembre 1882 dai Knights of Labor (Ordine dei Cavalieri del Lavoro), un'associazione fondata nel 1869. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Knights of Labor approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all'Internazionale dei lavoratori – vicine ai movimenti socialisti ed anarchici – suggerirono come data della festività il primo maggio.<br />
<br />
Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago e conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l'assembramento, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell'ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell'Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando da una traversa fu lanciata una bomba che provocò la morte di sei poliziotti e ferendone una cinquantina. A quel punto la polizia sparò sui manifestanti. Nessuno ha mai saputo né il numero delle vittime né chi sia stato a lanciare la bomba. Fu il primo attentato alla dinamite nella storia degli Stati Uniti.<br />
<br />
Il 20 agosto 1887 fu emessa la sentenza del tribunale: August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg furono condannati a morte (in seguito a pressioni internazionali la condanna a morte di Fielden e Schwab fu commutata in ergastolo; il cancelliere Otto von Bismarck proibì tutte le manifestazioni in favore degli accusati di Haymarket); Oscar W. Neebe a reclusione per 15 anni. Otto uomini vennero condannati per essere anarchici, e sette di loro condannati a morte.<br />
<br />
L'11 novembre 1887 i condannati furono impiccati a Chicago. Le ultime parole pronunciate furono:<br />
<br />
Spies: «Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!»<br />
Fischer: «Hoch die Anarchie!» (Viva l'anarchia!)<br />
Engel: «Urrà per l'anarchia!»<br />
Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il boia strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: «Lasciate che si senta la voce del popolo!»<br />
L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questi episodi. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del Lavoro. Pochi giorni dopo il sacrificio dei Martiri di Chicago, i lavoratori della città tennero un'imponente manifestazione di lutto, a prova che le idee socialiste non erano affatto morte.<br />
<br />
Appena si diffuse la notizia dell'assassinio degli esponenti anarchici di Chicago, nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura, dove si diceva che si fosse rifugiato il console degli Stati Uniti.<br />
<br />
La data del 1º maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872 e più tardi in quasi tutti i paesi del mondo.<br />
<br />
In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo. La rivista La Rivendicazione, pubblicata a Forlì, cominciava così l'articolo Per primo maggio, uscito il 26 aprile 1890: «Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d'ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento».<br />
<br />
Tra le prime documentazioni filmate della festa in Italia, il produttore cinematografico Cataldo Balducci presenta il documentario Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria (indetta dalle classi operaie) che riprende la festa in sette quadri, e si può – così – vedere il corteo che percorre le strade affollate della Città: gli uomini, tutti con il cappello, seguono la banda che suona, con alcune bandiere.<br />
<br />
Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione "Natale di Roma – Festa del lavoro". Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo.<br />
<br />
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra, Palermo, quando si suppone che la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina. Altre fonti sostengono che tale sparatoria fu organizzata dai "servizi segreti", al fine di poter accusare e screditare agli occhi dei cittadini Salvatore Giuliano con la sua banda.<br />
<br />
Il 1º maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.<br />
<br />
Dal 1990 i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma in piazza di San Giovanni in Laterano, dal pomeriggio a notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.<br />
<br />
A Carrara si tiene il tradizionale Primo Maggio Anarchico, con manifestazione per le vie cittadine. I Vigili del Fuoco carraresi danno il loro contributo con le autoscale per porre corone di fiori o di alloro alle lapidi degli anarchici caduti per la libertà. Alla manifestazione partecipano anarchici, comunisti e libertari di tutta Italia.<br />
<br />
Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.<br />
<br />
"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".<br />
<br />
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perchè non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.<br />
<br />
Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.<br />
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.<br />
<br />
In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.<br />
<br />
Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.<br />
<br />
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.<br />
<br />
In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.<br />
<br />
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".<br />
<br />
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:<br />
<br />
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".<br />
<br />
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.<br />
<br />
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<br />
<br />
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".<br />
<br />
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.<br />
<br />
Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.<br />
<br />
Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.<br />
<br />
Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.<br />
<br />
Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.<br />
<br />
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.<br />
<br />
Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.<br />
<br />
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.<br />
<br />
Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.<br />
<br />
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.<br />
<br />
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.<br />
<br />
Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:<br />
<br />
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".<br />
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-24271439408248339752018-02-23T02:01:00.000-08:002018-02-23T02:01:03.094-08:00GAM GAM<br />
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<i>Gam-Gam-Gam Ki Elekh</i></div>
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<i>Be-Beghe Tzalmavet</i></div>
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<i>Lo-Lo-Lo Ira Ra</i></div>
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<i>Ki Atta Immadì</i></div>
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<i>Ki Atta Immadì</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Šivtekhà umišantekhà</i></div>
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<i>Hema-Hema yenahmuni </i></div>
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<i>Hema-Hema yenahmuni </i></div>
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<i>Anche se andassi</i></div>
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<i>nella valle oscura</i></div>
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<i>non temerei alcun male,</i></div>
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<i>perché Tu sei sempre con me;</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,</i></div>
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<i>Con Te io mi sento tranquillo.</i></div>
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Gam Gam è una canzone scritta da Elie Botbol che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23.</div>
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Una lunga tradizione attribuisce la paternità del salmo a re Davide, in quanto anche nella Bibbia si afferma che egli stesso, da giovane, sia stato un pastore. Nel Salmo 23, Davide dimostra di “conoscere” Dio, Egli è fonte di coraggio e conforto anche nei momenti più bui dell’ esistenza (Anche se andassi nella valle oscura), ma colui che lo ha scelto come proprio “supporto”,non ha nessun timore (Tu sei il mio bastone, il mio supporto), sa che Dio infonderà coraggio (non temerei nessun male) proprio perché la Sua presenza è costante, e infonde serenità d’animo (perché Tu sei sempre con me con Te io mi sento tranquillo).</div>
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Il testo viene tradizionalmente cantato dagli ebrei durante lo Shabbat. La canzone è diventata anche un simbolo, uno degli “inni” più toccanti dell’Olocausto che riguardò più di un milione e mezzo di bambini uccisi dai nazisti, cantata da scolaresche nel Giorno della Memoria.</div>
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Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto.</div>
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Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.</div>
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La canzone fa parte della colonna sonora del film Jona che visse nella balena di Roberto Faenza. Nella pellicola il canto viene insegnato dalla maestra a Jona e agli altri bambini nel lager. È cantata dal coro franco–israeliano Chevatim e diretta dal direttore Elie Botbol. Nella versione resa famosa dal film, l’arrangiamento è in klezmer, uno stile musicale ritmato e con orchestrazione complessa, originario delle comunità ebraiche yiddish dell’Europa centro-nord-orientale.</div>
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-29130530786655032282017-12-26T13:30:00.003-08:002017-12-26T13:30:44.389-08:00IL GRINCH che c'è in noi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" data-original-height="169" data-original-width="299" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvlbL6VaY9oxNtL9-bDtfKUiDyLCVjYA01OYYq7y4kKlYWF9q1b7zwY-aVYctONBx-Zl4VBM-_zF_UWcwjSK318kZpw6naEycLt60qnzwd5D56fzV-gel_Lskxzv8f8QgERAAH_wsMYYI/s640/grinch.jpg" width="640" /></a></div>
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<i><span style="color: lime;">Ma certo che sono accecanti.</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">E il punto è proprio questo no?</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Si è trattato soltanto e sempre di questo: i regali.</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Regali, regali, regali, regali, regali!</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Volete sapere che fine fanno i vostri regali?</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Arrivano tutti da me, su all'immondezzaio.</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Lo capite che voglio dire?</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Nella vostra spazzatura!</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Mi ci potrei impiccare con tutte le brutte cravatte che ho trovato nel pattume!</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">L'avidità... la vostra avidità, infinita!</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Voglio le mazze da golf, voglio i diamanti, voglio un pony per cavalcarlo due volte, annoiarmi e poi venderlo per farci la colla!</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">Sentite, io non voglio creare problemi, ma tutto l'intero periodo delle feste è stupido, stupido, stupido."</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;"><br /></span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both;">
Il Grinch è un film del 2000 diretto da Ron Howard tratto dall'omonimo libro del Dr. Seuss. È il secondo adattamento del libro dopo lo special televisivo Il Grinch e la favola di Natale!, nonché il primo lungometraggio basato su un libro del Dr. Seuss. Il film ha avuto recensioni miste da parte della critica, ma fu un successo commerciale. Tra i numerosi riconoscimenti, ha vinto un Oscar al miglior trucco.</div>
<div class="separator" style="clear: both;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both;">
La storia inizia quando all'interno di un fiocco di neve viene scoperto fra alcune montagne chiamati Picchi di Punta Boh il paese di Chinonsò, che è abitato da esseri di differente altezza, sesso ed età, i Nonsochì. A Chinonsò ci si prepara da sempre al Natale, sentito come la festività pìù importante. L'unica creatura che invece detesta il Natale è il Grinch, un essere verde che abita il Monte briciolaio sopra Chinonsò insieme al cane Max, e temuto da tutti i Nonsochì. Tutti gli abitanti di Chinonsò sono indaffarati a comprare e spedire regali ma la piccola e dolce Cindy Chi Lou, 6 anni, ha dei dubbi sul fatto che il senso del Natale sia nelle decorazioni e nei doni ma non viene ascoltata dai suoi parenti e dagli altri Nonsochì. Nel frattempo il Grinch, dopo aver spaventato i fratelli di Cindy che erano andati sul monte, decide di scendere per fare dispetti. Entra allora all'interno delle poste dei Nonsochi per mettere confusione fra i pacchi, e lì incontra Cindy, che per lo spavento cade nel nastro trasportatore dei regali, da cui viene salvata dal Grinch che però la impacchetta per dispetto. Cindy, impressionata dal suo gesto, inizia a pensare che il Grinch non sia così cattivo come dicono e decide di scoprire tutto su di lui andando nelle case di coloro che l'hanno conosciuto. La bambina scopre che il Grinch era stato trovato e allevato dai nonsochì quando ancora era in fasce e che da piccolo era stato vittima di bullismo da parte di Augustus (ora divenuto il sindaco di Chinonsò) che cercava di allontanarlo da Marta Mey (divenuta ora adulta e corteggiata da Augustus pur essendo segretamente innamorata del Grinch) una bambina del quale si era innamorato. Il Grinch le costruì per Natale un angelo con scarti metallici e gioielli ma si presentò a scuola col volto sfregiato, in quanto voleva radersi per apparire più presentabile a Marta, venendo per questo deriso e umiliato da Augustus e gli altri compagni di scuola. Preso dall'ira il Grinch distrusse le decorazioni della classe e si ritirò amareggiato sul monte Briciolaio dove crebbe odiando il Natale e i Nonsochì.</div>
<div class="separator" style="clear: both;">
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both;">
<br /></div>
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Cindy, dispiaciuta per la sua condizione, decide di invitare il Grinch come "mastro allegro" delle feste a Chinonsò. Il viscido Augustus si oppone ai progetti della bambina ma gli altri Nonsochì, ispirati dall'altruismo di Cindy, fanno pressione e decide così di invitarlo. La bambina si presenta così a casa del Grinch (che cerca inutilmente di spaventarla) non riuscendo a convincerlo a partecipare, tuttavia egli cambia presto idea dopo aver sentito che ci sarebbero stati un premio e la presenza di Marta. Nonostante un iniziale momento di indecisione, il Grinch si reca a Chinonsò per i festeggiamenti venendo ben accolto dai Nonsochì. Incredibilmente il Grinch viene contagiato dall'allegria dei presenti e sembra cambiare dopo tanti anni opinione sul Natale, ma il perfido Augustus gli regala apposta un rasoio per fargli ricordare i brutti momenti passati da piccolo e lo ferisce ancora più gravemente facendo una proposta di matrimonio a Marta. Nuovamente offeso e umiliato, il Grinch dichiara apertamente il suo disprezzo per il Natale e accusa i Nonsochì di essere solo dei falsi e degli avidi perché Natale vuol dire solo fare un mucchio di regali che poi buttano via quando si stancano di essi. Decide così di vendicarsi distruggendo l'albero di Natale, rasando il sindaco e portando scompiglio in città. Scopre però che il suo piano non ha funzionato (in quanto i Nonsochì avevano un albero di scorta) e si ritira con rabbia a casa sua.</div>
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Giunta la notte di Natale, il Grinch decide di distruggere la festività per sempre e si traveste così da Babbo Natale; poi costruisce una slitta motorizzata e si reca a Chinonsò insieme al cane Max travestito come la renna col naso rosso "Rudolph" dopo il giro del vero Babbo Natale, con lo scopo di rubare tutti i regali e le decorazioni dei Nonsochì. Riuscito nel suo intento porta tutti i doni sulla cima del monte con l'intento di buttarli giù da esso. Il mattino dopo, i Nonsochì si risvegliano e scoprono con tristezza cosa è accaduto. Augustus, adirato, accusa Cindy di aver rovinato il Natale con la sua ossessione di voler invitare il Grinch ma la bambina viene difesa dal padre, il quale comprende quanto avesse ragione sul fatto che Natale voglia dire stare insieme ai propri cari e volersi bene. Tutti i Nonsochì trovano conforto nelle sue sue parole e si mettono a cantare tutti insieme.</div>
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Il Grinch dall'alto del monte sente i loro canti di gioia e capisce con rabbia che il suo piano di rovinare il Natale è completamente fallito. Mentre si interroga su come ciò sia accaduto ha un'epifania e comprende a sua volta il vero significato del Natale. Il suo cuore così da piccolo e rinsecchito aumenta di tre taglie facendolo ritornare buono. La slitta nel frattempo è sull'orlo della montagna e minaccia di cadere insieme ai regali. Il Grinch tenta disperatamente di impedirlo ma la slitta è troppo pesante, dopo aver visto però che su di essa c'è anche Cindy Lou (la quale era venuta a trovarlo per non lasciarlo solo il giorno di Natale) tira fuori una forza sovrumana e salva sia lei che i pacchi. I due ritornano a Chinonsò con la slitta e il Grinch riconsegna i regali ai Nonsochì dichiarandosi sinceramente dispiaciuto per quello che ha fatto. I Nonsochì decidono comunque di perdonarlo tranne Augustus, il quale tuttavia subisce uno smacco da parte di Marta che rinuncia a lui e si dichiara finalmente al Grinch. Tutti i Nonsochì festeggiano così il Natale insieme al Grinch che li invita a passare le feste a casa sua.</div>
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In questo modo gli abitanti di Chi-non-so scoprono proprio grazie al furto del Grinch che in realtà il Natale non si può rubare, perché non è fatto dagli oggetti, ma dai sentimenti buoni che vivono dentro di noi. Chissà quando noi lo capiremo questo valore....</div>
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<i><span style="color: lime;">Cindy Ki-Lou (Taylor Momsen)<span style="white-space: pre;"> </span></span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">"Com'era bello il mio Natale</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">perchè è andato via?</span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">Io sto crescendo, io sto cambiando</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">ma il mio Natale cambia con me</span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">Mio buon Natale</span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="color: lime;">te lo ricordi</span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">com'ero prima o no?</span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">Quando tu eri tutto</span></i></div>
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<i><span style="color: lime;">ora è diverso: il Natale per me non c'è più"</span></i></div>
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-69129213221924194152017-10-01T10:17:00.003-07:002017-10-01T10:17:52.889-07:00ALEGRIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" data-original-height="210" data-original-width="240" height="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbhxs4NSKsZTuJ-Lbyb-3VdNO2FyX66T2XiW9WK5UD5M1MEDT-qm_uDz-yATPTGY5tgSBHbGl4bI4sw6SF2-fGQSw_MYoAElSipJaA12iMWxwUAQNzPl3vElEyRKkg2swK3s5o7fCSx78/s400/alegria.jpg" width="400" /></a></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Come un lampo di vita</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Come un pazzo gridare</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Del delittuoso grido</i></div>
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<i>Bella ruggente pena,</i></div>
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<i>Seren</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Come la rabbia di amar</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Come un assalto di gioia</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>I see a spark of life shining</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>I hear a young minstrel sing</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Beautiful roaring scream</i></div>
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<i>Of joy and sorrow,</i></div>
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<i>So extreme</i></div>
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<i>There is a love in me raging</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>A joyous,</i></div>
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<i>Magical feeling</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Come la rabbia di amar</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Come un assalto di gioia</i></div>
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<i>Bella ruggente pena,</i></div>
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<i>Come la rabbia di amar</i></div>
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<i>Come un assalto di gioia</i></div>
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<i>Como la luz de la vida</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Como un payaso que grita</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Del estupendo grito</i></div>
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<i>De la tristeza loca</i></div>
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<i>Como la rabia de amar</i></div>
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<i>Alegria</i></div>
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<i>Como un asalto de felicidad</i></div>
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<i>Como la rabia de amar</i></div>
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Alegría è uno spettacolo del Cirque du Soleil, rappresentato dal 1994 al 2013.<br />
<br />
Nacque nel 1994 per festeggiare il decimo anniversario della fondazione del Cirque du Soleil da parte di Guy Laliberté, Gilles Ste-Croix e Daniel Gauthier (che lo ha poi lasciato nel 2001).<br />
<br />
Nel 2004 lo spettacolo è stato rappresentato in Italia (tra l'altro, Cirque du Soleil era presente alle cerimonie delle Olimpiadi Invernali di Torino). Nel 2007 è stato portato in Inghilterra, Spagna e Francia.<br />
<br />
Il 29 dicembre 2013, dopo quasi venti anni e oltre 5.000 rappresentazioni si è tenuto lo show finale ad Anversa.<br />
<br />
Non vi sono spiegazioni chiare e certe sul significato della rappresentazione all'interno dello spettacolo, dal momento che i personaggi non parlano. Il suo intento è raffigurare il potere ed il suo trasformarsi con il trascorrere del tempo, in modo simile al passaggio dalla giovinezza alla vecchiaia dell'uomo.<br />
<br />
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<br />
<br />
Si svolge sotto un grande tendone (il bianco, maestoso, Grand Chapiteau), capace di accogliere 2500 spettatori. La musica è rigorosamente eseguita dal vivo e tocca vari generi. I costumi sono molto elaborati: non si rinuncia ad impreziosire nemmeno quelli più ridotti, che non devono intralciare i movimenti durante le esibizioni.<br />
<br />
Alegria, è un’ode barocca all’energia e alla potenza, e mentre gli artisti si esibiscono nei loro fantastici numeri, l’invito è a riscoprire il magico sentimento della fiducia.<br />
<br />
Alegría, vocabolo spagnolo che significa “gioia, gaiezza, giubilo” è una produzione spettacolare che evoca i tempi in cui l’elemento fantastico e quello magico erano parte integrante della vita quotidiana delle persone – un tempo in cui l’universo dell’uomo era costituito dalla famiglia, dal villaggio, oltre i quali vi era l’ignoto, immenso ed oscuro. Alegría è un carnevale, un omaggio alle famiglie circensi che fino a non molto tempo fa attraversavano ancora, in un viaggio itinerante, tutta l’Europa.<br />
<br />
La scenografia di Alegría è monumentale; è una struttura monolitica dalle forme indefinite che dà l’impressione di grande forza e potenza. E’ una struttura immensa, possente nella sua connotazione ma leggera nella sua esecuzione.<br />
<br />
I giochi di luce creano un’atmosfera nostalgica che ricorda quella di una sala da ballo del XVII secolo. I toni autunnali conferiscono allo spettacolo una luminosa oscurità.<br />
<br />
I costumi sontuosi, riccamente decorati, dei pesonaggi che rappresentano il Vecchio Ordine sono confezionati con materiali variopinti minuziosamente ricamati e decorati a mano con nastri, piume e paillettes, ed evocano gli sgargianti costumi indossati alla corte di Versailles. I costumi per il gruppo del Bronx e delle Ninfe, i personaggi che rappresentano il Nuovo Ordine, sono confezionati, invece, con materiali più leggeri, prevalentemente sintetici, ad enfatizzare l’agilità dei corpi di questi personaggi che assumono il controllo sul futuro dell’uomo.<br />
<br />
<br />
Le musiche piene di brio e allo stesso tempo cariche di pathos spaziano dal jazz, al pop al tango alla musica klezmer. La band con i suoi strumenti acustici, tra i quali persino una fisarmonica – da sempre l’emblema della voce della strada, evoca il canto dei menestrelli che girovagavano di città in città raccontando storie e leggende.<br />
<br />
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<br />
<br />
Il Perdono d'Assisi è un'indulgenza plenaria che, nella Chiesa cattolica, può essere ottenuta dai propri fedeli dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 agosto di ogni anno; venne concessa nel 1216 da papa Onorio III a tutti i fedeli, su richiesta di san Francesco d'Assisi. Il Diploma di Teobaldo, talora indicato anche con il nome di "Canone teobaldino", è il principale documento storico relativo alla concessione di tale indulgenza: fu redatto dal frate minore e vescovo di Assisi Teobaldo (donde il nome) ed emanato dalla curia vescovile assisiate il 10 agosto 1310.<br />
<br />
Secondo il Manuale delle indulgenze della Chiesa cattolica, per ottenere l'indulgenza plenaria un fedele, completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve:<br />
<br />
confessarsi, per ottenere il perdono dei peccati;<br />
fare la comunione eucaristica, per essere spiritualmente unito a Cristo;<br />
pregare secondo le intenzioni del Papa, per rafforzare il legame con la Chiesa, recitando almeno Padre nostro, Ave Maria e Gloria al Padre;<br />
recitare il Credo e il Padre nostro;<br />
visitare una chiesa o oratorio francescano o, in alternativa, una qualsiasi chiesa parrocchiale.<br />
Confessione e comunione possono essere fatte anche alcuni giorni prima o dopo le date previste (nell'arco di una o due settimane).<br />
<br />
La visita e la preghiera è opportuno che siano fatte lo stesso giorno.<br />
<br />
L'indulgenza plenaria può essere richiesta, una volta al giorno, per sé o per i defunti.<br />
<br />
Nel Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 1478-9) si legge: «L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità.<br />
<br />
Poiché i fedeli defunti in via di purificazione sono anch’essi membri della medesima comunione dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l’altro, ottenendo per loro delle indulgenze, in modo tale che siano sgravati dalle pene temporali dovute per i loro peccati. Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per se stessi, e anche per le anime del Purgatorio, la remissione delle pene temporali, conseguenze dei peccati. (CCC 1498)»<br />
<br />
L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.<br />
<br />
L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.<br />
<br />
Ogni fedele può lucrare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie.<br />
<br />
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1472-3:<br />
<br />
Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena. (Concilio di Trento: DS 1712-1713; 1820).<br />
<br />
Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’“uomo vecchio” e a rivestire “l’uomo nuovo” (Ef 4,24).<br />
<br />
La distinzione tra pena temporale e colpa preserva e ci permette di tenere insieme:<br />
<br />
la trascendenza di Dio e l’eccedenza della Sua misericordia;<br />
l’autentica libertà dell’uomo (quindi la dignità conferitagli dal Creatore e la conseguente capacità di compiere sempre scelte libere e responsabili);<br />
la storicità ed il valore temporale degli atti compiuti, con le relative conseguenze ed il dovere della riparazione;<br />
la chiamata a partecipare all’Opera Redentiva di Cristo, per sé e per i fratelli.<br />
<br />
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<br />
<br />
S. Francesco, in una imprecisata notte del luglio 1216, mentre se ne stava in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in preghiera, vide all’improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le pareti dell’umile chiesa. Seduti in trono, circondati da uno stuolo di angeli, apparvero, in una luce sfavillante, Gesù e Maria. Il Redentore chiese al suo Servo quale grazia desiderasse per il bene degli uomini. S. Francesco umilmente rispose: “Poiché è un misero peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse”.<br />
“Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.<br />
<br />
Alle prime luci dell’alba, quindi, Francesco, prendendo con sé solo frate Masseo di Marignano, si diresse verso Perugia, dove allora si trovava il Papa. Sedeva sul soglio di Pietro, dopo la morte del grande Innocenzo III, papa Onorio III, uomo anziano ma molto buono e pio, che aveva dato ciò che aveva ai poveri. Il Pontefice, ascoltato il racconto della visione dalla bocca del Poverello di Assisi, chiese per quanti anni domandasse quest’indulgenza. Francesco rispose che egli chiedeva “non anni, ma anime” e che voleva “che chiunque verrà a questa chiesa confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo infino al dì e all’ora ch’entrerà nella detta chiesa”. Si trattava di una richiesta inusitata, visto che una tale indulgenza si era soliti concederla soltanto per coloro che prendevano la Croce per la liberazione del Santo Sepolcro, divenendo crociati.<br />
<br />
Il Papa, infatti, fece notare al Poverello che “Non è usanza della corte romana accordare un’indulgenza simile”. Francesco ribatté: “Quello che io domando, non è da parte mia, ma da parte di Colui che mi ha mandato, cioè il Signore nostro Gesù Cristo”. Nonostante, quindi, l’opposizione della Curia, il pontefice gli accordò quanto richiedeva (“Piace a Noi che tu l’abbia”). Sul punto di accomiatarsi, il Pontefice chiese a Francesco – felice per la concessione ottenuta – dove andasse “senza un documento” che attestasse quanto ottenuto. “Santo Padre, - rispose il Santo - a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. L’indulgenza fu ottenuta, quindi, “vivae vocis oraculo”.<br />
<br />
Il 2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza dei vescovi dell’Umbria con l’animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie del tempietto francescano. Nel 1279, il frate Pietro di Giovanni Olivi scriveva che “essa indulgenza è di grande utilità al popolo che è spinto così alla confessione, contrizione ed emendazione dei peccati, proprio nel luogo dove, attraverso san Francesco e Santa Chiara, fu rivelato lo stato di vita evangelica adatto a questi tempi”.<br />
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<br />
<br />
La storia culturale della Polonia può essere fatta risalire al Medioevo. Nella sua interezza, essa può essere divisa nei seguenti periodi storici, filosofici ed artistici: Medioevo (dalla fine del X alla fine del XV secolo), Rinascimento (dalla fine del XV alla fine del XVI secolo), Barocco (dalla fine del XVI alla metà del XVIII secolo), Illuminismo (seconda metà del XVIII secolo), Romanticismo (dal 1820 circa fino alla repressione della Rivolta di Gennaio del 1863 contro l'Impero russo), Positivismo (durato fino alla svolta del XX secolo), Giovane Polonia (tra il 1890 e il 1918), Periodo interbellico (1918–1939), Seconda guerra mondiale (1939–1945), Repubblica Popolare di Polonia (fino all'Autunno delle Nazioni del 1989) e Moderno.<br />
<br />
Il polacco è una lingua del sottogruppo lechitico delle lingue slave occidentali, usate in tutta la Polonia (essendo la lingua ufficiale di quel paese) e dalle minoranze polacche in altri paesi. Il suo paradigma scritto è l'alfabeto polacco, che corrisponde all'alfabeto latino con varie aggiunte. Malgrado la pressione delle amministrazioni non polacche in Polonia, che hanno spesso tentato di reprimere la lingua polacca, una ricca letteratura si è sviluppata nel corso dei secoli, e la lingua è attualmente la più grande, in termini di parlanti, del gruppo slavo occidentale. È anche la seconda lingua slava più parlata, dopo il russo e prima dell'ucraino. Il polacco è parlato principalmente in Polonia. La Polonia è uno dei paesi europei linguisticamente più omogenei; quasi il 97% dei cittadini polacchi dichiarano il polacco come loro lingua madre.<br />
<br />
Nel Medioevo, quando le città della Polonia crebbero di dimensione e si svilupparono i mercati alimentari, lo scambio di idee in campo culinario progredì e la gente acquisì familiarità con nuovi piatti e ricette. Alcune regioni divennero famose per il tipo di salsiccia che facevano e molte salsicce di oggi portano ancora quei nomi originali. I contadini riconobbero la bontà di quei prodotti, che consentivano loro di mantenersi ben nutriti per periodi di tempo più lunghi.<br />
<br />
La bevanda più importante è la vodka. La prima menzione scritta al mondo della bevanda compare nel 1405 negli Akta Grodzkie, i documenti di corte del Palatinato di Sandomierz in Polonia. All'epoca, la parola vodka si riferiva a composti chimici come medicinali e detergenti cosmetici, mentre la bevanda popolare era chiamata gorzalka. La parola vodka scritta in cirillico apparve per la prima volta nel 1533, in relazione a una bevanda medicinale portata dalla Polonia in Russia dai mercanti della Rus' di Kiev.<br />
<br />
La Polonia è il terzo maggiore produttore di birra: la Germania con 103 milioni di ettolitri, il Regno Unito con 49,5 milioni di ettolitri, la Polonia con 36,9 milioni di ettolitri. In seguito alla crescita consecutiva del mercato domestico, l'Unione polacca dei datori di lavoro dell'industria birraria (Zwiazek Pracodawców Przemyslu Piwowarskiego), che rappresenta approssimativamente il 90% del mercato birrario polacco, annunciò durante la conferenza annuale dell'industria birraria che il consumo di birra nel 2008 era salito a 94 litri pro capite, ovvero 35.624 milioni di ettolitri venduti sul mercato nazionale. Statisticamente, un consumatore polacco beve 92 litri di birra all'anno, che pone la Polonia di un terzo dietro la Germania. Bere birra come bevanda di base era tipico durante il Medioevo. Il vino sta recentemente diventando più popolare. In realtà, l'idromele polacco, un vino al miele, era una bevanda tradizionale che risaliva anch'essa al Medioevo.<br />
<br />
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<br />
<br />
Le bevande leggere includono "napoje gazowane" (bevande gassate), "napoje bezalkoholowe" (bevande analcoliche) come acqua, tè, succo, caffè o kompot. Il kompot è una bibita analcolica fatta con frutta bollita, opzionalmente anche con zucchero e spezie (chiodo di garofano o cannella), servita bollente o fredda. Può essere fatta con un solo tipo di frutta o con una miscela, che comprende mele, pesche, pere, fragole o amarene. Anche il susz è un tipo di kompot fatto con frutti essiccati, più comunemente mele, albicocche, fichi. È servita tradizionalmente la vigilia di Capodanno.<br />
<br />
Tra i pasti delle festività, c'è una zuppa tradizionale della vigilia di Capodanno chiamata wigilia. Un'occasione speciale è anche Martedì Grasso (Tlusty Czwartek), una festa cattolica celebrata l'ultimo martedì prima della Quaresima. Tradizionalmente è un giorno in cui la gente mangia grandi quantità di dolci e torte che dopo sono proibiti fino al giorno di Pasqua.<br />
<br />
La religione principale e praticata con impegno è il cattolicesimo. Ciò non esclude forti accenti di altre confessioni, per esempio la presenza della Chiesa Ortodossa nelle regioni del confine orientale (la Podlachia) o, non meno importante, la comunità dei Protestanti da secoli presenti sulle terre polacche. Avvenimenti storici cruciali nel passato della Polonia hanno portato anche le influenze dei Tatari e con loro la religione musulmana, di cui si possono ammirare ormai poche moschee, come quella di Kruszyniany o Bohoniki. Certamente, prima della II Guerra Mondiale, in molte zone della Polonia – compresa la capitale Varsavia e le grandi città come Cracovia o Lódz – era molto presente la comunità ebraica. Ne troviamo numerose tracce delle sinagoghe e nei cimiteri ebraici.<br />
<br />
Nel calendario polacco ci sono varie festività non trascurabili, tra cui le più importanti sono ovviamente il Natale e la Pasqua. Entrambe portano un ricco bagaglio di consuetudini appartenenti non solo alla tradizione religiosa, ma anche alle credenze popolari, come l’usanza di lanciarsi i gavettoni porta-fortuna a Pasquetta. Sono segni sicuramente dovuti alla forte radice folcloristica, molto sentita soprattutto in alcune zone della Polonia, tra cui la regione della montagna (la Piccola Polonia). Il capoluogo, Zakopane, è infatti la città assolutamente da vedere per respirare l’atmosfera di festa e tradizione, con i colori da capogiro. Tutto ciò grazie anche ai costumi folk locali, spesso pubblicamente sfoggiati dagli abitanti, prodotti tipici artigianali e la vivacità e l’ospitalità tipica della gente del posto. La tradizione dei costumi locali è importante anche in altre parti della Polonia, per esempio negli ultimi anni ha avuto successo il disegno tipico della città di Lowicz (regione di Lódz), adoperato anche in vestiti ed accessori casual.<br />
<br />
Tra le festività più sentite vi sono sicuramente la Pasqua e il Natale.<br />
Quest'ultimo, in particolare è una festa fortemente sentita ed ancora oggi molto legata ad antiche tradizioni culturali, si consumano spesso cibi speciali, e riprendono vita alcune usanze particolari, associate ad atmosfere tipicamente natalizie.<br />
Tra le altre feste, se ne ricordano alcune molto particolari:<br />
Festa di Primavera (21 marzo): amatissima da bambini e studenti che celebrano l'arrivo della nuova stagione saltando la scuola.<br />
Festa del Bambino (1 Giugno): per ricordare i diritti dei bambini nella famiglia e nella società i più piccoli vengono festeggiati con regalini e dolcetti.<br />
Notte di san Giovanni (24 Giugno): è la notte dell’amore e del matrimonio, durante questa notte (la piu’ breve dell’anno) la felce fiorisce e la tradizione, vuole che chi la scopra per prima avrà fortuna e denaro.<br />
Vigilia della festa di sant’Andrea (29 Novembre): festa dalle origini pagane legate al mistero, alla magia ed alla superstizione.<br />
<br />
Una curiosità: il Monte Giewont (alto 1895 m.) è chiamato anche “il cavaliere addormentato” e secondo una leggenda il cavaliere (che dovrebbe rappresentare lo spirito del grande re Boleslaw) dorme da secoli ma si sveglierà, in caso di bisogno, per proteggere la Polonia.<br />
L'inno nazionale polacco è Mazurek Dabrowskiego (Mazurka di Dabrowski), conosciuto anche come il canto Piesn Legionów Polskich we Wloszech (Canto delle legioni polacche in Italia), scritto nel luglio del 1797 a Reggio Emilia, da Józef Wybicki, tenente dell'armata polacca del generale Jan Henryk Dabrowski.<br />
<br />
Il vessillo nazionale della Polonia è una delle bandiere europee più semplici: una banda superiore bianca, e un'inferiore rossa, di uguale larghezza. La bandiera polacca è stata conservata nelle sue forme originarie per tutto il periodo del governo comunista, a differenza di quelle di quasi tutti gli altri Stati sottomessi al dominio sovietico.<br />
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7TjHM9o5g8Dx81IezuQbO5Tkz9Ewh-sD1Kjqie3_c3P5XmpdH0bMZYEczbBPtUevnXm8z0hLGTU3EzY7I42DcdYy0U6Y9SQCnKsBma50rr6utGuGrvBdHaXSRmj8AvLLZ_UOht8AqmTw/s400/truffa.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
La truffa è una delle insidie più pericolose del nostro tempo,oggi è possibile essere truffati in molti modi ingegnosi che neanche ci immaginiamo.<br />
L’attenzione è un faro che illumina solo ciò su cui poniamo la “coscienza”. I maghi della truffa usano questo trucco da tempo, sanno esattamente in quale direzione portare l'attenzione per truffare,camuffare e convincere. Fra gli studi più famosi che proverebbero l'effetto della sottomissione sociale c’è quello di Milgram. Praticamente quando una persona autorevole ci dice cosa fare, noi obbediamo. Nel noto esperimento i soggetti somministravano scosse letali agli altri partecipanti all’esperimento. Essere conformi al gruppo è uno dei principi più potenti che esistano. Questo è stato provato prima da Asch con il suo famoso studio sulle “linee” e poi da Cialdini con tutti i suoi studi sulla persuasione. Spesso negli spot dicono “molte personelo hanno già sperimentato con successo…tu che cosa aspetti?”…eccolo ??<br />
<br />
Secondo il ministero dell’Interno, a farne le spese sono sempre più spesso gli anziani, bersaglio facile per i malintenzionati soprattutto quando abitano da soli. In soli due anni - dal 2012 al 2014 - , gli over 65 le vittime di truffa sono passati da 300 mila a 340 mila. <br />
I casi denunciati, però, sono solo una parte: molte truffe, infatti, non vengono nemmeno denunciate dagli anziani, per vergogna o timore che i familiari vengano avvertiti e li considerino non più capaci di gestirsi autonomamente.<br />
<br />
Polizia di Stato, Ministero dell’Interno e Confartigianato hanno messo a punto e distribuito in molte provincie un vademecum con i consigli per evitare di cadere nella trappola di qualche malintenzionato e i tipi di comportamento sospetto da cui guardarsi.<br />
<br />
Nella a truffa «delle banconote» i truffatori entrano in azione quando l’anziano va alla posta o in banca a ritirare del denaro o la pensione. Appena esce lo intercettano, presentandosi come dipendenti dell’agenzia incaricati di controllare il numero di serie delle banconote appena prelevate. Il falso dipendente finge di controllare i numeri di serie in cerca di un errore inesistente e scambia le banconote vere con quelle false.<br />
<br />
Nel caso della truffa del “pacco” si presentano a casa della vittima, e dicono di dover consegnare un pacco, con della merce ordinata da figli o parenti. Per ritirare il pacco, però, agli anziani viene chiesto di pagare una somma, che ovviamente finisce nelle tasche dei delinquenti.<br />
<br />
La truffa “della lotteria” arriva via posta: la vittima riceve una lettera che annuncia la vincita di un premio ad una lotteria. Per riceverlo, però, l’anziano deve inviare dei soldi con un vaglia postale, per sostenere le spese necessarie alla spedizione e al ritiro.<br />
<br />
Nel caso di finte donazioni o eredità i truffatori agiscono in coppia e spiegano all’anziano che, per entrare in possesso della donazione o dell’eredità ricevuta da qualche fantomatico benefattore, è necessario perfezionare l’atto di trasferimento presso un notaio. Il notaio, ovviamente, esigerà il pagamento di una parcella e i delinquenti accompagnano la vittima a ritirare i soldi e poi fingono di portarla in auto dal notaio. Poi, con un pretesto, l’anziano viene fatto scendere dall’auto e i truffatori fuggono col denaro.<br />
<br />
Falsi dipendenti Inps, Enel, Telecom ma anche falsi elettricisti, poliziotti o idraulici. Quando individuano un anziano che vive solo, i truffatori cercano di introdursi nella sua casa presentandosi con finte qualifiche professionali. Il passo successivo è sottrargli del denaro per finti contratti o inesistenti prestazioni a domicilio.<br />
<br />
Polizia, carabinieri e guardia di finanza operano di norma in coppia e con la divisa d’ordinanza. Prima di aprire la porta, è bene controllare il tesserino e verificare che in strada sia parcheggiata l’auto di servizio.<br />
Non bisogna aprire la porta a sedicenti agenti in borghese, che spesso chiedono di entrare con la scusa di dover controllare l’appartamento perchè quelli vicini sono stati svaligiati dai ladri.<br />
<br />
I truffatori normalmente vestono in borghese e si presentano vestiti in modo elegante. Di norma «lavorano» in coppia, usano modi gentili ma molto decisi e cercano di disorientare la vittima con le chiacchiere. Spesso conoscono il suo nome e fingono di conoscere anche i figli o altri parenti. Attenzione quindi: non aprire la porta a nessuno, senza prima aver controllato il tesserino di riconoscimento.<br />
<br />
Enti come Inps, Inail e Asl non hanno personale che faccia visite a domicilio, quindi non bisogna aprire la porta a chi si presenta come ispettore per accertamenti sul ticket sanitario, controllo documenti o annuncio di rimborsi. Aziende di servizi come gas, acqua e telefono non arrivano mai senza prima annunciarlo telefonicamente, specificando all’utente l’ora e il giorno della visita e le ragioni dell’intervento.<br />
<br />
Spesso i malintenzionati si presentano come volontari della parrocchia o di associazioni di beneficenza. È bene ricordare, però, che questi enti non inviano volontari porta a porta, ma di solito lasciano opuscoli nella cassetta della posta o avvisi negli androni del palazzo.<br />
<br />
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<br />
<br />
Lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi "investitori", a loro volta vittime della truffa.<br />
<br />
Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi "investiti" non danno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse. La diffusione della truffa spesso diventa di tale portata da renderla palese, portando alla sua interruzione da parte delle autorità.<br />
<br />
Le caratteristiche tipiche sono:<br />
<br />
promessa di alti guadagni a breve termine;<br />
ottenimento dei guadagni da escamotage finanziari o da investimenti di "alta finanza" documentati in modo poco chiaro;<br />
offerta rivolta ad un pubblico non competente in materia finanziaria;<br />
investimento legato ad un solo promotore o azienda.<br />
Risulta evidente che il rischio di investimento in operazioni che sfruttano questa pratica è molto elevato. Il rischio è crescente al crescere del numero degli iscritti, essendo sempre più difficile trovare nuovi adepti. In Italia, Stati Uniti e in molti altri Paesi, questa pratica è un reato, essendo a tutti gli effetti una truffa.<br />
<br />
La tecnica prende il nome da Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti che divenne famigerato per avere applicato una simile truffa su larga scala nei confronti della comunità di immigrati prima e poi in tutta la nazione. Ponzi non fu il primo a usare questa tecnica, ma ebbe tanto successo da legarvi il suo nome. Con la sua truffa coinvolse infatti 40 000 persone e, partendo dalla modica cifra di due dollari, arrivò a raccoglierne oltre 15 milioni.<br />
<br />
Lo schema di Ponzi si è sviluppato nel tempo in varianti più complesse, pur mantenendo la stessa base teorica e continuando a sfruttare l'avidità delle persone. Oggi esistono normative serie al riguardo per cui strutture con questi schemi risultano illegali in ogni parte del mondo tutelando sia l'incolumità delle persone sia quelle aziende che scelgano di avvalersi del marketing multilivello.<br />
<br />
<br />
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<br />
<br />
“Milan col coeur in man”, Milano con il cuore in mano. E’ un vecchio detto meneghino che ricorda, se mai ve ne fosse bisogno, che i milanesi sono persone generose.<br />
<br />
Questa città, nonostante i tanti problemi che affliggono le società cosiddette moderne, conserva ancora quell’attitudine all’accoglienza che fa parte del più profondo spirito cristiano dei milanesi e lombardi.<br />
<br />
E' la città del lavoro e del sacrificio.<br />
<br />
Milano è un mosaico di accoglienza e integrazione più riuscito che altrove e che sta proseguendo anche ai giorni nostri con l’inclusione di famiglie che arrivano da tutto il mondo.<br />
<br />
<br />
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<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i>Se vorrai andare nella steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu dovrai cercare Casatchok</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Questo è il nome di un piccolo cosacco</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Che il suo ballo a tutti insegnerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Corri, corri dal piccolo cosacco</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Balla balla insieme a casatchok</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Casatchok è il ballo della steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Balla, balla e il freddo se ne va</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Casatchok l’inverno passa in fretta</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Come vodka le tue notti infiammerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Non avrai l’amore di nessuno</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Se non sai ballare il casatchok</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Mentre balli nel cuore della steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Il tuo cuore forte batterà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Un’orchestra di mille balalaike</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Nella notte l’accompagnerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Casatchok è il ballo della steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Balla, balla e il freddo se ne va</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Casatchok l’inverno passa in fretta</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Come vodka le tue notti infiammerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>La, la, la…</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Non avrai l’amore di nessuno</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Se non sai ballare il casatchok</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Mentre balli nel cuore della steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Il tuo cuore forte batterà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Un’orchestra di mille balalaike</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Nella notte l’accompagnerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Casatchok è il ballo della steppa</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Balla, balla e il freddo se ne va</i></div>
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<i>Casatchok l’inverno passa in fretta</i></div>
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<i>Come vodka le sue notti infiammerà</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>La, la, la…</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<i><br /></i>
<i></i><br />
Casatschok, il “ballo della steppa” nasce nel 1969, quando, sulla musica di “Katjuša” viene scritta, in francese, una canzonetta che parla di un “piccolo cosacco” (questo il significato letterale di “Casatchok”); in Russia e in Ucraina, però, il Casatschok è una danza popolare, ed in questo la resa francese è decisamente corretta. In lingua francese, la canzonetta è portata al successo da una cantante israeliana: Rika Zarai.<br />
Casatschok è una canzone italiana scritta sulla melodia di Katjuša di Matvei Blanter. Fu presentata per la prima volta al Cantagiro 1969, interpretata dall'allora ventitreenne Dori Ghezzi, testi italiani di D.A. Ciotti e Giancarlo Guardabassi.<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<i></i></div>
Per ballare il "ballo dei cosacchi" si fa un pliè profondo e poi si ritorna in piedi con un piccolo saltello, i talloni puntati a terra e le ginocchia tese.<br />
<div>
<br /></div>
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrpW3EabEdMAXIvatDmGdAnwbVSm6iRdr4byEP9V3YKGIt1zc2ClsLnlARG_C_NETp0VgM6WQ_kCVSRqsArZQXjr-Rxplw_xU4sWEBRb2Tr9mT7aFmNqcQZoJjE5p4vyzZQCDoUnEOmT0/s400/balalaika-.png" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
La balalaika è uno strumento musicale di origini russe. È un liuto con cassa a forma triangolare e possiede tre corde (o tre raddoppiate) che vengono fatte vibrare con le dita o un plettro: si tratta perciò di un cordofono a corde pizzicate. Esistono cinque tipi di balalaika, a seconda di come sono accordate le relative corde, con diverse dimensioni.<br />
<br />
Questo strumento deriva da uno molto simile, la domra, che aveva inizialmente solo due corde e che pare fosse stato introdotto dai Mongoli in Russia nel XIII secolo.<br />
<br />
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<br />
<br />
Il suo nome deriva dalla radice del verbo 'balovat' che significa divertire, scherzare; appare per la prima volta all'inizio del Settecento in alcuni documenti in lingua Ucraina e successivamente il termine si è diffuso in tutta la Russia.<br />
Le sue caratteristiche principali sono: cassa armonica triangolare con retro prismatico composto da sei doghe in legno, manico con barrette metalliche, 3 o sei corde (doppia corda).<br />
<br />
La caratteristica costante delle corde è che due sono accordate all'unisono ed una alla quarta più alta.<br />
In Russia questo strumento è molto diffuso e viene utilizzato in vari generi musicali, da quello popolare a quello classico.<br />
<br />
<br />
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<a href="http://carnaval-fantasias.com/" target="_blank"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdMT7a1u8TKqmuKfNK6gYrhrBaspGHL0fqqhL1xB7AhlyOP51zfizzJ8kLc8XwY3PqYdDdvWVnGFsl9xSsmbXqxEcEkcFLV4FPHp5fXS2kN3_AW6In5mzXy9kY-dkkT0oVLJqXvp1pb0I/s400/silenzio.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<i>Day is done, gone the sun </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>From the lakes, from the hills, from the sky </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>All is well, safely rest </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>God is nigh </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Fading light dims the sight </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>And a star gems the sky, gleaming bright </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>From afar, drawing near </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Falls the night </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Thanks and praise for our days </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Neath the sun, neath the stars, neath the sky </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>As we go, this we know </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>God is nigh </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Il giorno è terminato, il sole è calato </i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Dai laghi, dalle colline e dal cielo</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Tutto va bene, riposa in pace</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Dio è vicino</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>La tenue luce oscura la vista</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>E una stella illumina il cielo, brillando chiara</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Da lontano, si avvicina</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Cala la notte</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Grazie e lodi per i nostri giorni</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Sotto il sole, sotto le stelle, sotto il cielo</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>Mentre andiamo, questo sappiamo Dio è vicino</i></div>
<br />
La storia del Silenzio iniziò nel 1862, durante la guerra civile americana, quando il capitano dell’esercito dell’Unione (nordisti), Robert EL-LICOMBE, con i suoi uomini si trovava presso Harrison’s Landing, nella Virginia, mentre l’esercito confederato (sudisti) era dall’altra parte del campo di battaglia.<br />
Durante la notte, il capitano Ellicombe sentì i gemiti di un soldato ferito nel campo. Senza sapere se fosse dell’Unione o della Confedera-zione, decise di rischiare la vita per aiutarlo e dargli assistenza.<br />
Arrancando tra il fuoco nemico, il capitano raggiunse il soldato e lo trascinò al proprio accampamento. Quando finalmente giunse tra le proprie linee, scoprì che era un soldato confederato. E che, purtroppo, era già morto. Il capitano accese la sua lanterna per vedere il viso del soldato nella penombra.<br />
E allora restò senza fiato e paralizzato. Si trattava di suo figlio.<br />
<br />
Il ragazzo stava studiando musica nel Sud, quando era scoppiata la guerra. Senza dire nulla a suo padre, si era arruolato nell’esercito confederato.<br />
La mattina seguente, con il cuore straziato, il padre chiese il permesso ai superiori di dare al figlio una degna sepoltura, con tutti gli onori militari, nonostante fosse un soldato nemico.<br />
Il capitano chiese se poteva contare sui membri della banda militare per suonare al funerale di suo figlio. La richiesta fu accolta parzialmente. Per rispetto al padre, concessero un solo musicista.<br />
Il capitano allora scelse un trombettiere per suonare alcune note musicali, che aveva trovato nella tasca della divisa del giovane defunto.<br />
Nacque così la melodia indimenticabile, che oggi conosciamo come TAPS.<br />
<br />
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<br />
<br />
<br />
Il silenzio/Via Caracciolo è un singolo di Nini Rosso, uscito nel 1964. Il primo brano è un riadattamento del "Silenzio fuori ordinanza" suonato nelle caserme, con la collaborazione di Willy Brezza; il secondo è composto, interamente, dallo stesso Brezza.<br />
<br />
Il silenzio è un brano strumentale suonato con la tromba tranne una breve parentesi recitata. Raggiunse il primo posto nella hit parade nel maggio del 1965 per 3 settimane. Il pezzo avrà successo persino in Giappone, raggiungendo la cifra di 10 milioni di copie vendute. Il brano fu inciso per caso: in un concerto al PalaEur di Roma di fronte a un pubblico militare Nini Rosso decise di eseguirlo con una malinconica parte recitata nella quale descrive bene la solitudine del militare di leva che dà una romantica buonanotte alla sua fidanzata lontana, e l'accoglienza fu esplosiva. Il disco vendette dieci milioni di copie, con picchi di successo anche nel Nord-Europa e in Giappone, dove Rosso fece numerose tournée. In Germania raggiunge la prima posizione per 12 settimane, in Austria per tre settimane e nelle Fiandre in Belgio, in Svizzera ed in Australia, nei Paesi Bassi la seconda ed in Norvegia la quarta.<br />
<br />
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu-ltAG70zdtB0-KiaksN4vV2NBMj_vrTh9yJyhO9xyw5MdbVYFecFOm1zulT8abq848_sQiTCoB0qvF1m20rWa_lveN0A_sWW8H8cOzsra4M0s7qWlMyK8qfTcx0oUvT-YROVRrCUcwM/s400/fanfara.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
Le fanfare sono delle formazioni bandistiche da parata composte esclusivamente da ottoni (come la celebre Fanfara dei Bersaglieri). Esse hanno uno repertorio prettamente da marcia militare.<br />
<br />
Una sua variante moderna è la powerbrass, formazione bandistica composta esclusivamente da ottoni e percussioni. È una derivazione delle formazioni di carnevale Svizzere dette "Guggenmusik". Formazione composta in linea di massima da: 4-6 bassi tuba o susafoni, 10 tromboni a coulisse se suddivisi in 3 voci, 10 trombe anch'esse suddivise in 3 voci, 4-6 flicorni baritoni.<br />
<br />
Per quanto riguarda le percussioni la formazione-tipo è composta da 4-6 grancasse, 4-6 batterie e possono esserci anche dei percussionisti con piccoli strumenti vari.<br />
<br />
Le particolarità di questi gruppi sono che al momento sono limitate alla Svizzera ed alla Germania, il repertorio è tratto dalla musica moderna e pop-rock dagli anni '70 in avanti. I brani in genere sono arrangiati dai direttori stessi (non vi sono ancora compositori e arrangiatori in questo settore).<br />
<br />
Le musiche sono costituite da brevi ritornelli o da corte melodie di carattere marziale e di andamento solenne, quando siano state destinate ad accompagnare cortei o parate, o di arie popolari e semplici quando servano a ritmare la marcia delle truppe. Le fanfare sono anche usate nelle partite di caccia come segnale per indicare la radunata dei cacciatori, la presenza della selvaggina, l'inseguimento, ecc.<br />
<br />
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhj4cjamscwaovycFLE6A9M74KR0OYKxDomzWq-42v2TN5iU6ixyHeM51VzMamzvMEQf_087GSX2aos9YCC6QuLqy6P9VLknY9kUP2W3Z1dj6x7YtKUikJyMz2UYNLZjmTJB4d_srrC8gs/s400/fanfaraa.gif" width="213" /></a></div>
<br />
<br />
Estendendo il significato della parola fanfara potremmo comprendervi in genere anche i segnali che fino dai tempi più antichi erano in uso negli eserciti dei popoli orientali e in quelli dei Greci e dei Romani.<br />
<br />
Le raffigurazioni della Colonna traiana e di altri monumenti dell'antica Roma ci dànno un'idea di queste antiche fanfare. Né mancano testimonianze di fanfare che si usavano nei cortei e nei trionfi militari durante il periodo medievale, queste erano composte da trombettieri vestiti in grande pompa i quali usavano trombe d'argento adorne di preziose stoffe e di drappeggi. L'uso delle fanfare fu assai frequente in Inghilterra, dove erano note anche col nome di flourishes e venivano eseguite da trombe e corni. In Germania e in altri paesi del nord si usano tuttora fanfare che in alcune circostanze suonano dall'alto delle torri o dei campanili; così anche si usavano fanfare per annunciare al popolo la lettura di qualche pubblico editto, grida, ecc. e anche per segnalare le ore. Le melodie di antiche fanfare di guerra si possono desumere anche da talune composizioni polifoniche che avevano voga nel Cinquecento sotto il nome di Battaglie, e che con onomatopee vocali riproducevano il suono degli strumenti e i loro segnali.<br />
<br />
Negli antichi comuni italiani le fanfare servivano, oltre che per le parate e per il servizio del governo della città, anche per dare concerti pubblici a ricreazione del popolo.<br />
<br />
Non infrequente l'introduzione di fanfare in alcune opere; basterà ricordare quella che annuncia l'arrivo del governatore nel Fidelio di Beethoven. Oltre che nei corpi militari, l'uso della fanfara si è poi diffuso nelle società ginnastiche e sportive e anche nei cortei civili. Un uso tipico di fanfara si ha nel teatro wagneriano di Bayreuth dove al principio di ogni atto un piccolo complesso di suonatori avverte il pubblico dell'inizio della rappresentazione ripetendo i temi più significativi dell'atto.<br />
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I filari di palme che spuntano in piazza Duomo nasce dall’idea di Marco Bay, l’architetto milanese che ha già firmato il giardino per lo spazio museale dell’Hangar Bicocca e della «Serenissima» in via Turati. Sponsor è Starbucks, che aprirà il primo negozio d’Italia a Milano, in piazza Cordusio, nel 2018.<br />
Le nuove aiuole — le palme arrivano da vivai comaschi — sono state scelte con l’idea di «rinfrescare» una tradizione di fine Ottocento. Le palme non sono del tutto straniere in città, oggi se ne contano 131 esemplari nei parchi pubblici. Le nuove aiuole con palme, banani e ibiscus, potrebbero sembrare un progetto ardito ma non del tutto incoerente con la tradizione milanese. Infine lo sponsor garantirà una manutenzione impeccabile, cosa non semplice in un’aiuola che, a causa dei sottoservizi presenti, è dotata di uno strato molto sottile di terra.<br />
Le palme, basse, decorative, sono presenti nelle vedute storiche di inizio Novecento, sono la concezione dei giardini Liberty. <br />
<br />
Una tempesta perfetta si è scatenata nella Rete. C’è di tutto, migrazione e difesa dell’identità, esotismo e tradizioni, islam (le palme) e cristianità (la domenica delle palme), destra contro sinistra, localismo contro globalizzazione. Mai quella è poco più di un’aiuola, seppure in una piazza così prestigiosa, aveva suscitato un tale caos di reazioni e sentimenti.<br />
<br />
Messaggi, tweet, commenti, raduni e improperi non si contano più. C’è molto divertimento, dosi generose di sarcasmo, sforzo per apparire spiritosi e originali. Ma c’è anche un eccesso di acredine, un livore esagerato, parole che sembrano uscite da armadi del passato, «contro i fasci» che non vogliono le piante, o contro «il mullah Sala» che invece le ha volute. Guai a pensare che sia solo un gioco per chi vive nella piazza virtuale. Perché poi le palme le bruciano davvero.<br />
<br />
Chi pensa che le palme della piazza del Duomo, a Milano, siano un’esaltazione filo araba si confonde. Araba e mediterranea d’origine è la Phoenix Canariensis, quella palma dei litorali e del meridione italiano che già era coltivata dalle parti nostre in epoca romana e oggi si è ammalata per colpa del punteruolo rosso, il temibile Rhynchophorus ferrugineus, stupidamente importato da vivai a basso prezzo in Egitto dove è endemico. Le palme del Duomo sono invece quelle tipiche dei giardini di fine 800 in Inghilterra come nell’Italia del Nord, in quanto resistono fino a 15 gradi sottozero. La si deve, questa palma, alla geniale attività di Robert Fortune (1812-1880) che, andato in Cina per rubare piante da tè da impiantare in India, si portò nelle isole britanniche anche vari esemplari di Trachycarpus oggi chiamate Fortunei in suo onore: la pianta si adattò ai giardini europei con facilità, visto che proveniva dalle aree meridionali dell’Himalaya.<br />
La sua parente più piccina, la Trachycarpus Wagneriana deve la sua fortuna al botanico Albert Wagner che la portò dal Giappone a Berlino e da lì la fece girare per l’ Europa. Oggi, nei nostri giardini è diventata spontanea. Ergo: i dementi hanno incendiato un piccolo pezzo della nostra Storia e di quella europea.<br />
<br />
Dopo le palme, i banani (musa ensete). Ma così era stato promesso. Piazza Duomo diventa sempre più «esotica» con il nuovo look tropicale dell’aiuola davanti alla cattedrale, simbolo della città. Stavolta non c’è stato l’effetto sorpresa (le critiche e le approvazioni sono iniziate con le palme cinesi). C’è chi apprezza la novità (apparsa nella notte tra mercoledì e giovedì) e non si fa mancare i selfie con il nuovo panorama, e chi , invece, tra ironie e impietosi giudizi, boccia i nuovi alberi venuti da Paesi lontani. Anche sui social network non mancano i commenti: «Ma che cosa c’entra tutto questo con Milano?». «Ma è l’africanizzazione di Milano?».<br />
<br />
Gli ultimi ad essere piantati bergenie, ortensie e ibiscus con fioriture di colore rosa. L’installazione ornerà la piazza per tre anni.<br />
<br />
Gli italiani tendono a non apprezzarle («troppo poco milanesi e poco fashion» borbottano) ma gli stranieri invece le vedono come una voglia di Milano di far discutere, di osare.<br />
<br />
L’obiettivo era ottenere il massimo della visibilità in modo rapido, non si può certo dire che Starbucks non l’abbia centrato in pieno.<br />
<br />
Le palme che tanto stanno facendo discutere gli italiani sono costate poco più di 200.000 euro.<br />
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<br />
<br />
Un’onta, secondo alcuni, al decoro milanese, con palme e banani ritenuti colpevoli di aver dato un’impronta eccessivamente “esotica” alla piazza, diventata una sorta di “habitat naturale per popolazioni non autoctone “. E nemmeno troppo gradite, evidentemente, visto che si è parlato di “africanizzazione di Milano”.<br />
<br />
Il disagio è sfociato in fiumi di commenti infuocati sui social, con tanto di esponenti politici impegnati a darci le loro illuminanti opinioni.<br />
<br />
Sui social network imperversano tweet e post sulla comparsa degli alberi di palma in piazza Duomo a Milano. Al di là dei giudizi estetici, c'è chi strumentalizza le piante esotiche per prendersela con gli immigrati e i fedeli musulmani.<br />
<br />
Al di là di fotomontaggi e battute divertenti, però, non manca chi collega palme e banani con fenomeni come l'immigrazione o l'Islam, lasciandosi andare ad affermazioni che contengono un razzismo strisciante o anche esibito in maniera piuttosto evidente. Sulla questione estetica, naturalmente, la discussione è aperta e lecita: c'è chi non ritiene "belle" le nuove aiuole e chi non crede rispettino la tradizione milanese (per quanto è stato ribadito più volte come già nell'Ottocento sul sagrato del Duomo fossero state installate delle palme, certo più basse di quelle attuali). Molte battute evidenziano però come, al di là dei giudizi estetici, le palme e i banani sembrino solo l'ennesimo pretesto per attaccare gli immigrati che arrivano nel nostro Paese e i fedeli di altre religioni, come i musulmani. Capofila di tante battute in questo senso il segretario della Lega Matteo Salvini: "Palme e banani in piazza Duomo? Follia. Mancano sabbia e cammelli, e i clandestini si sentiranno a casa. #motosega #starbucksgohome", ha scritto Salvini su Twitter, con un livello di generalizzazione e banalizzazione francamente imbarazzante, al quale c'è anche chi si oppone.<br />
<br />
L'architetto che ha firmato il progetto: "Aspettate che sia completo"<br />
Si sa: in questi tempi che consumano una quantità di informazioni enorme in pochissimo tempo si deve essere veloci per cavalcare i trend e venire ascoltati sul "fenomeno" del momento. E questo avviene spesso a discapito della profondità del pensiero che si vuole esprimere. Vale forse la pena ascoltare il semplice consiglio dell'architetto che ha realizzato il progetto: aspettare almeno che sia completo prima di esprimere un giudizio.<br />
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<br />
<br />
Le Madonne del petrolio sono le signore che amano portare addosso un gran numero di gioielli, come fossero statue della Madonna che i fedeli ringraziano con ex voto a perpetua testimonianza di grazie ricevute.<br />
<br />
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<br />
<br />
Un tempo non esisteva l’energia elettrica e i devoti lasciavano ai piedi della statua della Madonna — oltre ai gioielli, per grazia ricevuta — una lampada votiva alimentata a... petrolio.<br />
<br />
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<br />
<br />
La coda è il principale mezzo di comunicazione del cane. Ma non sempre i cani quando scodinzolano sono contenti.<br />
Da una ricerca emerge che il linguaggio della coda dei cani è ben più complesso di quel che crediamo. Per capire l’umore del vostro amico a quattro zampe dovete infatti prestare attenzione alla direzione del suo scodinzolio. In pratica, secondo lo studio, se Fido muove la coda verso destra è in buona, se la muove verso sinistra è meglio stargli alla larga perché sta avvertendo una situazione di pericolo.<br />
<br />
Per interpretare il complesso linguaggio dello scodinzolio i ricercatori hanno preso a campione trenta cani di entrambi i sessi. Ai cani, collocati in piccoli box, sono stati presentati di fronte di volta in volta il proprio padrone, uno sconosciuto, un gatto e un cane dominante di grossa taglia. Ogni volta una telecamera riprendeva i movimenti della coda, attestandone la velocità di movimento e, soprattutto, l’orientamento. Quando vedevano il padrone i cani scodinzolavano verso destra, quando vedevano un estraneo muovevano la coda nella stessa direzione ma con minore intensità, mentre di fronte a un cane minaccioso il movimento era verso sinistra.<br />
<br />
Coda orizzontale rispetto al corpo: quando è tesa e rigida, indica tensione e nervosismo e che il cane è in allerta<br />
<br />
Coda altezza media: uno scodinzolio ad alta velocità indica eccitazione ed euforia.<br />
<br />
Coda bassa, tra le gambe: indica paura e sottomissione.<br />
<br />
Coda alta: indica carattere e posizione dominante nell’ambiente. Si tratta di un segnale con il quale il cane invita i suoi simili a non invadere i suoi spazi.<br />
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Coda alta che si muove freneticamente: il cane sta per scattare.<br />
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Coda rilassata: il cane è tranquillo, il suo stato d’animo è sereno ed equilibrato. È disponibile al contatto e all’iniziativa dell’altro.<br />
<br />
Coda sotto di sé: il cane è spaventato e insicuro della situazione in cui si trova tanto da assumere un atteggiamento passivo. Probabilmente rifuggirà qualsiasi scontro a meno che non venga forzato.<br />
<br />
Coda alta e movimenti lenti: probabilmente il cane è in tensione e sta gestendo degli stati d’animo contrastanti.<br />
<br />
Coda scodinzolante con movimenti ampi e rapidi: il cane è felice e lo dimostra immancabilmente al rientro a casa del proprio padrone.<br />
<br />
Coda all’altezza del resto del corpo, assenza di un contemporaneo movimento del bacino: la tensione è molto alta, se forzato al contatto in quel momento, potrebbe allontanarsi o attaccare.<br />
<br />
In alcuni casi la coda esprime disturbi o disagi: per esempio, se il nostro cane si rincorre la coda potrebbe avere un problema legato a insufficiente attività fisica e mentale o a patologie organiche e sarà meglio rivolgerci al veterinario.<br />
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-86591336003184684092016-12-30T06:58:00.004-08:002016-12-30T06:58:49.883-08:00NATALE NEL MONDO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Le feste di Natale in Alaska iniziano appena dopo il Ringraziamento e terminano con le famiglie che ballano per le strade e che si godono lo spirito di festa. I bambini portano le tradizionali stelle di Natale in processione per le strade e vanno in visita di casa in casa dove vengono serviti dolci e prodotti tradizionali di Natale: biscotti, caramelle, ciambelle , salmone affumicato.<br />
<br />
Le celebrazioni in Francia cominciano il 5 dicembre con San Nicola, ma il momento più importante è quello della vigilia di Natale. Le campane delle chiese e le voci dei cori intonano canti francesi chiamati “Noels”. Il giorno di Natale le famiglie vanno in Chiesa e godono poi di una festa ricca di piatti succulenti che terminano con il tradizionale “Buche de Noel”, una crema di burro glassata e a forma di torta.<br />
<br />
I tedeschi si preparano al Natale durante tutto il freddo dicembre. Già quattro domeniche prima di Natale usano fare una “corona di Avvento” fatta di rami di abete o di pino con quattro candele colorate. Ogni domenica accendono una candela della corona, cantano canzoni natalizie, mangiano biscotti. In queste settimane le case sono piene di odori deliziosi di pagnotte di pane dolce da forno, dolci con frutta candita, biscotti speziati detti “Lebkuchen”.<br />
<br />
In Germania inoltre si usa festeggiare San Nicola (da non confondere con Babbo Natale) che viaggia a dorso di un mulo nel bel mezzo della notte del 6 dicembre e lascia piccole sorprese, come monete, cioccolato, arance e giocattoli ai bambini buoni di tutta la Germania. San Nicola visita anche i bambini nelle scuole e nelle case ed in cambio i bambini preparano per lui qualcosa: dolci o una poesia recitata da un bambino o un disegno o una canzone.<br />
<br />
In Inghilterra il Natale è freddo, umido e nebbioso. La vigilia di Natale è molto impegnativa per le famiglie inglesi. Avvolgono regali, biscotti da cuocere, appendono calze sopra il camino. Poi tutti si raccolgono attorno all’albero e si racconta una classica storia natalizia, come ad esempio “A Christmas Carol” o “The night before Christmas”. I bambini dopo aver scritto la letterina a Babbo Natale la gettano nel fuoco, così che i loro desideri possono andare su per il camino ed essere “letti” durante la sua visita notturna.<br />
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<br />
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I bambini olandesi attendono con ansia l’arrivo di Sinterklaas il giorno di San Nicola, il 6 dicembre. Sinterklaas è un vescovo gentile, alto, ed indossa abiti rossi ed il mitra vescovile in testa. Egli viaggia dalla Spagna ad Amsterdam ogni inverno e porta nel suo cavallo bianco un enorme sacco pieno di doni. Sinterklaas è legato alla figura di San Nicola ed è in tutto e per tutto un precursore del più diffuso e laico Babbo Natale. San Nicola è la festa più sentita e ne festeggiano la vigilia con cioccolata calda e con il “letterbanket”, una torta a forma della prima lettera del cognome della famiglia.<br />
<br />
In Austria il Natale porta anche Krampus, una creatura che vaga per le strade della città per punire i bambini cattivi.<br />
<br />
Nella tradizione austriaca, San Nicola premia infatti i bravi bambini mentre il Krampus è noto e temuto per catturare i bambini più cattivi.<br />
<br />
In Australia, il 25 dicembre corrisponde alle vacanze estive, così molte feste natalizie si svolgono all’aperto. L’evento popolare più importante è il Carols by Candlelight, in cui le persone si riuniscono di notte per accendere candele e cantare canti natalizi all’esterno. Le stelle fanno da spettatrici di questo meraviglioso concerto all’aria aperta.<br />
<br />
Il piccolo numero di cristiani in Cina chiama il Natale “Sheng Dan Jieh”, che tradotto significa “Festival della Santa Nascita”. Essi decorano le loro case con piante sempreverdi, manifesti, carta e catene luminose. L’albero di Natale non manca, ma è chiamato “albero di luce” e viene decorato con lanterne, fuori bellissimi, catene di carta rossa che simboleggiano la felicità. Ritagli a forma di pagode rosse vengono incollati alle finestre e lanterne di carta illuminano le case.<br />
<br />
L’Etiopia segue l’antico calendario giuliano, così il Natale viene celebrato il 7 gennaio. La celebrazione della Natività nella Chiesa ortodossa etiope è chiamata “Ganna”. Tutte le famiglie vanno in chiesa e tutti sono vestiti di bianco. I più indossano il tradizionale “shamma”, un sottile rivestimento di cotone bianco con brillanti strisce colorate alle estremità. Dodici giorni dopo, sono indetti tre giorni di festeggiamenti (Timkat) che ricordano il battesimo di Gesù.<br />
<br />
Il clima messicano è caldo e mite durante il periodo natalizio. Le famiglie girano per negozi in cerca di regali ed ornamenti, nonché cose buone da mangiare, nelle bancarelle dei mercati detti “puestos”. Le case sono decorate con gigli sempreverdi. I membri della famiglia intagliano intricati disegni in sacchetti di carta marrone per farne delle lanterne dette “farolitos”. Viene quindi posta una candela all’interno dei sacchetti ed i farolitos vengono posati lungo i marciapiedi, sui davanzali, sui tetti, per illuminare la comunità con lo spirito del Natale.<br />
<br />
In Colombia per il periodo natalizio c’è la Giornata delle Piccole Candele. Questa festa viene celebrata il 7 e l’8 dicembre, si chiama la Giornata delle candeline (Día de las velitas nella sua lingua originale) e segna ufficialmente l’inizio della stagione del Natale in tutta la Colombia.In onore della Vergine Maria e dell’Immacolata Concezione, che si festeggia l’otto Dicembre, le persone illuminano le loro finestre, i loro balconi ed i loro cortili con candele e con lanterne di carta.La tradizione delle candele negli anni è cresciuta e oggi intere città in tutto il paese sono illuminate. Alcuni dei migliori spettacoli in questo senso si trovano in Quimbaya, dove i quartieri addirittura “gareggiano” per vedere chi crea le illuminazioni più impressionanti.<br />
<br />
In Canada è famosissima la Cavalcade of Lights che si tiene a Toronto. In inverno, nella splendida Toronto si svolge la Cavalcata annuale delle Luci che segna l’inizio ufficiale della stagione delle vacanze natalizie. La prima Cavalcata ha avuto luogo nel 1967 per sfoggiare la nuova costruzione del Municipio di Toronto. L’evento prevede l’accensione del grande albero di Natale ufficiale, un concerto, pattinaggio su ghiaccio e un incredibile spettacolo di luci.<br />
<br />
Nelle Filippine è famoso il Giant Lantern Festival. Si tratta del Festival delle Lanterne Giganti (Ligligan Parul Sampernandu) si tiene ogni anno il Sabato prima della vigilia di Natale nella città di San Fernando, nelle Filippine. E’ uno spettacolo bellissimo.<br />
<br />
Giunto alla sua 82 ° edizione, il festival attira spettatori da tutto il paese e da tutto il mondo. Undici villaggi partecipano al Festival e la concorrenza è feroce: tutti vogliono costruire la lanterna più elaborata. Originariamente le lanterne erano creazioni semplici ma comunque vistose di circa due metri di diametro, realizzate in carta origami giapponese e illuminate da candele. Oggi, le lanterne sono costituite da una stragrande varietà di materiali e sono cresciute fino a raggiungere circa 20 metri di dimensione. Sono illuminate da lampadine elettriche che brillano in un caleidoscopio di motivi.<br />
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Strega comanda colore, detto anche "strega tocca colore", è un gioco per bambini tradizionale. Si gioca normalmente all'aperto. La "strega" è il giocatore che "sta sotto", ovvero colui che dirige il gioco e ha l'obiettivo di catturare gli avversari.<br />
<br />
La partita inizia con un giocatore che interpreta la "strega", la quale pronuncia la frase strega comanda color... seguita dal nome di un colore (per esempio, strega comanda color verde). A quel punto, gli altri giocatori dovranno cercare un oggetto del colore indicato e mettersi in salvo toccandolo. Compito della strega è catturare uno degli altri giocatori toccandolo prima che si sia messo in salvo. Il giocatore catturato diventa "strega" nel turno di gioco successivo.<br />
<br />
Il numero di giocatori richiesto può variare da un minimo di cinque partecipanti ad un massimo di trenta.<br />
<br />
Per giocare alla versione all'aperto non sono richiesti strumenti se non uno spazio ampio e ricco di cose o oggetti da poter indicare. Nella versione giocabile anche al chiuso servono invece un cartoncino o foglio di carta ed una penna con cui scriverci sopra.<br />
Nella versione all'aperto si decide chi tra i bambini svolgerà il ruolo della strega (o dello stregone). Egli dovrà indicare al resto dei partecipanti un colore a sua scelta ed essi correranno alla ricerca di questo determinato colore rappresentato da qualsiasi oggetto o indumento (non valgono i propri vestiti). Ad esempio se la strega comanda il colore rosso i bambini dovranno correre ed indicare ad esempio un innaffiatoio rosso, un fiore rosso, la maglietta di un altro bambino ecc. Chi non riesce a trovare nessun oggetto del colore corrispondente viene acchiappato dalla strega che lo fa accomodare nella sua prigione. L'ultimo bambino che rimane in gara vince. La seconda versione è invece adatta anche a dei locali chiusi. Anche in questo caso si sceglierà una strega che dovrà comandare un colore. Dopo il comando ogni bambino, a cui precedentemente è stato consegnato un foglio di carta ed una penna, dovrà scrivere, entro un tempo stabilito, un elenco di oggetti del colore o rappresentanti il colore scelto dalla strega. Ad esempio se la strega comanda il colore blu essi potranno scrivere sul foglio cielo, mare, puffi ecc. Ogni nome esatto corrispondente al colore vale un punto. Dopo l'assegnazione dei punteggi per ogni manche ne inizia una nuova. Vince chi ha più punti.<br />
<br />
Età dei partecipanti: dai 5 anni in su<br />
Numero dei giocatori: non meno di 5<br />
Dove si gioca: all’aperto<br />
Regole e svolgimento del gioco<br />
I giocatori si dispongono all’interno della zona di gioco: chi fa la strega deve dire a voce alta: “strega comanda colore….rosso oppure giallo oppure verde oppure viola e così via “; i compagni devono andare alla ricerca di un oggetto del colore richiesto e toccarlo prima di essere acchiappati.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.mundimago.org/" target="_blank"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0XTrXCz6w3jQ5w0NsUkwpG8Ir-V0uqSSTOJr10SxHhbU0d1YCR3-1IjQeZo_29k2Dd-fU5LZ46gsd4N1OUx_7YrbX7npgg6oEnOpIQ6qc59YaPF-HwRqojmxiliXN8mY2d8bui1NixUf7/s1600/logo_mundimago.gif" /></a></div>
.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-53307437522368097702016-10-26T01:08:00.001-07:002016-10-26T01:08:12.390-07:00A SILVIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjelcK4AKzf4-MEyjrOA0fGPZoEW1hKYMz3HK0Xt54J0tfjQjBjhHaw4j3lQ9sqVhdBhZ_xryyJHP8_OtvtevN7_5pNo3EKBmXcgZ-F0j3l_grXZOWREMw7G63YTPALgyw2aJvzJloVPmM/s400/silvia.jpg" width="374" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i>Silvia, rimembri ancora</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>quel tempo della tua vita mortale,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>quando beltà splendea</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e tu, lieta e pensosa, il limitare</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>di gioventù salivi? </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Sonavan le quiete</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>stanze, e le vie d'intorno,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>al tuo perpetuo canto,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>allor che all'opre femminili intenta</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sedevi, assai contenta</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>di quel vago avvenir che in mente avevi.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Era il maggio odoroso: e tu solevi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>così menare il giorno. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Io gli studi leggiadri</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>talor lasciando e le sudate carte,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>ove il tempo mio primo</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e di me si spendea la miglior parte,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>d’in su i veroni del paterno ostello</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>porgea gli orecchi al suon della tua voce,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>ed alla man veloce</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che percorrea la faticosa tela.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Mirava il ciel sereno,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>le vie dorate e gli orti,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Lingua mortal non dice</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>quel ch’io sentiva in seno. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Che pensieri soavi,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che speranze, che cori, o Silvia mia!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Quale allor ci apparia</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la vita umana e il fato!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Quando sovviemmi di cotanta speme,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>un affetto mi preme</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>acerbo e sconsolato,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e tornami a doler di mia sventura.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>O natura, o natura,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perché non rendi poi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>quel che prometti allor? perché di tanto</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>inganni i figli tuoi? </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>da chiuso morbo combattuta e vinta,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perivi, o tenerella. E non vedevi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>il fior degli anni tuoi;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>non ti molceva il core</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la dolce lode or delle negre chiome,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>or degli sguardi innamorati e schivi;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>né teco le compagne ai dì festivi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>ragionavan d’amore. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Anche perìa fra poco</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la speranza mia dolce: agli anni miei</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>anche negaro i fati</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la giovinezza. Ahi come,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>come passata sei,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>cara compagna dell’età mia nova,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>mia lacrimata speme!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Questo è il mondo? questi</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>onde cotanto ragionammo insieme?</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>questa la sorte delle umane genti?</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>All’apparir del vero</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>tu, misera, cadesti: e con la mano</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>la fredda morte ed una tomba ignuda</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>mostravi di lontano.</i> </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.it/" target="_blank"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisL_ie4Pu2C5x-c2TgavJMzuQJBoYlZoagbHiy_UZ7hbgtIkoqr01wajE43gQXbgLXq7upjBvXkwcAlbIxIsaGOAGhO7mnEPZ6atawSBa2pzGsgZyVvpj6Z3dcggNoX12438aAUI4ZJf0/s400/Silviaa.jpg" width="380" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
A Silvia è una lirica composta da Giacomo Leopardi, tra il 19 e il 20 aprile del 1828, subito dopo Il risorgimento. Leopardi la scrisse poi in forma definitiva il 29 settembre.<br />
<br />
Quando scrisse la poesia, Leopardi si trovava a Pisa, reduce da un lungo periodo in cui si era dedicato esclusivamente alla composizione in prosa. Proprio le ottave metastasiane de Il risorgimento avevano ravvivato nell'autore la scintilla poetica, avviando la serie dei Grandi Idilli. L'ambientazione spazio-temporale del componimento è chiaramente ravvisabile nella casa del poeta a Recanati (d'in sui veroni del paterno ostello); (Le vie dorate e gli orti / E quinci il mar da lungi, e quindi il monte). La critica ed insieme la tradizione della celebre poesia hanno sempre identificato la musa ispiratrice di A Silvia in Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi a Recanati, morta di tisi a 21 anni, il 30 settembre 1818.<br />
<br />
Il poeta si ispira a Silvia, ricordandosi di quando la sentiva cantare in quello stesso periodo primaverile (era il maggio odoroso) e con quel canto lei esprimeva la sua fiducia nell'avvenire; così adesso lui, nello stesso periodo primaverile, con questa nuova poesia si sente risorgere a nuova vita, dopo l'inaridimento poetico, come scrive subito dopo alla sorella Paolina, nella lettera del 2 maggio:<br />
<br />
« Dopo due anni, ho fatto dei versi quest'aprile; ma versi veramente all'antica, e con quel mio cuore di una volta »<br />
Le due figure, quella di Silvia e del poeta, sono accomunate dalla dolce stagione della giovinezza, delle illusioni, della fiducia in un futuro vago, ovvero indeterminato e insieme attraente che sembra promettere gioie. Ma era passato tanto tempo da quella primavera, e ora il Leopardi trasfigura Teresa in Silvia, (con il nome della protagonista dell'Aminta del Tasso), cioè nel simbolo di una fanciulla che nel fiore della sua vita viene stroncata dalla morte. La morte fisica di Silvia richiama la morte di ogni speranza che per l'io lirico sopravviene con l'apparir del vero: il poeta suggella la costante del suo pensiero, ovvero la Natura che inganna i suoi figli per poi abbandonarli alla disillusione. Come scrive Ugo Dotti:<br />
<br />
« Teresa Fattorini, trasfigurata in Silvia, è divenuta il simbolo eterno di questo duplice volto dell'esistenza, quello della promessa e quello del disinganno. Il Leopardi ha congiunto alla purezza e felicità di Teresa i pensieri della sventura e del dolore, ha annegato l'apparente conquista dell'Altrove nella dura verità del reale, ha distrutto l'immagine lieta con quella dell'aspra morte. »<br />
Anche Luigi Russo scrive:<br />
« Con il ricordo di Silvia, e del tacito e vaghissimo amore fantasticato per lei, il poeta ricrea tutta la indefinita bellezza delle speranze e dei sogni che nutrirono la sua giovinezza: ora di essi non resta più nulla di fronte al silenzio e alla desolazione che la vita ha diffuso nel suo animo. »<br />
Dunque il Leopardi, in questo aprile pisano, preso dal rinato fervore creativo e dalla nuova linfa poetica, nella sua mente si rivolge direttamente a lei chiamandola per nome e subito la riporta al mese di maggio quando lei viveva e godeva delle speranze del futuro.<br />
<br />
Nella quinta e sesta strofa si consuma la fine delle illusioni: Silvia, identificata ormai con la speranza, muore. Alle speranze giovanili si oppone una natura malvagia sulla quale il poeta fa ricadere la responsabilità dell'infelicità umana. La natura infatti dota l'uomo di immaginazione e di sogni, ma non gli fornisce i mezzi necessari a realizzare tali sogni, anzi lo fa andare incontro a dolori e avversità continue.<br />
<br />
Una certa consuetudine storica e romanzesca ha da sempre identificato Silvia in Teresa Fattorini figlia del cocchiere di casa Leopardi, nata nel 1797 e morta prematuramente a causa della tubercolosi nel 1818, poiché su di lei Leopardi scriveva nel giovanile abbozzo autobiografico Ricordi d'infanzia e di adolescenza, scritto tra maggio e marzo del 1819:<br />
« storia di Teresa da me poco conosciuta e interesse ch'io ne prendeva come di tutti i morti giovani in quello aspettar la morte per me »<br />
anche soffermandosi sui suoi ultimi dolorosi istanti di vita:<br />
<br />
« non ebbe neppure il bene di morire tranquillam. ma straziata da fieri dolori la poverina »<br />
Oggi però una certa critica è più propensa ad affermare che Silvia possa essere identificata storicamente in Maria Belardinelli, una giovane "tessitora" abitante vicino a casa Leopardi ed anche lei morta prematuramente, a ventisette anni, il 3 novembre del 1827.<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Nella Torre il silenzio era già alto. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Sussurravano i pioppi del Rio Salto.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>I cavalli normanni alle lor poste </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>frangean la biada con rumor di croste.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Là in fondo la cavalla era, selvaggia, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>nata tra i pini su la salsa spiaggia;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che nelle froge avea del mar gli spruzzi </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Con su la greppia un gomito, da essa </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>era mia madre; e le dicea sommessa:</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>“O cavallina, cavallina storna, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che portavi colui che non ritorna;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>tu capivi il suo cenno ed il suo detto! </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Egli ha lasciato un figlio giovinetto;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>il primo d’otto tra miei figli e figlie; </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e la sua mano non toccò mai briglie.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu che ti senti ai fianchi l’uragano, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>tu dài retta alla sua piccola mano.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu ch’hai nel cuore la marina brulla, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>20 tu dài retta alla sua voce fanciulla”.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>La cavalla volgea la scarna testa </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>verso mia madre, che dicea più mesta:</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>“O cavallina, cavallina storna, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che portavi colui che non ritorna;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>lo so, lo so, che tu l’amavi forte! </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Con lui c’eri tu sola e la sua morte.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>O nata in selve tra l’ondate e il vento, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>tu tenesti nel cuore il tuo spavento;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sentendo lasso nella bocca il morso, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>nel cuor veloce tu premesti il corso:</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>adagio seguitasti la tua via, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perché facesse in pace l’agonia...”</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>La scarna lunga testa era daccanto </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>al dolce viso di mia madre in pianto.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>“O cavallina, cavallina storna, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che portavi colui che non ritorna;</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>oh! due parole egli dové pur dire! </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>E tu capisci, ma non sai ridire.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu con le briglie sciolte tra le zampe, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>con negli orecchi l’eco degli scoppi, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>seguitasti la via tra gli alti pioppi:</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>lo riportavi tra il morir del sole, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perché udissimo noi le sue parole”.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Stava attenta la lunga testa fiera. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Mia madre l’abbracciò su la criniera</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>“O cavallina, cavallina storna, </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>portavi a casa sua chi non ritorna!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>a me, chi non ritornerà più mai! </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu fosti buona... Ma parlar non sai!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu non sai, poverina; altri non osa. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise: </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>esso t’è qui nelle pupille fise.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome. </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>E tu fa cenno. Dio t’insegni, come”.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Ora, i cavalli non frangean la biada: </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>dormian sognando il bianco della strada.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>La paglia non battean con l’unghie vuote: </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>dormian sognando il rullo delle ruote.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Mia madre alzò nel gran silenzio un dito: </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>disse un nome... Sonò alto un nitrito.</i></div>
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<i>GIOVANNI PASCOLI</i></div>
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La poesia "La Cavalla Storna", Giovanni Pascoli, l'ha scritta per il padre scomparso, rimasto ucciso in un modo poco chiaro: fu colpito da una fucilata mentre si trovava alla guida di un calesse, trainato appunto da una cavalla storna ("O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna"). Era il 10 agosto del 1867 e il poeta ricorderà questo triste evento nei versi scritti nel 1903 e raggruppati nei Canti di Castelvecchio. Aveva appena 11 anni quando il padre trovò la morte, forse per motivi politici o per questioni di lavoro.<br />
<br />
Il poeta rammenta la tragedia della sua famiglia, quando morì assassinato il padre.<br />
Ci presenta sua madre che si reca nelle stalle a trovare la cavalla storna che aveva riportato a casa il corpo del marito senza vita. La donna parla alla cavalla, come se potesse capirla; le chiede anzi di parlare, come se fosse un essere umano. Le dà una carezza sulla criniera e la cavalla volge il capo verso di lei, attenta, come se ascoltasse.<br />
La donna le parla come a un membro della famiglia, le ricorda l'affiatamento che aveva col suo padrone, le ricorda i figli piccoli rimasti orfani; poi vuole da lei una conferma. La famiglia Pascoli era convinta di sapere chi fosse l'autore del delitto, anche se la giustizia umana non era riuscita, o non aveva voluto trovarlo. La donna interroga la cavalla, che aveva compiuto la pietosa opera di riportare a casa il suo padrone morente, e le sussurra un nome, quel nome, il nome dell'assassino.<br />
Nel silenzio l'animale fa risuonare un alto nitrito, confermando i sospetti della donna e mostrandosi umanamente partecipe al dolore dei suoi padroni.<br />
<br />
La lirica è composta di strofe di due versi endecasillabi ciascuna, in rima baciata, e questa scelta metrica dà alla poesia un andamento ritmico quasi da filastrocca popolare. Per interrompere il ritmo monotono di questo tipo di versi, il poeta ha scelto di usare "un trucco" tipico della poesia: l'enjambement" ("scavalcamento"), che prolunga in quello successivo.<br />
<br />
All'interno del testo si parla de "La Torre", una grande tenuta, vicino San Mauro in Romagna, con una bellissima villa e una scuderia, dove all'epoca, avremmo potuto scorgere la famosa cavallina storna (ossia, dal manto nero e macchie bianche). L'amministratore de "La Torre" era Ruggero Pascoli, il papà di Giovanni.<br />
<br />
La sorella, di Giovanni, quando questi (il fratello) morì nel 1912, parlò della poesia e della sua protagonista, ricordando che la cavallina, sebbene di carattere ribelle e da poco domata, obbediva solo al padre ("tu capivi il suo cenno ed il suo detto!"); e quando costui morì, l'animale, come se si rendesse conto di quanto avvenuto, iniziò a farsi guidare dal fratello più grande, Giacomo.<br />
<br />
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-45836112729649196722016-10-08T13:44:00.002-07:002016-10-08T13:44:20.522-07:00LE QUATTRO STAGIONI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<br />
Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti grossi per violino di Antonio Vivaldi: Il cimento dell'armonia e dell'inventione.<br />
<br />
Uscirono dalle officine tipografiche dell'editore Michel-Charles Le Cène ad Amsterdam nel 1725, ma è lo stesso Vivaldi ad affermare, nella dedica al conte Morzin, che erano stati composti precedentemente: i diversi manoscritti ritrovati presentano alcune differenze che confermano quanto dichiarato dall'autore.<br />
<br />
"Il cimento", come la precedente raccolta di concerti L'estro armonico opera 3, si compone di 12 concerti. La differenza fra le due raccolte riflette l'evoluzione del gusto dei primi decenni del XVIII secolo: i concerti del "cimento", sono tutti di tipo solistico, invece nell'estro insieme a 4 concerti per violino solista vi sono 8 concerti grossi.<br />
<br />
Ciascun concerto de "Le quattro stagioni" si divide in tre movimenti, dei quali due, il primo e il terzo, sono in tempo di Allegro o Presto, mentre quello intermedio è caratterizzato da un tempo di Adagio o Largo, secondo uno schema che Vivaldi ha adottato per la maggior parte dei suoi concerti. Ogni concerto si riferisce ad una delle quattro stagioni: la "Primavera", l'"Estate", l'"Autunno" e l'"Inverno".<br />
<br />
L'organico di tutte le partiture consta di: violino solista, quartetto d'archi (violino primo e secondo, viola, violoncello) e basso continuo (clavicembalo o organo).<br />
<br />
Si tratta di un tipico esempio di musica a programma, cioè di composizioni a carattere prettamente descrittivo. Ad esempio, l'"Inverno" è dipinto spesso a tinte scure e tetre, al contrario l'"Estate" evoca l'oppressione del caldo, oppure una tempesta nel suo ultimo movimento. I quattro concerti grossi de Le quattro stagioni sono accompagnati da altrettanti sonetti descrittivi, scritti forse da un poeta anonimo o forse da Vivaldi stesso.<br />
<br />
La stagione è ciascuno dei periodi in cui è suddiviso l'anno solare. Esistono diversi modi di definire una stagione: quelli utilizzati più comunemente sono la suddivisione meteorologica e quella astronomica.<br />
<br />
Secondo la suddivisione astronomica una stagione è l'intervallo di tempo che intercorre tra un equinozio e un solstizio. Si distinguono quindi quattro stagioni: primavera, estate, autunno, inverno, ciascuna delle quali ha una durata costante di tre mesi l'una e ben definita nel corso dell'anno, indipendente dalla latitudine e dalla collocazione geografica.<br />
<br />
La suddivisione meteorologica, invece, tiene conto dei mutamenti climatici e ambientali che avvengono in un dato luogo nel corso dell'anno, e per questo non coincide quasi mai con la suddivisione astronomica delle stagioni. Nelle zone temperate si distinguono in genere quattro stagioni meteorologiche approssimativamente simili a quelle astronomiche, ma la loro durata a seconda della latitudine e del microclima locale indotto dalla geografia circostante. Nelle regioni polari generalmente si distinguono due sole stagioni (spesso denominate sole di mezzanotte e notte polare, oppure semplicemente estate e inverno) determinate dalla presenza o meno del sole sopra l'orizzonte. Infine nelle zone tropicali si preferisce suddividere l'anno in due parti, definendole stagione delle piogge e stagione secca (anche se spesso sono presenti anche una stagione calda e una fredda), determinate dai principali mutamenti climatici annuali che investono la regione.<br />
<br />
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<br />
<br />
Il fenomeno delle stagioni astronomiche, ovvero della diversa esposizione al calore e alla luce delle varie porzioni della Terra nell'arco di un anno, è causato dall'inclinazione della Terra sul proprio asse di rotazione. L'inclinazione dell'asse di rotazione della Terra determina il cambiamento delle stagioni andando a mutare l'angolo di incidenza dei raggi solari che raggiungono la superficie. Quando un emisfero si trova in inverno i raggi solari colpiscono la superficie con una maggiore inclinazione rispetto all'orizzonte; come conseguenza si ha un minore grado di irraggiamento, l'atmosfera e la superficie assorbono meno calore e tutto l'emisfero risulta più freddo. Viceversa, quando in un emisfero è estate, i raggi tendono al perpendicolo rispetto all'orizzonte e sia l'atmosfera sia la superficie assorbono maggior calore, con un conseguente aumento di temperatura. L'effetto delle stagioni è sempre più evidente a mano a mano che dall'equatore ci si sposta verso i poli perché, a causa della diversa inclinazione della superficie terrestre rispetto ai raggi solari, la differenza di calore assorbito tra la condizione di massimo irraggiamento e quella di minimo irraggiamento diventa sempre più grande con l'aumentare della latitudine. Il ciclo delle stagioni di un emisfero è l'opposto di quello dell'altro. Quando è estate nell'emisfero boreale è inverno nell'emisfero australe e quando è primavera nell'emisfero boreale è autunno nell'emisfero australe.<br />
<br />
L'inclinazione è di circa 23°27' rispetto alla perpendicolare al piano dell'eclittica. Se l'asse di rotazione fosse perfettamente perpendicolare al piano orbitale non esisterebbero le stagioni astronomiche, in quanto l'esposizione al calore e alla luce in una data porzione del pianeta sarebbe costante durante l'anno. L'equatore, con il sole perennemente allo zenit, avrebbe la massima insolazione, mentre i poli sarebbero sempre freddi, con il sole costantemente sulla linea dell'orizzonte; non si parlerebbe di tropici (le latitudini più vicine all'equatore in cui il sole può raggiungere lo zenit) e di circoli polari (le latitudini più vicine ai poli, in cui vi è almeno un giorno senza luce); il clima sarebbe di massima determinato solo dalla latitudine e non dal periodo dell'anno; la durata della notte sarebbe uguale a quello del dì in qualsiasi punto della Terra (in quanto non vi sarebbero solstizi, solo un perenne equinozio), eccezione fatta per i poli. Eventuali variazioni climatiche sarebbero dovute a spostamenti di masse d'aria dalle regioni a diversa temperatura, benché non si potrebbe definirle "stagioni meteorologiche" in senso stretto.<br />
<br />
A causa dell'inclinazione terrestre, l'emisfero boreale riceve il massimo dell'irraggiamento solare (in termini di calore) il giorno del solstizio d'estate mentre l'emisfero australe riceve il minimo irraggiamento solare nello stesso giorno e viceversa per il solstizio d'inverno. I solstizi però, nonostante rappresentino i massimi e i minimi in termini di irraggiamento solare, non coincidono, di solito, con il giorno più caldo o più freddo sulla Terra perché interviene l'azione termoregolatrice del mare che fa riscaldare o raffreddare più lentamente il pianeta, ritardando leggermente le varie stagioni grazie all'altissima capacità termica dell'acqua che costituisce il 70,8% della superficie terrestre.<br />
<br />
Inoltre essendo l'orbita terrestre ellittica (con eccentricità pari a 0,0167) con il Sole in uno dei suoi fuochi, durante l'anno la Terra passa da una distanza minima dal Sole (perielio) a una massima (afelio). Il perielio viene raggiunto approssimativamente all'inizio di gennaio, nell'inverno boreale; l'afelio è raggiunto all'inizio di luglio, nell'inverno australe. Questa situazione è destinata a cambiare nel corso dei prossimi millenni a causa della lenta precessione dell'orbita terrestre (precessione anomalistica), che compie un ciclo completo in 25.800 anni (cicli di Milankovic).<br />
<br />
La linea dei solstizi e quella degli equinozi a essa perpendicolare dividono l'ellisse dell'orbita terrestre in quattro zone, non identiche, corrispondenti alle stagioni astronomiche. Attualmente la linea dei solstizi forma un angolo di 10° con l'asse maggiore dell'ellisse ma, per il già citato fenomeno della precessione anomalistica la posizione di equinozi e solstizi lungo l'orbita terrestre è destinata a cambiare nel corso dei prossimi millenni. Per la Seconda Legge di Keplero la velocità areolare della Terra nella sua orbita attorno al Sole è costante, quindi significa che aree più grandi dell'ellisse sono coperte in tempi più lunghi. Siccome le quattro zone dell'ellisse comprese tra equinozi e solstizi non sono uguali, allora anche la durata della corrispondente stagione astronomica è differente:<br />
<br />
Primavera boreale - Autunno australe<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>92 giorni, 20 ore<br />
Estate boreale - Inverno australe<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>93 giorni, 15 ore<br />
Autunno boreale - Primavera australe<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>89 giorni, 19 ore<br />
Inverno boreale - Estate australe<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>89 giorni<br />
A seconda dell'anno la primavera boreale ha inizio il 20 o il 21 marzo (equinozio di primavera), l'estate boreale il 20 o il 21 giugno (solstizio d'estate), l'autunno boreale il 22 o il 23 settembre (equinozio d'autunno) e l'inverno boreale il 21 o il 22 dicembre (solstizio d'inverno).<br />
<br />
Si ha quindi che l'emisfero boreale beneficia di una maggiore durata dell'insolazione in primavera ed estate. Questo fenomeno è parzialmente compensato dal fatto che durante l'estate boreale la Terra si trova nel punto della sua orbita più lontano dal Sole (afelio), quindi l'irraggiamento complessivo ricevuto dal pianeta è leggermente minore rispetto al perielio, in cui è estate nell'emisfero australe. Tenendo conto dei due effetti si stima che l'emisfero Nord riceva circa il 7 per cento di insolazione in più rispetto all'emisfero Sud, godendo quindi di inverni leggermente meno freddi e di estati leggermente meno calde. Si osservi comunque che fenomeni climatici globali, tra i quali la maggiore estensione degli oceani nell'emisfero sud (che, cedendo calore durante l'inverno rendono gli inverni meno freddi e le estati meno torride) e lo scambio di calore dall'equatore ai poli contribuiscono non poco a mitigare la differenza nelle escursioni climatiche tra i due emisferi indotta dal diverso tasso di insolazione.<br />
<br />
Di norma, per convenzione meteorologica, alle medie latitudini temperate le stagioni meteorologiche (autunno, inverno, primavera, estate) sono sfasate in anticipo di circa 21-23 giorni rispetto a solstizi ed equinozi, mantenendo immutata la loro durata tipica di tre mesi. Così, l'inverno ha inizio il 1º dicembre e termina il 28-29 febbraio anziché cominciare il 21 dicembre e terminare il 21 marzo, la primavera è compresa nell'arco temporale che va dal 1º marzo al 31 maggio anziché dal 21 marzo al 21 giugno, l'estate va dal 1º giugno al 31 agosto anziché dal 21 giugno al 23 settembre, infine l'autunno è compreso nell'arco che va dal 1º settembre al 30 novembre anziché dal 23 settembre al 21 dicembre. La ragione di questa diversità tra stagioni meteorologiche e astronomiche sta nell'assestamento in regime di diversità che circolazione atmosferica e radiazione solare hanno statisticamente in corrispondenza di detti periodi, al punto da identificarli con le stagioni. Con questa suddivisione infatti i mesi statisticamente più freddi, più caldi e intermedi sono proprio quelli identificati da tali periodi, con i mesi a medie termiche estreme (solitamente gennaio e luglio) che vengono a cadere nel mezzo ovvero come mese centrale della rispettiva stagione meteorologica.<br />
Un anno è diviso in quattro stagioni, ognuna delle quali, meteorologicamente parlando, comprende tre mesi interi. Esse sono dovute interamente al modo in cui l'asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell'orbita, detto eclittica. L'inclinazione dell'asse terrestre è di 23°27' dalla perpendicolare al piano dell’eclittica e resta fissa nello spazio durante il viaggio della Terra attorno al Sole. Questa inclinazione è la causa delle variazioni che avvengono, mese per mese, nella quantità solare che raggiunge ciascuna parte della Terra, quindi della variazione nella durata del periodo di luce diurna nel corso dell'anno alle varie latitudini e dell'andamento stagionale del tempo.<br />
<br />
Ogni anno le zone situate vicino ai poli hanno almeno un periodo completo di 24 ore di oscurità ed uno di 24 ore di luce; inoltre si hanno sei mesi di luce ed altri sei dove il Sole non sorge mai ma c'è un continuo crepuscolo. Così ai poli si avranno solo due stagioni: quella estiva, che dura solo da meta giugno a metà agosto, e quella invernale. Comunque, soprattutto alle più alte latitudini, anche d'estate, la temperatura rimane sempre sotto ai -10°c anche se nelle latitudini più basse la temperatura può superare di poco gli 0°c. La primavera e l'autunno qui non esistono.<br />
<br />
L'inclinazione di 23°27' spiega anche la posizione dei tropici - il Tropico del Cancro a 23°27' N e il Tropico del Capricorno a 23°27' S. Qui il Sole è sulla verticale a mezzodì dei solstizi, 21-22 giugno e 22-23 dicembre, quando il calore solare ha la massima intensità, rispettivamente nell'emisfero nord e sud.<br />
<br />
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Il termine picchetto ha origine antica, indicando inizialmente le sentinelle di guardia alle mura cittadine, o un piccolo gruppo di soldati a cavallo (di solito dragoni) tenuto pronto a intervenire in caso di attacco nemico contro truppe in sosta o accampate; in ambito anglosassone, è usato almeno dal 1761.</div>
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Le truppe impegnate in servizio di picchetto sono generalmente schierate in formazione aperta, con gli uomini ben distanziati tra di loro ("linea di picchetto"); il termine è anche usato per indicare un piccolo distaccamento di militari impegnato in funzione di guardia d'onore, soprattutto quando si tratta di rendere gli onori a una certa personalità ("picchetto d'onore").</div>
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Far parte di una Forza Armata, per buona parte dei militari non è solo un lavoro, ma l'appartenenza viene vissuta come una missione "essere al servizio della nazione per la nazione" e rappresenta per il militare un vero e proprio stile di vita.</div>
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Da sempre il matrimonio in divisa è stato visto da tutti come un matrimonio estremamente elegante e raffinato e avere il privilegio di poter avere al momento dell'uscita della chiesa, il picchetto d'onore e passare sotto il ponte di sciabole ha fatto sognare tantissime donne, associando il matrimonio in divisa ad un matrimonio in stile principesco.</div>
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Ma decidere di sposarsi in divisa indossando l'Alta Uniforme per un militare non rappresenta un aspetto folcloristico ma ha dei significati molto più profondi e importanti, in quanto per un militare indossare la divisa, vuol essere un modo per dare considerazione all'arma di appartenenza, onorandola nel giorno delle nozze, il giorno più bello della propria vita.</div>
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Decidere di sposarsi in divisa vuol dire tenere anche un comportamento adeguato in rispetto della divisa che si indossa.</div>
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Durante tutta la cerimonia, lo sposo dovrà deporre guanti, sciabola e cappello, che lascerà a lato per tutta la durata della funzione fino al momento del picchetto d’onore. A fine cerimonia, infatti, la tradizione vuole che gli sposi passino sotto il ponte di spade. Un’usanza molto scenografica e densa di significati...</div>
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Il picchetto d’onore è un composto da un drappello di amici in armi che rendono onore alle personalità di spicco della giornata: gli sposi. Prima che questi ultimi escano dalla chiesa, tutto il picchetto si dispone con le sciabole sguainate in posizione di riposo.</div>
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Appena gli sposi si avvicinano all’uscita, alle parole del comandante del picchetto “picchetto attenti” e “onore agli sposi”, le sciabole si alzano a formare il fatidico ponte di sciabole, sotto cui dovrà passare la coppia: questo gesto indica che i due sposi hanno appena attraversato una fase di passaggio che li ha portati ad approdare alla sicurezza della vita matrimoniale.</div>
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Una volta che gli sposi si troveranno sotto il ponte di sciabole, il primo e l'ultimo componente del picchetto d'onore chiuderà con la sciabola gli sposi sotto il ponte e per liberarsi (simbologicamente gli sposi dovranno darsi un bacio. Un mix di tradizione e portafortuna non gusta mai.</div>
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.com/" target="_blank"><img border="0" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUQRDmmdI1OF_pJlkXOBKw1_LU2vQgd_dz241ZpLAkfMKSrNZNeb7QIFB_iHSk0Q-56syInB7nTOsRaOorYAdDwc42mpvPbRrgFa27e6_d4Ob1qn021o59-qNiQkIbOWiw1xboEu0wBzA/s400/lava.jpg" width="400" /></a></div>
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Secondo le leggende tutti gli animali sarebbero in grado di fornire indicazioni sul tempo e sulla situazione meteorologica.<br />
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Quando si avvicina il temporale l’aria tende a divenire umida prima dell’arrivo della pioggia ed è proprio la presenza di maggiore umidità che scioglie le articolazioni del gatto, permettendogli di spingere le sue zampe più indietro del solito e di riuscire a giungere fin dietro le orecchie.<br />
<br />
Inoltre l’approssimarsi di un temporale fa sprigionare l’elettricità statica ed il mantello del gatto tende a divenire elettrizzato. Questa situazione eccita il gatto, spingendolo a comportamenti più vivaci del solito: non è raro infatti vedere un gatto farsi le unghie con maggior vigore, impegnarsi in forsennate corse per la casa o decidere una scalata sulle tende poco prima di un temporale.<br />
<br />
In Francia e in Italia, un sicuro segno di pioggia è quando il micio si passa la zampa dietro l’orecchio, quando resta vicino alla finestra o se si lava più del solito; se invece volta la schiena al fuoco vuol dire che presto arriverà una nevicata. Meno complicati i gatti cinesi che per annunciare l’arrivo della pioggia si limitano ad ammiccare gli occhi, mentre quelli scozzesi avvertono raspando lo spigolo di un tavolo; fate attenzione se vedete correre senza motivo un gatto in Danimarca: significa che presto arriverà il cattivo tempo.<br />
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<br />
<br />
Per i marinai il gatto è meglio di un satellite meteorologico: se gioca con un vestito significa che sta per arrivare una tempesta, se dorme con la testa appoggiata sulle zampe, la navigazione sarà tranquilla; se il gatto gratta il pavimento, vuol dire che arriverà il vento e per capire in quale direzione soffierà, basta osservare dove il micio volge lo sguardo durante questa operazione.<br />
<br />
Proverbiale è l'odio del gatto per l'acqua ed è forse per questo che in molte civiltà il nostro piccolo felino è stato messo in rapporto con la siccità.<br />
In Cambogia è ancora oggi in uso una strana danza della pioggia: un gatto viene catturato e portato all'interno di una casa dentro una gabbia; ogni abitante della zona che invochi l'arrivo della pioggia entra ed annaffia abbondantemente il povero micio, che con le sue urla commuoverà la dea Indra e la convincerà ad elargire sul territorio un abbondante acquazzone.<br />
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<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.com/" target="_blank"><img border="0" height="346" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhluFC7thsslrgpxY8fxcC4InySq9XfFchbs-lCy_RPaAemNjigzr8MvUhEANGDbeyQMpujXmWLJo5i0OOwTecxiHsSikTmj-BjjIBUss1iloxuhyphenhyphenxx4rSFeXQD6x-9esWW0ReVpJ-OhmM/s400/ercole.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Eracle (Ercole presso i Romani) gode della doppia natura, terrena e celeste. Figlio di Zeus e di Alcmena moglie di Anfitrione. La moglie ufficiale di Zeus, Hera, volle vendicarsi dell’infedeltà del marito, mandando alla culla del neonato due grossi serpenti marini che avrebbero dovuto ucciderlo. Ma già pochi mesi dopo la nascita, Eracle aveva una forza eccezionale e così strozzò i due serpenti.<br />
Istruito nell’arte della guerra e del combattimento, si dette anche alla musica, nonostante che in questa disciplina il futuro eroe non apparisse molto portato, ricevendo spesso rimproveri dal suo maestro. Proprio in seguito a una punizione che questi gli inflisse, Eracle in un’accesso d’ira, lo uccise; allora Anfitrione, che esercitava su di lui la patria potestà, lo mandò lontano da Tebe a espiare. Eracle rimase sul monte Citerone fra i pastori fino ai diciotto anni.<br />
Ormai uscito dalla fanciullezza, Eracle diede ulteriormente prova della sua indole liberando Tebe dal tributo di cento buoi, imposto annualmente dal re d’Orcomeno. In seguito a ciò, il re Creonte diede in sposa la figlia Megara all’eroe, ma Eracle, in un ennesimo eccesso di rabbia causato da Hera, si macchiò di un altro orrendo delitto: gettò nel fuoco i suoi tre figli, più altri due che Megara aveva avuto in precedenza. Fu così che, per volontà di Pizia, sacerdotessa di Apollo, egli dovette andare esule presso il re Euristeo di Tirinto, che gli impose una serie di prove da affrontare per espiare la sua colpa. Sono le dodici famose fatiche, che Eracle/Ercole riuscirà a portare a termine.<br />
<br />
Le dodici fatiche di Eracle, poi Ercole nella mitologia romana, sono una serie di episodi della mitologia greca, riuniti a posteriori in un unico racconto, che riguardano le imprese compiute dall'eroe Eracle per espiare il fatto di essersi reso colpevole della morte della sua famiglia. Secondo un'ipotesi, il ciclo delle dodici fatiche sarebbe stato per la prima volta fissato in un poema andato perduto, l'Eracleia, scritto attorno al 600 a.C. da Pisandro di Rodi. Attualmente le fatiche di Eracle non sono presenti tutte insieme in un singolo testo, ma si deve raccoglierle da fonti diverse.<br />
<br />
Nelle metope del Tempio di Zeus ad Olimpia, che risalgono al 450 a.C. circa, si trova una famosa rappresentazione scultorea delle Fatiche: potrebbe essere stato proprio il numero di queste metope, 12 appunto, ad aver fin dai tempi antichi indotto a fissare a questa cifra il tradizionale numero delle imprese.<br />
<br />
Teseo e Zeus, dopo aver reso Alcmena incinta di Eracle, proclamano che il primo bambino da allora in poi nato dalla stirpe di Perseo, sarebbe diventato re di Tirinto e di Micene. La moglie di Zeus Era però, sentito questo, fece in modo di anticipare di due mesi la nascita di Euristeo, appartenente appunto alla stirpe di Perseo, mentre quella di Eracle fu ritardata di tre. Venuto a sapere quanto era successo, Zeus andò su tutte le furie, tuttavia il suo avventato proclama rimase valido.<br />
<br />
Anni dopo, mentre si trova in preda ad un attacco di follia provocatogli da Era, Eracle uccide sua moglie e i suoi figli. Ritornato padrone di sé e rendendosi conto di ciò che ha fatto, decide di ritirarsi a vivere in solitudine in un territorio disabitato. Rintracciato dal cugino Teseo, viene convinto a recarsi dall'Oracolo di Delfi; lì la Pizia gli dice che, per espiare la sua colpa, deve recarsi a Tirinto al fine di servire Euristeo per dodici anni compiendo una serie di imprese, le quali sarebbero state stabilite proprio da costui. Euristeo però, problematicamente, è l'uomo che rubò ad Eracle i diritti di sovranità e che, di conseguenza, egli odia più di ogni altro. Come compenso per il completamento delle fatiche, ad Eracle sarebbe stata poi concessa l'immortalità.<br />
<br />
Durante le sue fatiche, Eracle viene spesso accompagnato da un giovane compagno (un Eromenos) che secondo alcuni si chiama Licinio, secondo altri invece è il nipote Iolao. Sebbene dovesse originariamente compiere soltanto dieci imprese, è costretto a causa di questo compagno a cimentarsi anche in altre due, infatti Euristeo non giudica valida l'uccisione dell'Idra perché il compagno l'ha aiutato, né l'episodio delle stalle di Augia perché questi ha percepito un compenso.L'ordine tradizionale delle fatiche è riportato dallo Pseudo-Apollodoro (2, 5, 1-12):<br />
<br />
uccidere l'invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;<br />
uccidere l'immortale Idra di Lerna;<br />
catturare la cerva di Cerinea;<br />
catturare il cinghiale di Erimanto;<br />
ripulire in un giorno le stalle di Augia;<br />
disperdere gli uccelli del lago Stinfalo;<br />
catturare il toro di Creta;<br />
rubare le cavalle di Diomede;<br />
impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni;<br />
rubare i buoi di Gerione;<br />
rubare i pomi d'oro del giardino delle Esperidi;<br />
portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.<br />
<br />
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<br />
Il leone Nemeo è un mostro invulnerabile, inviato a Nemea da Era per distruggere Eracle. Nacque vicino a Nemea, nell'Argolide e si insediò in una grotta con due uscite. La sua pelle non poteva essere trapassata, né bucata o scalfita da nessun tipo di arma, era indistruttibile;zanne ed artigli erano dure quanto il metallo. Il temibile leone era dunque una belva invulnerabile. L'unico punto debole era la bocca.Era un vero flagello per il popolo di Nemea, poiché attaccava uomini e greggi, facendo razzie. Per terrore dei suoi ruggiti, la gente aveva smesso di lavorare e la popolazione veniva divorata dal felino.<br />
Fu sconfitto da Eracle, nella prima delle dodici fatiche. Giunto a Nemea, messosi in caccia del leone, Eracle lo cercò a lungo, ma ovunque trovava solo campi disseminati di cadaveri degli uomini uccisi dal leone. Finché un tremendo ruggito scosse la foresta. Il leone aveva trovato Eracle e si preparava a sbranarlo. Eracle prese in mano l'arco e lo colpì con tutte le sue frecce, ma tutte si limitarono a rimbalzare sulla fitta pelliccia dell'invulnerabile animale. Il leone lo attaccò, menando fendenti con i suoi artigli e distrusse l'armatura dell'eroe che fu costretto a battersi nudo. Il leone ferì Eracle al petto con una zampata. Eracle usò la spada, che però si piegò inutilmente. Allora afferrò la clava e vibrò un colpo così forte che la clava si spezzò in mille pezzi e in mano gli rimase un inutile moncone, ma il leone non era nemmeno ammaccato. Tornò dentro la sua caverna, ma non per dolore, per via delle orecchie che ronzavano, Eracle lo inseguì e qui ingaggiò battaglia. Nel terribile duello corpo a corpo, il leone strappò un dito a Eracle, ma alla fine l'eroe afferrò il leone per la testa e la folta criniera e il leone si accasciò a terra sconfitto, strangolato. Eracle se lo caricò in spalla in segno di trionfo e lo portò a Micene, dove terrorizzò Euristeo, che gli ordinò di riportarlo indietro. Eracle così fece.Alla morte, il leone Nemeo fu posto da Zeus tra i segni dello zodiaco, dove formò la costellazione del leone.<br />
<br />
Il mito narra che l'Idra, che viveva nei pressi di Lerna, fu ucciso da Ercole durante la seconda delle sue fatiche. Non fu un'impresa facile: trovò l'orrenda belva mentre digeriva il suo pasto nella caverna e le tagliò tutte le teste. Per non cadere preda del suo fiato tremendo Ercole trattenne il respiro. Scoprì però che dal moncherino di ogni testa tagliata ne spuntavano istantaneamente altre due. Ebbe quindi un'illuminazione, e chiese aiuto al nipote Iolao: mentre Ercole tagliava le teste, Iolao dava fuoco al sangue della ferita, cicatrizzandola in modo che le teste non potessero ricrescere. L'ultima testa tuttavia era immortale e non servì nemmeno il suo nuovo stratagemma. Allora seppellì la testa e il corpo sotto un masso enorme.Ercole bagnò la punta delle frecce nel sangue dell'idra, altamente velenoso, per rendere le ferite inflitte da esse inguaribili. Un'accidentale puntura con una di tali frecce provocò atroci sofferenze a Chirone, centauro amico e insegnante di Ercole, che essendo immortale non poteva morire e, per porre fine al tormento, donò la propria immortalità a Prometeo.<br />
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Euristeo, stupito per l'eccezionale valore di Eracle, decise di affidargli una terza impresa. Nei pressi della regione di Cerinea viveva una splendida cerva, sacra ad Artemide, dalle corna d'oro e dagli zoccoli di bronzo (o argento, secondo altre versioni) che fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo così in un paese dal quale non avrebbe più fatto ritorno. Eracle non poteva assolutamente ucciderla, poiché essa era una cerva sacra, e quindi l'eroe si limitò a inseguirla. La frenetica corsa durò circa un anno, sconfitto in ogni tentativo di raggiungerla, non gli rimase altra scelta che ferire leggermente l'agile cerva con un dardo, e caricarsela sulle spalle per riportarla in patria. Lungo la strada del ritorno incappò in Artemide, infuriata con lui per aver ferito una bestia a lei sacra: ma l'eroe riuscì a placare le sue ire, ed ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Dopodiché al leggiadro animale venne permesso di tornare a correre libero nelle foreste.<br />
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Nella Mitologia greca, il Cinghiale di Erimanto era un poderoso e ferocissimo cinghiale che viveva sul monte Erimànto e che terrorizzava tutta la regione: Eracle lo catturò vivo e lo portò ad Euristeo che per la paura si nascose in una botte. La sua cattura fu la quarta delle Dodici fatiche di Eracle.<br />
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Nella mitologia greca gli uccelli del lago Stinfalo erano uccelli mostruosi, con penne, becco ed artigli di bronzo. Essi si nutrivano di carne umana e catturavano le loro vittime trafiggendole con le loro penne di bronzo che fungevano da dardi. Avevano inoltre un finissimo senso dell'udito cosa che Eracle sfruttò per sconfiggerli.La caccia agli uccelli del lago Stinfalo costituì la quinta delle dodici fatiche di Eracle. Secondo il mito, Eracle fece alzare in volo gli uccelli disturbandoli con dei potentissimi sonagli di bronzo e uccidendone una buona parte con delle frecce avvelenate con il sangue dell'Idra di Lerna. Gli uccelli sopravvissuti volarono via per sempre.<br />
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Augìa è un personaggio della mitologia greca. Era il re dell'Elide, nel Peloponneso; alcuni autori lo indicano come figlio di Elio.<br />
Augia aveva ricevuto dal padre Elio moltissimo bestiame. Grazie all'origine divina, gli armenti erano immuni dalle malattie, pertanto crescevano indefinitamente. Augia non puliva mai le stalle e le scuderie, tanto che il letame che continuava ad accumularsi creava seri problemi nei dintorni; allo stesso tempo il cielo era oscurato dagli sciami di mosche attirate dalla sporcizia. La sesta impresa delle fatiche di Eracle consistette nella pulizia delle stalle in un solo giorno, su ordine di Euristeo. Eracle propose al re Augia che avrebbe ripulito lo sterco dalle sue enormi stalle prima del calar del sole. In cambio gli chiese un decimo di tutto il suo bestiame. Il re incredulo accettò la scommessa e i due giurarono sul loro accordo. Allora Eracle aprì due brecce nei muri delle stalle, e deviò il corso dei vicini fiumi Alfeo e Peneo e le acque impetuose invasero le enormi stalle e i cortili spazzando via lo sterco fino alle valli del pascolo. Così Eracle compì la sua sesta Fatica ripulendo l'intera terra dell'Elide senza nemmeno sporcarsi. Allora Eracle chiese al re Augia la ricompensa promessa, ma questi rifiutò sostenendo di essere stato da lui ingannato: non Eracle bensì i fiumi avevano ripulito dallo sterco il suo regno. Eracle chiese che la controversia fosse sottoposta a giudizio che però fu a suo svantaggio e venne scacciato dall'Elide. Infine Euristeo non considerò valida la fatica poiché Eracle ne avrebbe ricevuto un compenso.Secondo un'altra versione, la lite che seguì alla mancata ricompensa per il lavoro svolto portò alla guerra: Eracle vinse e Augia fu ucciso.<br />
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Il Toro di Creta era un mostro taurino della mitologia greca. Aveva l'aspetto di un toro di grandi dimensioni, e possedeva la capacità di soffiare fuoco dalle narici. Il Minotauro nacque da questo e da Pasifae.La cattura del Toro di Creta fu la settima delle dodici fatiche di Eracle. Il mitico re di Creta, Minosse, concesse senza problemi all'eroe di portar via il feroce animale, dato che aveva creato problemi a Creta. Eracle riuscì a catturarlo vivo soffocandolo con le mani, e lo portò con sé ad Atene. Qui Euristeo avrebbe voluto sacrificare l'animale ad Era, che odiava Eracle. Costei rifiutò perciò il sacrificio, per non riconoscere la gloria di Eracle. Il toro fu quindi lasciato libero di vagare, finché si fermò a Maratona, diventando noto come "toro di Maratona".<br />
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Nella mitologia greca le "cavalle di Diomede" o "cavalle della Tracia" erano quattro feroci giumente che si nutrivano di carne umana. Bestie splendide e incontrollabili, appartenevano al gigante Diomede, re della Tracia, figlio di Ares e Cirene, che viveva sulle rive del Mar Nero. Si diceva che le giumente si nutrissero della carne dei soldati caduti in battaglia, e che quando non era in guerra Diomede avesse risolto il problema dando ogni giorno una grande festa nel suo palazzo per poi uccidere i suoi ospiti, dandoli in pasto ai feroci animali. La leggenda volle poi che Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, fosse un discendente di tali cavalle.<br />
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Nella mitologia greca, Ippolita era la regina delle Amazzoni. Viene menzionata nel mito delle dodici fatiche di Eracle; la nona impresa dell'eroe consisteva infatti nell'impossessarsi della cintura di Ippolita.Secondo alcuni mitografi, Ippolita corrisponderebbe alla regina delle amazzoni, le famose guerriere a cavallo che vivevano attorno al mar nero. Ercole la fece prigioniera, le tolse il cinturone che la rendeva fortissima e lo portò ad Euristeo; secondo altre versioni sposò Teseo e fu la madre di Ippolito.Il personaggio di Ippolita è stato inoltre utilizzato da William Moulton Marston per la scrittura del suo fumetto più famoso, Wonder Woman. Infatti, Ippolita è la madre di Wonder Woman la quale nacque grazie al dono della dea Afrodite, alla quale la regina delle amazzoni si era rivolta per soddisfare il suo desiderio di maternità.<br />
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Gerione è una figura della mitologia greca, figlio di Crisaore e di Calliroe, e fratello di Echidna. Era un fortissimo gigante con tre teste, tre busti e due sole braccia, proprietario d'un regno esteso fino ai confini della mitica Tartesso. Possedeva dei bellissimi buoi e Euristeo ordinò a Eracle di catturarlo. Eracle partì e vide la barca dorata di Helios e se la fece dare in prestito. Arrivò nell'isola di Gerione e uccidendo il mostro si prese i buoi. Era arrabbiata mandò uno sciame di mosche a uccidere i buoi ma Eracle affrontò pure loro e vinse.<br />
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Il Giardino delle Esperidi è un luogo leggendario della mitologia greca. Nel Giardino cresceva un albero di pomi d'oro. Esso era custodito dal drago Ladone e dalle tre esperidi (Egle, Erizia ed Esperaretusa), figlie del titano Atlante. Nella sua undicesima fatica, Eracle si offrì di reggere il cielo al posto di Atlante purché egli gli portasse i frutti. Successivamente Atlante tornò da Eracle, ma ora che aveva apprezzato la libertà dal dovere di sostenere il cielo, disse ad Eracle che non avrebbe più voluto riprenderlo. Eracle, essendo stato giocato, decise di usare l'astuzia: disse che, se avesse dovuto reggere il cielo per mille anni (come aveva fatto il titano), si sarebbe dovuto sistemare meglio il carico sulle spalle e chiese quindi ad Atlante di reggergli il fardello per un momento. Egli ingenuamente accettò (lasciando a terra le mele rubate) e cadendo nel tranello di Eracle il quale legò il titano e, una volta prese le mele, fulmineo corse a consegnarle a Euristeo.<br />
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Nell'ultima e più dura delle sue dodici fatiche, Eracle è costretto a combatterlo e sconfiggerlo per portarlo a Micene da Euristeo. L'eroe non lo uccide, ma dimostra di averlo sconfitto in combattimento. Dopo aver ottenuto da Ade il permesso di portarlo via (a condizione di combatterlo da solo e senza armi) Eracle lo affronta e arriva quasi a strangolarlo, lottando con lui tutto il tragitto. Dopo di che, lo riporta nell'Ade perché riprenda a farne la guardia.<br />
<br />
Oramai Eracle, dopo aver compiuto felicemente tutte le prove alle quali era stato sottoposto, era libero di andarsene dove voleva. Per sua natura era però inevitabile che si imbattesse in numerose altre avventure. E così: per vendicare un’ingiuria avuta da Ifito, Eracle lo getta dalle mura di Tirinto. Per espiare questo nuovo delitto, Eracle viene condannato dall’oracolo a un anno di schiavitù presso la regina Onfale di Lidia, la quale fa di lui il suo zimbello. Ma, riacquistata la libertà, l’eroe libera la bellissima Deianira dalle ingrate nozze col mostro Acheloo, la sposa e poi parte con lei per nuove imprese. Giungono sulle rive di un fiume in piena. Il centauro Nesso si offre di traghettarli, ma quando ha la bella Deianira in groppa, tenta di rapirla; Eracle uccide il centauro con una delle sue frecce avvelenate. Nesso, morente, per vendicarsi, induce Deianira a inzuppare una tunica nel suo sangue per farla indossare a Eracle, il quale, appena indossatola, sente bruciare le vene: si prepara un rogo, gli dà fuoco, vi sale sopra e scompare tra le fiamme. Ma un carro mandato da Zeus, trasporta l’eroe sull’Olimpo, dove Eracle si riconcilia con Hera e sposa la figlia di lei, Ebe.<br />
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Alle sovrumane imprese di Ercole, spesso compiute con un atteggiamento di sfida alla morte, si può attribuire anche un significato filosofico, morale e allegorico che supera quello immediato di semplice narrazione di gesta eroiche: la figura di Eracle rappresenta una tradizione di mistica interiore e le Fatiche possono essere tranquillamente interpretate come una sorta di cammino spirituale. Le ultime tre Fatiche di Ercole sono generalmente interpretate come una metafora della morte. Ercole è l'unico eroe greco al quale non sia stato attribuito un luogo di sepoltura, e i sacrifici e le libagioni ctonie in suo onore venivano celebrati contemporaneamente in tutte le località. Alcuni studiosi di recente hanno sostenuto l'ipotesi per cui le dodici fatiche di Ercole (Eracle) siano state assimilate ai dodici segni dello zodiaco, anche se in alcuni casi è difficile vederne una analogia.<br />
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La ricerca di una possibile localizzazione geografica dei luoghi in cui le Fatiche vengono portate a termine, porta a concludere che la maggior parte di esse si svolga nel territorio dell'Arcadia o, comunque, siano in relazione con esso.<br />
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-303073516278301433.post-77766660621903861772016-08-26T08:06:00.002-07:002016-08-26T08:06:40.577-07:00VA PENSIERO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://carnaval-fantasias.blogspot.com/" target="_blank"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlJBEoXDfpOC3C3de-u53Qyh7aqerGzzYyaMwqcsVde2TF9QvB8uRCMe4WavVoCm7nAR0cul-Lf7s1XJqD_Mnuh679JfrHtGCxJOSVCqEGCFpAgLrKgjREA7UQwmsqE1hOQzopMJvEvUk/s400/va.jpg" width="400" /></a></div>
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<i>Va, pensiero, sull'ali dorate;</i></div>
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<i>Va, ti posa sui clivi, sui colli,</i></div>
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<i>Ove olezzano tepide e molli</i></div>
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<i>L'aure dolci del suolo natal!</i></div>
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<i>Del Giordano le rive saluta,</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Di Sïonne le torri atterrate...</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Oh mia patria sì bella e perduta!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Oh membranza sì cara e fatal!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Arpa d'or dei fatidici vati,</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Perché muta dal salice pendi?</i></div>
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<i>Le memorie nel petto raccendi,</i></div>
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<i>Ci favella del tempo che fu!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>O simile di Solima ai fati</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Traggi un suono di crudo lamento,</i></div>
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<i>O t'ispiri il Signore un concento</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Che ne infonda al patire virtù! (×4 volte)</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
Nabucco è una celebre opera di Giuseppe Verdi. E’ stata presentata, per la prima volta, al Teatro alla Scala di Milano, il 9 marzo 1842.<br />
Quest’opera parla della prigionia degli ebrei e della loro oppressione, ma questa oppressione era la stessa che Verdi vedeva per gli italiani prima dell’unificazione.<br />
<br />
Gli Ebrei a Gerusalemme si lamentano per il loro destino perché sono stati sconfitti da Nabucco, il re di Babilonia.<br />
Zaccaria è pontenfice di Gerusalemme e cerca di sollevare l’umore degli Ebrei. Fenena, figlia di Nabucco, viene catturata e Ismaele, nipote del re di Gerusalemme, la controlla.<br />
Fenena, però, è innamorata di Ismaele e anche lui di lei e cercano di fuggire insieme. Arriva in quel momento Abigaille, l’altra figlia di Nabucco e anche lei innamorata di Ismaele, e quando scopre la loro fuga minaccia Fenena.<br />
Fenena diventa governatrice della città di Gerusalemme e si converte all’ebraismo liberando tutti gli schiavi ebrei. Abigaille entra con la forza in Gerusalemme con un piccolo esercito. Ma arriva anche Nabucco che riprende la corona e maledice il Dio degli Ebrei. Appena dice queste parole viene però fulminato e cade a terra.<br />
Abigaille prende la corona, si dichiara nuova regina e condanna a morte tutti gli Ebrei.<br />
Nabucco sa che così morirà anche sua figlia Fenena e si converte anche lui all’ebraismo pregando Dio di aiutarlo. Una parte dell’esercito quando vede che Nabbuco sta di nuovo bene lo aiuta contro Abigaille.<br />
<br />
Nabucco riprende la corona e Abigaille si avvelena chiedendo perdono. Zaccaria predice che Nabucco governerà su tutti i popoli della terra.<br />
<br />
Il libretto dell'opera Nabucco, che all'inizio e per due anni, si intitolava "Nabuccodonosor", venne scritta da Temistocle Solera che l'aveva liberamente tratto dall'omonimo dramma di Anicet-Bourgeois e Francis Cornue, andato in scena nel 1836 a Parigi, e dall'omonimo balletto che il coreografo Antonio Cortesi ne aveva ricavato per la Scala di Milano.<br />
<br />
Il libretto, all'inizio, venne respinto da Giuseppe Verdi che stava vivendo i peggiori anni della sua vita e che era sul punto di abbandonare la musica.<br />
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Nel 1836 il giovane compositore aveva sposato Margherita, la figlia del suo protettore e mecenate Antonio Barozzi. nel 1837 era diventato papà della piccola Virginia, l'anno dopo era nato l'atteso erede maschio che venne chiamato con l'impegnativo nome di Icilio.<br />
<br />
Un destino funesto si accanì presto sulla famiglia Verdi: a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, morirono la bambina, il maschietto ed alla fine anche la moglie Margherita, lasciando il povero compositore alle prese con "Un giorno di regno", che, massimo dell'ironia, era un'opera buffa che naturalmente si rivelò un insuccesso.<br />
<br />
Sostenuto dal suocero e dal suo impresario, Verdi alla fine accettò di mettere in musica il Nabuccodonosor, il primo grande successo del compositore che, messo in scena il 9 marzo del 1842, contò sessantacinque repliche nello stesso anno.<br />
<br />
Il Nabucco rappresentato in innumerevoli teatri italiani e stranieri è ancora un'opera fra le più rappresentate anche se presenta molte difficoltà per gli interpreti.<br />
<br />
Il librettista Temistocle Solera divise l'opera in quattro parti, ognuna con un titolo, come i capitoli di un romanzo.<br />
<br />
Le principali particolarità lessicali di Va pensiero riguardano la presenza di termini aulici, come voleva la prassi di prosa e poesia ottocentesca. In particolare: clivi, olezzano, membranza, favella, fatidici, traggi, concento, nonché i nomi propri Sionne e Solima, dove Sionne indica la fortezza di Gerusalemme, situata sul monte Sion, mentre Solima deriva dall'antica denominazione greca della città, anche se c'è un'opinione minoritaria che sostiene che "Solima" sia una forma poetica di "Shlomo", cioè Salomone, ai cui fati (cioè profezie, Salomone era il "re saggio" per eccellenza) si farebbe riferimento.<br />
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Lo stile elevato corrisponde non solo ad una scelta lessicale classica, di sapore latino, ma è tesa anche a rispettare la prosodia, la lunghezza dei versi e le rime, che contrassegnano la composizione.<br />
<br />
L'inno sembra costruito specularmente: i primi quattro versi (1-4) e gli ultimi quattro (13-16) sono raccolti in una frase unica, mentre le quartine centrali (vv. 5-7 e 11-12) sono composte da più proposizioni esclamative o interrogative retoriche.<br />
<br />
Come inno, genere di lunga tradizione, il componimento deve rispettare una struttura metrica ben nota nella letteratura italiana ed europea. Si tratta di 16 decasillabi, divisi in 4 quartine. Le strofe presentano un ritmo anapestico, con gli accenti che cadono sulle sedi 3-6-9. È per questo che al verso 13 la parola "simile" si legge con l'accento piano sulla seconda sillaba ("simìle") anziché con l'accento sdrucciolo sulla prima.<br />
<br />
Secondo la prassi della poesia per musica, l'ultimo verso di ogni quartina è tronco, cioè costituito da nove sillabe metriche.<br />
<br />
Tale schema, impiegato anche nelle canzonette da melodramma, è quello proprio dell'ode, che condivide con l'inno un rigido codice, rappresentando un modello riservato a testi "alti", per significato e valore civile e religioso, epico e patriottico. Il tono oratorio è perciò solenne e ingiuntivo, destinato ad ottenere la persuasione e trascinare l'ascoltatore all'azione. Il testo è ricco perciò di interiezioni ("Oh mia patria", "Oh membranza"), di esclamazioni ("Va', ti posa", "saluta", "raccendi", "ci favella", "traggi", "t'ispiri").<br />
<br />
Molto classicheggianti sono anche le personificazioni indirette del pensiero e dell'arpa, per mezzo dell'apostrofe, una figura retorica volta ad indurre una forte emozione e un coinvolgimento intenso. La relazione comunicativa che si instaura è espressa dai pronomi di persona. Il coro si rivolge col "tu" prima al pensiero, la patria e la membranza, poi all'arpa e solo alla fine assume il plurale della prima persona: "ci favella, ne infonda".<br />
<br />
Alle scelte retoriche e lessicali si accompagnano una solida architettura sintattica e un'attenzione particolare all'eufonia, che innalza ancor maggiormente l'effetto complessivo del componimento, in primo luogo per mezzo dell'alternanza delle rime.<br />
In ciascuna quartina, con l'eccezione della seconda, i due versi centrali rimangono unicamente tra loro, mentre il primo e l'ultimo rimangono con i versi rispettivi della quartina seguente. Solo nella seconda quartina è il secondo verso a rimanere col primo della precedente. L'effetto è un legame sonoro interno di ciascuna coppia di quartine.<br />
<br />
Il coro è stato interpretato come una metafora della condizione dell'Italia, assoggettata all'epoca al dominio austriaco; la censura di Vienna avrebbe certamente impedito la circolazione del brano, e da ciò scaturisce la scrittura allegorica, che nel paese dell'Arte non può che essere interpretata nel modo corretto; è stato proposto anche come inno nazionale italiano, con alcune modifiche testuali, o col testo originale, ritenuto però poco adatto perché è il canto di un popolo diverso dall'italiano (gli antichi ebrei) e perdipiù sconfitti. Comunque, viene intonato al concerto di Capodanno dal teatro La Fenice di Venezia, come penultimo pezzo, prima del Libiamo ne' lieti calici, altro celebre brano dei melodrammi verdiani.<br />
L'anarchico Pietro Gori scrisse sulla stessa musica del Va, pensiero, l'Inno del Primo Maggio.<br />
Al funerale di Giuseppe Verdi, per le vie di Milano, la gente intonò il «Va, pensiero» in cori spontanei.<br />
È stato adottato (talora modificandone il testo) dagli esuli istriani, fiumani e dalmati come inno del loro esodo dalle terre "perdute" dopo il secondo conflitto mondiale.<br />
Il cantante Zucchero l'ha reinterpretata in una versione bilingue italiano-inglese, con le parole modificate in più parti. Con la quale lo stesso Zucchero arriverà sesto in Italia, tredicesimo in Finlandia, diciassettesimo in Austria e Svezia, diciannovesimo in Svizzera e cinquantaduesimo in Germania. Ottenne il disco d'oro in Italia.<br />
E' presente nel film Inferno di Dario Argento nella scena dell'uccisione di Eleonora Giorgi e Gabriele Lavia.<br />
E' stato utilizzato nella seconda stagione della serie TV statunitense The Leftlovers.<br />
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.Barbara Mezzenzanahttp://www.blogger.com/profile/14292125177674142992noreply@blogger.com0