Arte incarcerata in Tunisia




Petizione per chiedere la scarcerazione di registi, musicisti e artisti detenuti dalle autorità tunisine. Dopo la caduta di Ben Alì, la repressione strangola ancora il Paese.

Lettera firmata

- In Tunisia la popolazione è ormai allo stremo colpita da una recessione economica senza precedenti che ha peggiorato le condizioni di vita delle classi meno abbienti. A ciò si aggiunga l'estenuante farsa del dialogo nazionale fra opposizione e governo che ormai ha paralizzato l'avanzamento della redazione della nuova Costituzione e qualunque prospettiva di giungere in tempi rapidi alla stesura di un progetto di legge per la revisione degli apparati giudiziari.

A ciò si aggiungano gli assassini mirati degli esponenti della sinistra Chokri Belaid (6 febbraio 2013) e di Mohamed Brahmi (25 luglio 2013) e le continue minacce ad altre figure dell'opposizione. E se ciò non bastasse, la libertà d'espressione, già sancita dalla bozza costituzionale, è continuamente rimessa in discussione da arresti, denunce e persecuzioni di artisti, giornalisti e attivisti, paradossalmente proprio quelli che erano in prima fila durante la rivoluzione.

Si è tornati al clima di caccia alle streghe dell'epoca del dittatore Ben Ali, non essendo stato neppure scalfito l'apparato giudiziario e poliziesco del vecchio regime. Occorre anche sottolineare che se grazie alla mobilitazione della rete si riesce a sapere degli arresti di personalità conosciute, passano invece spesso sotto silenzio arbitri e violenze contro cittadini e militanti meno noti, anch'essi ripresi in grande stile soprattutto nelle regioni dell'interno.

Per questo motivo facciamo nostro l'appello di un gruppo di amici e colleghi della Radio Chaabi a seguito degli ultimi arresti di giovani rivoluzionari: "Nella notte tra venerdì e sabato 21 settembre 2013, verso le 4, Nejib Abidi, Yahya Dridi, Abdallah Yahya, Slim Abida, Mahmoud Ayed, Skander Ben Abid, insieme a due amiche artiste e studenti attiviste, sono stati arrestati a casa di Nejib Abidi, nel quartiere Lafayette a Tunisi. Non siamo ancora riusciti ad avere molte informazioni: sappiano che prima sono stati portati al commissariato di Bab Bhar a Tunisi, dove sono rimasti per circa dodici ore e dove sono stati visti per l'ultima volta da un'amica. Ad ora, ignoriamo totalmente il luogo dove sono stati condotti e il loro stato di salute. Non è stata fornita alcuna ragione ufficiale che giustifichi il loro arresto e la loro detenzione.

NEJIB ABIDI, 29 anni, è cineasta e presidente di AssoChaabi, e già sindacalista all'UGET (Unione Generale Studenti Tunisini). È conosciuto per le sue posizioni giudicate radicali verso il governo di Ben Ali e quelli che gli sono succeduti dopo il 14 gennaio 2011. Il giorno prima del suo arresto, uno dei due hard disk, contenente i rush del suo documentario in preparazione, è stato rubato in casa, e i dati dell'altro sono stati definitivamente cancellati, dopo una formattazione. Nejib è apparso in pubblico per l'ultima volta durante le manifestazioni di sostegno a Jabeur Mejri e a Nassredine Shili. Quest'ultimo è il produttore del suo film.

YAHYA DRIDI, 26 anni, è ingegnere del suono e segretario generale di AssoChaabi. Lavora con Nejib da diverso tempo. Sono stati in Italia insieme per le riprese del film sui tunisini scomparsi nel 2011. Attento alle cause di giustizia sociale, Yahya si è occupato prioritariamente di film impegnati. Abita tra la Tunisia e la Franca dove svolge le sue attività artistiche.

ABDALLAH YAHYA, 34 anni, è regista. Il suo documentario « Nous sommes ici», uscito l'anno scorso, mette in luce la quotidianità degli abitanti di Jebel Jloud, quartiere situato a qualche km dalla capitale dove sono concentrate disoccupazione, miseria economica e difficoltà sociali. Anche il suo prossimo film «Le Retour», in fase di realizzazione finale, è stato prodotto da Nassredine Shili.

SLIM ABIDA, 33 anni, è musicista, bassista, fondatore del gruppo Jazz Oil. Vive tra Tunisi e Parigi. Presente sulla scena musicale contestatrice da più di 10 anni, lavora con Nejib, Yahia e Mahmoud sulle tracce sonore del loro film.

MAHMOUD AYAD, 29 anni, è pianista. Ha lavorato con numerose personalità della scena alternativa e contestatrice in Tunisia.

SKANDER BEN ABID, 20 anni, è clarinettista e studente all'ISEC, come le due amiche studenti, artiste e attiviste. L'arresto è avvenuto mentre erano insieme per lavorare sulla musica del film di Nejib.

Questo arresto prova ancora una volta che il sistema di sicurezza e repressivo del governo e della polizia è sempre in piedi. L'attuale governo, che deve la sua nascita a tutti questi giovani e meno giovani che hanno superato le propria paura e deposto il dittatore durante la Rivoluzione, non ha nessuna riconoscenza verso il popolo tunisino e la sua gioventù attiva. Spoglia la nostra Rivoluzione e viola i nostri diritti. I nostri amici si battono ogni giorno per la libertà e la giustizia. Attraverso una scelta di vita che mira a far avanzare la nostra società, mostrano una sincera preoccupazione e attenzione nei confronti degli altri e soprattutto dei loro concittadini, disprezzati dal sistema.

Il loro arresto si inscrive nella scia di quelli di Jabeur Mejri, Ghazi Beji, Weld El 15, Klay BBJ, Nessreddine Shili, arresti che mirano a pugnalare la Libertà d'Espressione e la Libertà di Coscienza. Queste libertà fondamentali sembravano acquisite dopo il 14 gennaio. Alcuni deputati ne avevano anche garantito l'iscrizione nella Costituzione e il governo si vantava di avere instaurato uno Stato di Diritto. Siamo sconvolti nel vedere tutta questa ingiustizia che colpisce i giovani tunisini rivoluzionari, quando, al tempo stesso, membri del RDC vengono rilasciati, criminali escono dai tribunali con remissione di pena e la condizionale, e soprattutto non si sa ancora chi ha ucciso Chokri Belaid e Mohamed Brahmi.

Con questo comunicato, rivendichiamo a gran voce:

- la liberazione immediata e senza condizioni di Nejib, Yahyia, Abdellah, Slim, Yahya, Mahmoud, Skander, Aya, Amal, Nassreddine, Jabeur, Eeld el 15, Klay BBJ e di tutti quelli che subiscono la repressione, contro la libertà di espressione e di coscienza; - la fine delle persecuzioni nei confronti dei giovani e in particolare di coloro che continuano a lottare per realizzare gli obiettivi della rivoluzione; - lo smantellamento dell'apparato repressivo e liberticida, eredità del regime benalista che poggia sulla collaborazione tra la polizia e la giustizia.

Prime firme: Patrizia Mancini, Anna Bucca, Marta Bellingreri, Fuasto Giudice, Giacomo Sferlazzo, Federica Sossi, Hamadi Zribi, Paola Gandolfi, Martina Tazzioli, Glenda Garelli, Stefania Donzelli, Le Vencinqueundici, Mimmo Perrotta, Fulvio Vassallo Paleologo, Sandro Mezzadra, Adriano Vinale, Cherles Heller, Lorenzo Pezzani, Daniele Lorenzini, Laura Cremonesi, Orazio Irrera, Angelo Lucia, Fabio Natali, Valeria Stenta, Evelina Gambino, Ondina Della Martina, Vittorio Dini, Jacopo Andreini, Gianvittorio Musante.

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