Teatro Valle di Roma occupato, Va in scena la Cultura liberata
Teatro Valle di Roma occupato
Va in scena la Cultura liberata
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“Questo teatro è come un secondo referendum, il Valle deve esistere! Non schiodatevi da quelle poltrone!” la scena è tutta per lei e anche gli applausi e le lacrime. Franca Valeri, la signora del teatro italiano parla con un fil di voce e la platea gremita del Teatro Valle la ascolta, quasi in religioso silenzio. “ Sono esasperata! Questo proprio non mi doveva succedere! Ancora qui a difendere il Valle...”
E' una donna visibilmente commossa quella che ieri ha dato il via alla terza serata “autogestita” parlando agli occupanti, e soprattutto agli spettatori del Valle, commossa, ma combattiva: “ C'è un clima rivoluzionario” dice mentre la bocca si spalanca in un sorriso e la gente riesplode in un lungo applauso.
E la rivoluzione la stamno conducendo donne e uomini, lavoratrici e lavoratori dello spettacolo che da tre giorni occupano instancabilmente uno dei più antichi e bei teatri di Roma, il Valle. Quello che avrebbe dovuto essere, negli intendimenti iniziali, un gesto simbolico, atto a scongiurare la paventata svendita dello storico teatro con conseguente sospensione delle attività, si è trasformata in corso d'opera, in un'azione profondamente politica che, forse, neanche gli stessi occupanti avevano previsto. In breve il caso del teatro occupato ha fatto il giro dell'Italia, e ora dopo ora si sono moltiplicati gli attestati di solidarietà e l'invito a “resistere” da parte di singoli rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo, o da intere categorie di lavoratori. Dal MaCRO, al MaXXI, all'ex-cinema Palazzo occupato, agli studenti, ai lavoratori del Napoli teatro festival, al maestro Ettore Scola, ieri presente in sala durante l'assemblea aperta ( appuntamento ormai fisso del pomeriggio), al teatro indipendente, degnamente rappresentato per la serata da Andrea Cosentino... fino ad arrivare a Fiorella Mannoia e Roberto Benigni, che hanno promesso, calcheranno le scene del Valle, ma a una sola condizione: che l'occupazione vada avanti. “ E allora che si fa?” dicono gli occupanti schierati per pochi minuti, ma non tutti, sul palco.
Lo avevano già chiarito in maniera netta nel comunicato inviato nel primo pomeriggio, in risposta alle dichiarazioni del sottosegretario ai Beni culturali, Giro che chiedeva la liberazione del teatro: “ Il teatro Valle rimane occupato”. Rimane occupato perchè al suo interno è nato “un cantiere di idee e desideri in cui artisti e operatori del settore immaginano futuri possibili e elaborano proposte concrete.”
Rimane occupato perchè : “Mai come sulla questione del Teatro Valle le istituzioni sono state così disponibili e lungimiranti nell’offrire risposte.”
E ancora: “ Ci sorge un dubbio: questa prontezza non sarà frutto del timore di un movimento che pone la necessità che le decisioni siano condivise con i professionisti del settore al di fuori di logiche d’ingerenza politica e partitica?”
Rimane occupato perchè: “ La nostra lotta non riguarda solo le sorti del teatro Valle, ma mette in discussione le politiche culturali che da anni massacrano il nostro settore.”
Rimane occupato perchè: “ Occupandolo lo abbiamo liberato!” Ribadisce uno degli occupanti dal palco...
Uno spazio liberato dunque, che adesso è un “cantiere” dove risuona un concetto dal sapore realmente rivoluzionario: “ Si può fare!”
Insieme, uniti, in maniera assembleare è possibile proporre e progettare un modello diverso per la valorizzazione e il rilancio culturale di questo paese, e non solo quello del teatro. Si può fare! Ovvero espandere il contagio nel resto d'Italia e dar vita ad una “vera rivolta culturale” ( civile e pacifica, come dimostra la gestione ottimale del Valle in questi giorni).
E le realtà a rischio, com'è ben noto, certo non mancano ( dal Macro al MAXXI allo stesso Napoli teatro festival).
Il caso dello storico teatro Duse di Bologna, illustrato alla platea dal padre della “tv verità” Angelo Guglielmi, ormai dismesso da quasi un anno, pesa come un monito, qualcosa che non deve accadere mai più.
Di rivolta culturale contagiosa aveva parlato anche Andrea Camilleri, ospite la seconda sera, di fronte ad un teatro stracolmo, con gente costretta ad aspettare fuori. E la rivolta culturale, l'utopia finalmente possibile, riecheggia nei canti proposti invece ieri sera da Giovanna Marini e dal suo coro del Testaccio, un'utopia che affonda in una storia di lotta e di resistenza popolare e che adesso ha la necessità di riattualizzarsi.
Energia e voglia di fare, speranza... ecco l'aria che si respira in questi giorni dentro il Valle. Energia fresca e propositiva, giovane, soprattutto guardando alla platea composta principalmente da ragazzi e ragazze, aspiranti attori, artisti, studenti o semplici appassionati.
Nel pomeriggio si parla, si discute, ci si confronta, si elaborano proposte e si trova anche il tempo per rispondere ai comunicati che li vorrebbero un “manipolo di violenti”. La sera tutto pronto per lo spettacolo, servizio d'ordine, luci, microfoni, interventi teatrali, musica... “ Tutto funzionante come un perfetto orologio- dice Mauro, macchinista al Valle- a dimostrazione del fatto che si può fare teatro e buon teatro anche senza avere una produzione alle spalle. Perché noi siamo professionisti, gente seria che ama il proprio lavoro”. Che ama il teatro, e checchè se ne dica, ama questo paese, aggiungiamo noi... e lo sta dimostrando in questi giorni e in queste ore.
Non ci resta dunque che invitare chi ancora non l'avesse fatto ad “occupare” pacificamente per una sera il Valle, non solo come atto di solidarietà, ma anche per fruire in maniera libera e liberata, di uno spettacolo cangiante e multiforme, animato da volti noti e giovani talenti, uniti da un intento comune: la liberazione della cultura!
di Bruna Iacopino
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