GLI ANIMALI DEL CIRCO



Un’arca di Noè tenuta perennemente in gabbia: bisonti, cammelli, dromedari abituati agli spazi aperti e costretti a vivere con collari e catene. E ancora ippopotami ed elefanti dei climi africani sotto la neve delle Alpi.

E poi leoni, tigri, struzzi, otarie, coccodrilli e perfino pinguini. Per questi animali vivere in un circo significa essere sottoposti a esercizi innaturali durante gli spettacoli, costretti ad addestramenti basati su violenza fisica e psicologica tra fruste e pungoli elettrici.

E fuori dalla pista la situazione non migliora, con gli animali costretti in pochi metri quadrati, in ambienti tutt’altro che accoglienti e spesso esposti agli agenti atmosferici. Dal sole della savana al freddo dell’Europa.

Tigri prigioniere in gabbie fredde e strette, elefanti incatenati. Obbligati - con le botte, le bastonate, la frusta - a fare "esercizi" pericolosi e non naturali. Il circo uccide la dignità e la libertà, degli animali tenuti prigionieri a vita, che non sono affatto felici di vivere in gabbia e venire addestrati con la violenza.

In gabbia o incatenati, questi animali impazziscono per la tristezza e la disperazione.

Gli investigatori dell'associazione animalista Animal Defenders International hanno lavorato nei circhi di tutto il mondo, raccogliendo prove della sofferenza patita dagli animali, e rivelando come gli animali sono tenuti imprigionati e fisicamente maltrattati.

Alcuni circhi in tutto il mondo hanno scelto di non utilizzare più gli animali, valorizzando al meglio la bravura di giocolieri, trapezisti, clown, comici, mimi, contorsionisti.

In alcune nazioni ci sono già delle leggi che vietano di usare animali nei circhi: in Austria e in Bolivia non è consentito usare animali, in Portogallo esiste una legge che vieta di comprare nuovi animali e farne nascere altri in gabbia, così un po' alla volta anche in Portogallo non ci saranno più circhi con animali. In Brasile, Colombia e Perù saranno presto approvate leggi di divieto. Speriamo che anche in Italia si arrivi presto a ottenere una legge così.

L’associazione animalista stima che lungo l’intera Penisola si muovano cento carovane con al seguito duemila animali in gabbia. Non esiste un registro-anagrafe nazionale di accesso pubblico di mammiferi, felini  e volatili che vivono in cattività e non ci sono dei dati ufficiali disponibili.

Lo stesso numero dei circhi registrati in Italia è un mistero e gli animali possono venire affittati a diverse strutture circensi o ceduti da una struttura all’altra.

Gli animali utilizzati nei circhi sono costretti a una vita di reclusione lontano dal loro habitat naturale e obbligati a compiere perfomance ed acrobazie che sono il risultato di addestramenti irrispettosi della loro dimensione etologica.

Chi difende il circo sostiene che questi spettacoli siano una tradizione da mantenere viva e giustifica l’impiego degli animali perchè in molti casi sarebbero nati in cattività.



Ma non vi è nessun valido motivo per preservare una tradizione se questa condanna a una vita di privazioni e sofferenza altri esseri viventi. Anche se prigionieri sin dalla nascita, ogni animale aspira a vivere libero da condizionamenti che non ne rispettano la natura.

Esistono molti circhi che hanno scelto di non sfruttarli e che offrono spettacoli impressionanti e meravigliosi, le esibizioni con animali andrebbero abolite e la riproduzione in cattività fermata.

Infiltrati di varie organizzazioni animaliste hanno filmato l’uso di pungoli, bastoni, privazioni di acqua e di cibo e finanche la scossa elettrica, per obbligare l’animale ad eseguire un esercizio. Tali spregevoli gesti sono stati filmati sia all’interno del circo sia nelle strutture specializzate nella riproduzione e primo addestramento e riguardavano anche animali cuccioli, per soggiogare da subito la loro indole. Anche alcuni stessi circensi, con citazioni a dir poco incredibili, hanno confermato queste sevizie.

Altre personalità del mondo del circo sostengono però che questi casi sono isolati, che in realtà gli animali sono trattati con benevolenza e addestrati con tecniche di apprendimento cosiddetto ‘dolce’.
Anche volendo credere alle imprese circensi, la vita di questi animali è una vita di prigionia e di allenamenti estenuanti e ossessivi, tali da spingere persino gli animali più grandi e pericolosi a uno stato di dipendenza forzata.

Quando non sono addestrati gli animali passano il loro tempo nelle gabbie o in piccoli recinti di fortuna allestiti attorno al luogo di attendamento. Molti circhi si improvvisano zoo ed espongono gli esemplari alla vista delle persone, in alcuni sono visibili comportamenti stereotipati tipici degli animali che trascorrono molto tempo in piccoli spazi.
La loro vita è un susseguirsi di noia, affaticamento e nervosismo: dalle esibizioni, che i circensi pensano essere la vera dimostrazione che le esigenze naturali degli animali sono rispettate in quanto momento di svago, fino ai viaggi, dove vengono letteralmente stipati nei containers per anche più giorni, fino alla destinazione successiva.
Quando il tour del circo finisce, gli animali vengono spostati nei quartieri invernali, prevalentemente zoo, bioparchi e zoo safari.
La connivenza economica tra queste strutture è evidente e incentrata sul massimo profitto, così si lucra sulla vita di questi animali in ogni momento della loro vita. Gli zoo espongono nuovi esemplari ed il circo può usufruire di un momentaneo stallo, utile anche quando si tratta di doversi disfare di un animale anziano, non più adatto alla vita del tendone.

Gli animali impiegati, con stima effettuata per difetto, si attesterebbero su più di 2.000, tra cui più di 400 equidi (per la maggioranza cavalli, ma anche pony e asini), 160 tigri, 140 cammelli e dromedari, 100 cani, 60 pinguini e altrettanti lama, più di 50 elefanti, ma anche zebre, giraffe, rinoceronti, ippopotami, orsi, scimmie. Inoltre centinaia di pesci, rettili e uccelli.

Gabbie, catene, cibo scarso, violenza fisica, viaggi infiniti e temperature proibitive. È il destino di elefanti, tigri, orsi e cammelli, nati liberi e costretti a diventare fenomeni da baraccone sotto i tendoni dei circhi italiani. E per tenere in piedi questo spettacolo è anche pronto un assegno da 27 milioni di euro.

Fondi pubblici erogati dal Ministero dei beni culturali attraverso il fondo unico per lo spettacolo negli ultimi cinque anni. Nato come strumento del Governo per aiutare imprese, istituzioni e associazioni che si occupano di cinema, musica e teatro e finito per alimentare circensi senza scrupoli, come denuncia il dossier dell’associazione animalista Lega antivivisezione (Lav).

«È l’emblema di un paradosso: un aiuto di Stato deciso quasi cinquant’anni fa per tenere in vita uno spettacolo anacronistico che non attira più il pubblico. La vendita di biglietti è in picchiata eppure il Mibac non ci ripensa» commenta Roberto Bennati, vicepresidente Lav: «Fondi mentre sotto i tendoni si maltrattano sistematicamente gli animali».

Solo nell’ultimo anno quasi quattro milioni e mezzo di euro distribuiti a pioggia. Nel 2011 siamo arrivati al record di 6 milioni e 635 mila euro. Mettendo in fila gli ultimi cinque anni si arriva a 27 milioni e 571 mila euro.

Per tenere in vita gli spettacoli con “belve feroci” compare una legge su misura: è del lontano 1968 e prevede che i circhi non possano essere beneficiari di finanziamenti se condannati in via definitiva per maltrattamento di animali o se riconosciuti colpevoli di violazioni in materia di protezione degli stessi.

Per lo Stato italiano però non c’è nessuna distinzione per chi è stato condannato o è sotto indagine e tutti gli altri: ricevono indisturbati soldi pubblici.

Un ulteriore beffa: durante l’iter processuale, gli animali posti legalmente sotto sequestro preventivo vengono spesso affidati dalle Procure allo stesso circo indagato per maltrattamento, a causa dell’assenza dei centri di recupero, che dovrebbero ospitarli e riabilitarli. Per questi ricoveri vengono destinati meno di 400 mila euro all’anno dal bilancio del ministero dell’Ambiente.

Per stoppare una forma di divertimento ferma ad una legge del 1968, il Senato ha approvato nel 2013 a larga maggioranza e con parere positivo dell’ex ministro della Cultura Massimo Bray, un ordine del giorno che ribalta la visione del circo con animali.
Ecco quanto scritto:«impegnare il Governo a prevedere ad una riduzione progressiva dei contributi, fino al completo azzeramento nell'esercizio finanziario 2018».

Un’intenzione non diventata mai legge, neppure quando la vendoliana Loredana De Petris ha ripresentato le stesse parole in un emendamento di dicembre alla finanziaria del governo Renzi.

«È più difficile approvare l’abolizione del finanziamento pubblico ai circhi con animali che quello ai partiti», ride amaramente De Petris: «Non c’è assoluta sensibilità da parte del ministro Dario Franceschini sul tema, esiste un problema culturale di fondo e “un’incrostazione burocratica” che nuoce anche all’interesse dei circensi. Ventisette milioni di euro sono tanti, troppi per un ministero che ha perso centinaia di milioni negli ultimi anni».

Invece del caravanserraglio senza controllo il modello da seguire è il “Cirque du Soleil”: spettacoli contemporanei che conquistano popolarità grazie alla bravura degli artisti, all’originalità dei numeri, alla scelta accurata dei costumi e alla bellezza delle colonne sonore con orchestre dal vivo.

Per loro nessuna resistenza di sindaci e amministratori locali che invece si oppongono ai circhi e tendoni nelle loro piazze.

«Una soluzione ci sarebbe - conclude De Petris - spostare gli aiuti su questi spettacoli e contemporaneamente azzerare, in pochi anni, il finanziamento pubblico per chi utilizza animali. Oggi però questa sensata proposta è rimasta desolatamente inascoltata».



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