LA CULTURA SICILIANA



Narra una leggenda, nata per spiegare perché a quest'isola fu dato il nome di Sicilia (anticamente era Trinacria, cioè la terra dei tre promontori) che ad una bellissima principessa Libanese, il cui nome era appunto Sicilia; era stato predetto da un oracolo, che al compimento del suo quindicesimo anno di vita, avrebbe dovuto lasciare, da sola e in una barca, la sua terra natia, e che se non l'avesse fatto sarebbe finita nella fauci di "Greco-levante" che le sarebbe apparso sotto le mostruose forme di un gatto mammone e l'avrebbe divorata.
Per scongiurare alla bella principessa questo tremendo destino, al compimento del quindicesimo anno di età i suoi genitori, piangenti e disperati dal dolore, la misero in una barchetta e la affidarono alle onde.
Passo tre mesi in balia delle onde e quando ormai la povera Sicilia credeva che il suo destino volgesse al termine, dal momento che non aveva più viveri e acqua, spinta da venti favorevoli approda in una spiaggia meravigliosa, piena di fiori e di frutti, ma completamente deserta e solitaria.
La giovane principessa era disperata e pianse tanto fin quando non ebbe più una lacrima da versare, ecco improvvisamente spuntare accanto a lei un giovane bellissimo, che le diede conforto e amore.
Il giovane ragazzo le spiego che gli abitanti dell'isola erano morti tutti di peste, e che il destino avesse scelto proprio loro per ripopolare questa terra con una razza più forte e gentile, per cui l'isola si sarebbe chiamata col nome Sicilia.

La lingua ufficiale parlata in Sicilia è l'italiano anche se gran parte della popolazione locale parla anche il siciliano che, nonostante l'UNESCO, l'Unione europea e altre organizzazioni internazionali riconoscano come lingua, non gode di nessuna forma di tutela né da parte della Regione Siciliana né dallo Stato Italiano. Il siciliano è ritenuto lingua regionale ai sensi della Carta europea per le lingue regionali e minoritarie, che all'Art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato". La "Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie" è stata approvata il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1º marzo 1998. L'Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l'ha ancora ratificata.

Nell'isola sono presenti alcune minoranze etno-linguistiche e dialettali poco numerose ma molto importanti, soprattutto dal punto di vista storico-linguistico: la minoranza albanese, detta arbëreshe, della provincia di Palermo; la minoranza gallo-italica della Lombardia siciliana; e quella più recente greca di Messina.

Nel dominio delle tradizioni popolari rientrano le varianti della lingua siciliana, che tra l'altro furono l'unico complesso del gruppo italo-romanzo a precedere il toscano nell'elevarsi a dignità poetica e letteraria con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, tanto da contendere al toscano, per un periodo abbastanza lungo, il primato quale lingua nazionale. In pratica, nel siciliano possono distinguersi diverse stratificazioni: a livello fonetico si hanno incontri consonantici di orizzonte prelatino e altri che sembrano apparentarsi alle moderne lingue della zona balcanica. L'etimologia, invece, rimanda alla dominazione romana, quella bizantina e soprattutto quella araba. Per esempio, l'arabo “gibel” (montagna) è componente di molti toponimi: Gibilrossa, Gibilmanna, Mongibello, Gibellina. Si hanno inoltre diverse province idiomatiche in cui il siciliano s'infrange con caratteristiche locali, e isole etno-linguistiche autonome.

Per quanto concerne il patrimonio letterario popolare, va detto che l'ideazione spontanea isolana si muove nell'ambito letterario tanto su temi religiosi o moralistici quanto su soggetti profani, come nel caso dei testi epici del ciclo carolingio del famoso Teatro dei Pupi, degli strambotti in ottava siciliana, e della favolistica che, per quanto appaia ristretta nella tematica, presenta sempre uno sviluppo narrativo esemplare: avvio realistico, ingresso di elementi e fattori sovrumani ben graduato o comunque verosimile, cura attenta dei dettagli, anche nei momenti più fantastici, e una vivacità d'articolazione che non viene mai meno, sia nelle più struggenti vicende amorose o in quei racconti che s'imperniano su un umorismo talvolta sfiorante il grottesco o il surreale.

Una parte fondamentale della tradizione siciliana riguarda i racconti orali, raccolti nell'Ottocento da Giuseppe Pitrè nella Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Si va dai cunti, alle fiabe, ai proverbi, agli scioglilingua. Il personaggio stereotipato di Giufà è il protagonista della maggior parte dei racconti che terminano con una morale.

Molti di questi racconti non sono ancora stati codificati del tutto. Esistono tante leggende (come le quattro di Gammazita, fratelli Pii, Uzeta e Colapesce) che hanno una variante in ogni città (della leggenda di Colapesce esistono una trentina di versioni codificate) tale da costituire una vera e propria mitologia siciliana.

« Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra. La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perché soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo. »
(Francesco Paolo Frontini)
Le tradizioni popolari sicule sono numerose e multiformi, poiché vi s'impressero non poche e divergenti colonizzazioni. È facile rammentare, infatti, che l'isola fu via via dominata da Greci, Latini, Bizantini e Arabi, spagnoli e francesi, tanto per fare gli esempi più palmari. Com'è ovvio, ciascuno di codesti influssi si esercitò sulla locale etnia in modo più o meno generalizzato, amalgamandosi e scontrandosi di volta in volta con le tradizioni preesistenti, a cominciare da quelle autoctone. La civiltà siciliana e la sua cultura spontanea appaiono perciò insulari, se paragonate agli analoghi frutti che maturano in Sardegna e in Corsica, ma di una ricchezza e di una peculiarità ottimali per uno studioso. Basti ricordare che il folklorista Giuseppe Pitrè dedicò un'opera in venticinque volumi alle tradizioni popolari di quest'area, inglobandovi con pertinenza descrizioni etnografiche e prospettive storiche.

Il mondo delle credenze e delle leggende, in vario modo, si apparenta al patrimonio favolistico, poetico e musicale poco sopra delineato, costituendone non di rado la fonte prima. Come quasi in tutte le regioni italiane, si rintracciano quivi componenti pagane e cristiane, più o meno commiste, e superstizioni che toccano tutti gli aspetti della vita umana. Nell'area messinese e in quella palermitana, per esempio, è tuttora vivo il ricordo di Colapesce, ma molti altri personaggi di natura acquatica ricorrono un po' in tutto il folklore isolano. A prescindere dai più noti ricordi di origine classica, si può qui segnalare la sirena che ogni anno, secondo la vecchia credenza di Modica, nelle notti tra il 24 e il 25 gennaio, emerge dal fondo del mare con un canto dolcissimo e pronta a predire il futuro a chi sappia avvicinarla. Immagini e motivi più inquietanti si registrano altresì in ricorrenza o meno di date precise. Così a Capodarso si ritiene che almeno una volta l'anno si svolga una vera “fiera” di spiriti, nei pressi di un ponte fatto erigere da Carlo V e nel corso della quale si vende, fra l'altro, della frutta che è destinata a divenire d'oro, l'indomani. A Termini Imerese è radicata una leggenda secondo la quale Salomè, la figlia di Erodiade, sarebbe approdata, a suo tempo, a codesti lidi in cerca d'espiazione per la morte di Giovanni Battista, da lei provocata; fece perciò costruire una chiesa in memoria del martire, ma non appena essa fu terminata sarebbe scaturito dalle viscere della terra un fiume di sangue che tutto inaridiva intorno. La bella peccatrice si sarebbe allora annegata in quei flutti. Non appena ciò avvenne – prosegue la leggenda – il giume di sangue sprofondò sottoterra. Ma ogni anno, nella notte di vigilia di San Giovanni, per incantamento, Salomè e il corso di sangue riapparirebbero in superficie, fermando ogni fremito di vita, sino a quando, al mattino, il disco solare, recante la testa decollata del Battista, non costringe nuovamente Salomè e il relativo fiume a ritornare negli inferi. Similmente, a Noto si parla di un tesoro nascosto sepolto in una grotta e custodito dai fantasmi degli “infedeli” che lì l'avevano sepolto; a Sciacca, si tramanda una fosca storia di sangue che comprende la reiterata resurrezione dei morti, a scopo di vendetta, e così via. Il panorama delle credenze attive non è meno ricco di richiami a tempi precristiani. Per esempio, i doni annuali ai bambini sono recati in commemorazione del ritorno dei morti nelle prime notti novembrine. Negli stessi giorni nei locali pasticcieri sono usi confezionare dei dolci, detti appunto dei “morti”, di soggetto macabro: scheletri, teschi e ossa. L'usanza in parola e particolarmente viva nel Palermitano e nel Catanese. La festa di Santa Lucia (13 dicembre), e i giorni immediatamente susseguenti, sino alla vigilia di Natale, sono tenuti propizi per trarre oroscopi sull'andamento dell'imminente anno nuovo. L'Epifania, infine, è unanimemente considerata il primo giorno di carnevale. A proposito di festività merita anche d'esser ricordata la cavalcata del Gigante e della Gigantesca che si svolge a Messina nel giorno di ferragosto, festa dell'Assunta, quasi contrapponendosi alla processione della “vara”: una costruzione piramidale ornata d'immagini di angeli e che reca al vertice le statue della Madonna e di Cristo. Un'equivocabile impronta cristiana ha per contro la “diavolata” di Adrano: un dramma sacro che vede il vittorioso combattimento dell'arcangelo Michele contro legioni di diavoli e contro la stessa Morte. Naturalmente, lo stesso può dirsi per le famose celebrazioni palermitane della patrona Santa Rosalia, commemorata in tre date diverse, l'11 gennaio, il 15 luglio e il 14 settembre, con imponenti processioni e con gigantesche “vare”, analoga alla “vara” messinese. Su di un alto piano, si segnalano anche le tavolette di ex voto conservate nel santuario di Trecastagni (Catania).



Per quanto riguarda taluni aspetti della cultura ergologica, ben noto è il tipico carretto isolano ad alte ruote, solitamente intagliato e dipinto con scene che s'ispirano alle vicende cavalleresche, narrate dai cantastorie e dall'Opera dei Pupi. Sulle origini di questo mezzo di locomozione non mancano le discussioni fra gli specialisti dell'inizio del secolo. Giuseppe Cocchiara ha però dimostrato che il sistema viario dell'isola non poté permettere la nascita di tale mezzo se non in pieno XVIII secolo. Peraltro gli esemplari più antichi sino a noi pervenuti del carretto siciliano non risalgono, di norma, oltre la metà dello scorso secolo. Negli esemplari più addietro nel tempo le ornamentazioni d'intaglio e le pitture possono essere di soggetto sacro, anziché “carolinge”. Non è certo, tuttavia, questa distinzione iconologica a garantirne l'antichità. Per ciò che concerne l'architettura spontanea osserveremo che essa rientra pienamente nell'orizzonte dello “stile mediterraneo”, tipico di tutto il Mezzogiorno. Qua e là, tuttavia, s'individuano anche agglomerati o singoli edifici a forma di trulli.

Due parole vanno infine espresse sui costumi popolari. Anche in questo settore si hanno riscontri abbastanza evidenti con le altre regioni del meridione della Penisola. L'abito femminile, infatti, per foggia e colori rassomiglia a quelli della Calabria e della Sardegna, variando ovviamente secondo le età e le occasioni. Lo stesso può dirsi per il costume maschile, più severo e caratterizzato da larghe fasce colorate in funzione di cintura.

Per molto tempo le tradizioni popolari, frutto di una cultura millenaria e dell'uso di una lingua comune, il siciliano, sono rimaste vive, più nei paesi che nelle grandi città. Tali tradizioni, particolari e a volte pittoresche, sono state la causa per cui, nel corso dei secoli, si è creato uno stereotipo tradotto nel termine sicilianità, intendendo con esso una sorta di particolarità e di differenziazione del carattere isolano rispetto a quello delle regioni confinanti.

Nei suoi scritti Marco Tullio Cicerone definiva i siciliani «gente acuta e sospettosa, nata per le controversie». Molti autori hanno rimarcato spesso un tratto comportamentale comune dei siciliani: l'alto senso della famiglia e dell'onore, il rispetto per la donna e per la femminilità, l'attaccamento alla propria terra, la teatralità dei gesti e degli atti e inoltre il senso dell'accoglienza ma anche la diffidenza. Tutto ciò fa sì che alcuni studiosi considerino il popolo siciliano come un'etnia a parte, tenendo in considerazione la cultura e gli aspetti della vita quotidiana tanto diversi dal resto d'Italia.

La famiglia siciliana tradizionale forma di massima un gruppo molto allargato che include anche i cugini più lontani e non è chiusa su sé stessa. È diffusa l'abitudine alle grandi tavolate per pranzo o per cena, soprattutto in estate. Gli orari sono spostati un po' più avanti rispetto al nord, arrivando a pranzare anche alle due di pomeriggio e cenare verso le nove-dieci nella bella stagione. Si tende a trattenersi un po' di più a tavola anche dopo avere consumato la cena.

Gesualdo Bufalino definiva la Sicilia la terra della luce e del lutto, luogo di contraddizioni di estremi che si uniscono: così nell'immaginario il siciliano appare come un uomo solare e accogliente ma anche losco e sospettoso, convinto che il suo modo d'essere sia il migliore e il più giusto. Tomasi di Lampedusa dichiarava nel suo Il Gattopardo che in Sicilia tutto cambia affinché nulla cambi perché, se sono gli stessi siciliani a ricercare il cambiamento allo stesso tempo lo frenano, timorosi che esso possa spodestare le secolari abitudini e i privilegi acquisiti.

Una terra e un luogo antropologicamente complesso e nello stesso tempo affascinante da scoprire: nel cinema, nella letteratura e nelle arti in genere. Il senso a volte tragico del destino ma anche dell'orgoglioso attaccamento alla propria terra e alle proprie radici è testimoniato anche nella letteratura. Notevole è il ritratto lasciatoci da Giovanni Verga, capofila del verismo, nel cosiddetto Ciclo dei vinti (che include I Malavoglia) in cui al culto della "roba", il bene materiale ricavato dalla terra e dal lavoro si deve adeguare anche il senso pur così sacro della famiglia, i cui personaggi, che vogliono cambiare il mondo, sono puniti dalla mala sorte che li obbliga a tornare al punto di partenza, alla loro terra e alle loro radici. Riflessioni amare del Verga sulla vita: anche lui, raggiunto il benessere, si rifugerà dal Nord nella sua amata Catania dove, disincantato dalla vita, passerà i suoi ultimi anni.

Singolarità d'atteggiamenti si riscontrano in altri siciliani, Mario Rapisardi e Giuseppe Aurelio Costanzo colpevoli, secondo Benedetto Croce di aver trasformato il poema in "saggio sociologico". Ma la denuncia che fanno non è fine a sé stessa ma si congiunge a grandi ideali: giustizia sociale, necessità di cambiamento, ribellione contro un ordine sociale ingiusto che simbolicamente rappresenta la classe degli umili e degli oppressi che invece nell'opera di altri scrittori siciliani è solo capace di rinunce.

Il forte sentimento di appartenenza alla Sicilia, nei paesi d'emigrazione, ha prodotto la nascita di numerose comunità di immigrati siciliani e spesso ha suscitato forti ripercussioni razziste; è noto, negli Stati Uniti, il caso dei nove operai siciliani linciati dalla folla a New Orleans nel 1891, pur essendo del tutto estranei ai fatti di cui erano accusati. Spesso, totalmente integrati nella società anglosassone, i siculo-americani sono tuttavia oggetto di discriminazione mediante stereotipi alimentati anche da film famosi e o da serie televisive. Frequente è l'accostamento alla criminalità mafiosa, quasi sinonimo di sicilianità, fino al razzismo vero e proprio.

Le feste religiose cattoliche rivestono una grande importanza all'interno del folklore siciliano. Tra le feste più rappresentative si possono menzionare: la Festa di Sant'Agata (riconosciuta Bene Etno Antropologico Patrimonio dell'Umanità) della Città di Catania, la Festa di Santa Rosalia a Palermo, la Festa di Santa Lucia a Siracusa, la Festa in onore ai Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino a Lentini, la processione dei Misteri a Trapani, la Festa della Madonna della Lettera a Messina, quella della Settimana Santa a Caltanissetta, la festa di Santa Barbara a Paterno',quella di San Giorgio a Ragusa Ibla e le processioni del Venerdì Santo a Enna, la processione vivente della passione a Marsala.

Il Carnevale è festeggiato in Sicilia con manifestazioni tra le più belle e caratteristiche a livello nazionale al punto da partecipare anche al Carnevale di Viareggio; particolarmente note sono quelle di Paternò, Valderice, Acireale, Misterbianco, Sciacca, Palazzolo Acreide, Termini Imerese ed il carnevale di Regalbuto, alte espressioni di folklore popolare e di spensieratezza.

Nel 2001 si annovera l'iscrizione tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità da parte dell'UNESCO dell'Opera dei Pupi (primo Patrimonio italiano ad esser inserito in tale lista), il teatro delle marionette siciliano. Grazie ai cuntastori, i pupi, che rappresentano i personaggi del ciclo carolingio, mettono in scena le storie della Chanson de Roland, dell'Orlando furioso e della Gerusalemme liberata. Il personaggio principale è il cavaliere Orlando, ma vi è anche spazio per Rinaldo, Angelica e altri. Culla dell'Opera dei Pupi è Palermo dove sono presenti numerosi teatri oltre ad un museo ed una scuola famosa come quella della famiglia Cuticchio ed in particolare di Mimmo Cuticchio. Altro importante centro è Acireale, cittadina barocca, che vide fiorire quest'arte grazie ai numerosi maestri pupari, fra cui il celebre Emanuele Macrì, a cui è dedicato l'omonimo museo-teatro dove, quotidianamente, è possibile assistere alle rappresentazioni dei maestri pupari.

L'uso dei gesti è presente nella cultura siciliana sin dalla più remota antichità; il motivo probabile è da ricercare nei suoi rapporti culturali e commerciali con i popoli dell'area mediterranea dai tempi più remoti. La grande rimescolanza di lingue e popoli ha senz'altro accentuato l'uso del gesto per meglio comprendersi; è infatti abbastanza naturale, quando non ci si comprende bene tra gente di lingua diversa, usare i gesti per accentuare la comprensibilità del dialogo.

Alcuni avanzano anche l'ipotesi che all'origine di questo linguaggio parallelo vi sia stata la necessità di comunicare tra i giovani: un tempo, le restrizioni che imponevano una distanza tra ragazzi e ragazze resero necessaria la creazione di una serie di segni ben precisi che aiutassero a progettare incontri o semplicemente a poter scambiarsi delle idee. Il luogo per eccellenza di queste discussioni mute era la chiesa.

Giuseppe Pitrè, tra gli altri, si occupò anche della gestualità siciliana, raccogliendo tutte le informazioni possibili in Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1889). Tra le varie informazioni, si riporta la leggenda che narra di un re che, arrivato in Sicilia, vuole mettere alla prova due suoi sudditi sulla supposta capacità di poter dialogare senza parole. I due sudditi, presi alla sprovvista, passano il test e provocano grande meraviglia nel sovrano. La gestualità si dice sia uno degli aspetti della teatralità del siciliano, uno dei tanti modi di dimostrare la necessità di recitare e dar sfogo alla grande creatività.

La gestualità non deve essere confusa con la lingua dei segni, anche se alcuni gesti somigliano a quelli della grammatica della LIS. Un interessante documentario del regista siciliano Luca Vullo, La voce del corpo, ne ha fatto l'oggetto di un filmato di successo internazionale.

La cucina siciliana fa parte di una cultura gastronomica regionale complessa ed articolata, che mostra tracce e contributi di tutte le culture che si sono stabilite in Sicilia negli ultimi due millenni. Dalle abitudini alimentari della Magna Grecia alle prelibatezze dei "Monsù" delle grandi cucine nobiliari, passando dai dolci d'età araba-normanna e dalle frattaglie alla maniera ebraica: tutto contribuisce a rendere varia la cucina siciliana.

La lista dei prodotti tipici è lunghissima. Ogni provincia, e, in molti casi, ogni comune, ha una sua specialità e anche i nomi degli stessi alimenti variano di zona in zona. È universalmente conosciuta la granita siciliana come prodotto comune a quasi tutte le province e pregiato nelle zone del catanese e del messinese. Meno conosciute sono altre due bevande dall'aspetto di latte: l'orzata (dolce) e il latte di mandorla (dolce-amaro). Tra i prodotti salati, sono molto diffusi quelli presenti nella cosiddetta tavola calda o rosticceria, con gli arancini di riso, diffusi in tutta la Sicilia, come punta di diamante di questa categoria. Tipiche del palermitano sono le panelle, le crocché (crocchette di patate), il pani ca meusa (pane con la milza), frittola (frattaglie elaborate e lessate), le rascature (mix di crocchè e panelle), lo sfincione (pizza doppio strato) e le stigghiola (budella di agnello arrostite). Del messinese invece i rustici, tra cui il pidone e l'arancino dalla caratteristica forma a punta, e la focaccia messinese. Ci sono poi molti piatti legati alle melanzane, come la caponata, la parmigiana e la pasta alla Norma e i scacci, focacce di grano duro con ripieno a base di prezzemolo, oppure cavolfiori o pomodori, vere e proprie torte salate. Anche il pesce, in molte varietà, è un alimento importante della cucina siciliana e in questo settore molto famoso è il pesce stocco alla messinese. Tipico del trapanese è il cuscus piatto principale della tradizione gastronomica del sud del Mediterraneo, ma contrariamente al resto dei paesi del Maghreb, dove invece è di solito a base di carne, è preparato con il pesce. Tra i dolci tipici della regione non sono da dimenticare i cannoli, la cassata classica (meno dolce nella versione messinese) o al forno, la pignolata messinese, il "Taganu d'Aragona" e la torta Fedora tipico dolce spruzzato di cacao in polvere.

La coltivazione della vite e la vinificazione fu portato in Sicilia occidentale dai fenici fra il VIII e il VII secolo a.C. Nella Sicilia orientale la vitivinicoltura si diffuse sin dall'epoca della colonizzazione greca, (VII-VI sec. a.C.) con il tradizionale sistema detto ad "alberello". Diversi sono i vitigni autoctoni dell'isola, sia bianchi che rossi: Zibibbo, (introdotto per opera dei Fenici a Pantelleria), Nero d'Avola, Grillo, Frappato, Perricone, Inzolia.

La nascita nel 1773 del Marsala come vino liquoroso è incentrata sulla figura del commerciante inglese John Woodhouse. Il Marsala è stato il primo vino DOC della storia vinicola italiana. Dopo che per decenni il vino siciliano è stato utilizzato come vino da taglio per i vini francesi e piemontesi, per la forte gradazione alcolica, a partire dagli anni '60 l'affinarsi delle tecniche di vinificazione ha portato all'istituzione di numerosi vini a denominazione d'origine controllata. La sola provincia di Trapani produce il 10% del vino italiano.

Lo statuto speciale siciliano, emanato da Re Umberto II il 15 maggio 1946 (quindi precedente alla Costituzione della Repubblica italiana, che lo ha recepito per intero con la legge costituzionale n. 2 del 1948), diede vita alla Regione Siciliana, prima ancora della nascita della Repubblica Italiana.

Il nome ufficiale è "Regione Siciliana" e non "Regione Sicilia" per una motivazione storica oltre che per il rapporto istituzionale che lega l'isola all'Italia. La Regione Siciliana (in assonanza con lo "Stato Italiano") nasce come ente originariamente sovrano e legato all'Italia da un rapporto pattizio e potenzialmente paritetico. Questa condizione giuridica, che dà vita al medesimo utilizzo dell'aggettivo dopo il nome ufficiale dell'ente, è dovuta a ragioni principalmente politiche di carattere indipendentista che fanno leva sul fatto che l'entità amministrativa siciliana è considerata una fonte primaria del diritto alla pari dello Stato Italiano. In virtù della sovranità e della volontà del popolo siciliano di darsi un proprio statuto autonomo, infatti, i padri fondatori dello Statuto siciliano hanno voluto marcare una sostanziale pariteticità, ma non antiteticità, giuridica, storica e politica tra il popolo siciliano e il popolo italiano. Non a caso la Sicilia è l'unica regione d'Italia in cui l'organo legislativo è anche chiamato parlamento.

Tema politico ricorrente è, pertanto, l'Autonomismo siciliano. Questo fu un modo per svuotare il movimento separatista, guidato dal Movimento Indipendentista Siciliano, che all'indomani dello sbarco alleato del luglio 1943 era uscito dalla clandestinità in cui era stato sotto il periodo fascista, chiedendo l'affrancamento della Sicilia dallo Stato Italiano, e che ebbe anche un'organizzazione paramilitare, l'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS) guidato da Antonio Canepa. Svanì quasi subito invece l'idea che la Sicilia divenisse uno stato federato agli Stati Uniti d'America. Quando gli Stati Uniti riuscirono a bloccare la minaccia di Mosca e di Tito sul Nord-Est dell'Italia, questi abbandonarono a sé stessi l'E.V.I.S. e Giuliano: al M.I.S. non restò altro che partecipare nel 1946 alle elezioni politiche per il l'Assemblea Costituente, dove ottenne 4 seggi (tra cui Andrea Finocchiaro Aprile e Attilio Castrogiovanni), e nove al Parlamento regionale nel 1947, (nessuno alle politiche del 1948) mentre molti "capibastione" messi dopo il luglio 1943 al comando dei paesi dalle truppe alleate, si infiltrarono nei ricostituiti partiti italiani.

La storia politica di sessant'anni di autonomia speciale in Sicilia, e dei suoi governi, ha vissuto momenti di vivacità, che hanno portato a definire la politica siciliana una sorta di "Laboratorio politico", e altri più bui.

Dal 2001 il presidente della Regione non è più eletto dall'Assemblea Regionale Siciliana, ma direttamente dai cittadini. Il presidente del 58º governo della Regione, eletto il 28 ottobre 2012 è Rosario Crocetta, candidato del Partito Democratico e dell'Unione di Centro. La presidenza della Regione ha sede a Palermo, a Palazzo d'Orleans.

L'A.R.S. (Assemblea regionale siciliana) è l'organo legislativo della Regione Siciliana eletta per la prima volta nel maggio 1947. È composta da novanta deputati eletti a suffragio universale diretto. Ha sede a Palermo, nel Palazzo dei Normanni. Il parlamento siciliano, nato nel 1130, è considerato il più antico d'Europa.

Grazie allo Statuto autonomistico, la Regione ha competenza esclusiva, (cioè le leggi statali non hanno vigore nella regione) su una serie di materie, tra cui beni culturali, agricoltura, pesca, enti locali, ambiente, turismo, polizia forestale. Il relativo personale quindi è nei ruoli della Regione e non dello Stato, che quindi è più numeroso che nelle altre Regioni a statuto ordinario. Ogni modifica allo Statuto speciale, trattandosi di legge costituzionale, è sottoposta alla cosiddetta procedura aggravata, cioè a una doppia approvazione, a maggioranza qualificata, da parte delle Camere.

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere, infatti, sul territorio e ogni anno lo Stato Italiano sarebbe tenuto a fornire un ammontare da stabilirsi, con piano quinquennale, di denaro pubblico proveniente dalle altre Regioni per finanziare la Sicilia, così come stabilito dall'art. 38 dello Statuto della Regione Siciliana.

1. Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione di lavori pubblici.
2. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale.
3. Si procederà ad una revisione quinquennale della detta assegnazione con riferimento alle variazioni dei dati assunti per il precedente computo.
Altro aspetto importante è contenuto nell'Art 37 dello Statuto della Regione Siciliana:

1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
2. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.

L'agricoltura è stata ed è ancora oggi una delle grandi risorse economiche della Sicilia grazie alla varietà e qualità delle produzioni. Notevole è la produzione dei cereali - tra cui il frumento, specie della pregiata varietà grano duro, essenziale per la produzione delle migliori qualità di pasta. Il frumento già in passato rendeva la Sicilia essenziale per l'approvvigionamento dei Romani, tanto che l'isola era chiamata il granaio di Roma. È abbondante quella delle olive, che assicura un'ottima produzione di olio. Fino all'inizio del XX secolo è stata anche diffusa la coltivazione del riso, importato dagli Arabi e ingrediente di diversi piatti tipici.

Ben nota è la coltura degli agrumi, i cui centri più importanti sono Mazzarrà Sant'Andrea, Francofonte, Lentini, Paternò celebre per la sua arancia a polpa rossa, Ribera, Scordia. Qui si producono arance, limoni, mandarini, mandaranci, bergamotti, cedri e pompelmi di grande pregio. La frutticoltura siciliana annovera fra i suoi prodotti i fichi d'India, angurie, kaki, nespole e susini che danno luogo a produzioni specifiche di qualità quali l'anguria di Siracusa, i kaki di Misilmeri, le nespole di Trabia e il susino sanacore. Gli ortaggi sono sempre stati la base dell'agricoltura regionale, in particolare zucchine, melanzane, pomodori e peperoni. A partire dagli anni sessanta, lo sviluppo delle coltivazioni in serra, estese soprattutto nella zona sud orientale, ha permesso un incremento sia nella quantità che nella qualità dei prodotti, sviluppando colture ad alto valore aggiunto come le primizie o altri prodotti protetti da denominazioni certificate come i famosi pomodorini di Pachino. Non mancano fra i prodotti dell'orticoltura i legumi basilari nella cucina regionale. Oltre i tradizionali legumi diffusi anche nel resto d'Italia, le specifiche condizioni climatiche hanno permesso lo sviluppo di coltivazioni particolari e meno diffuse nella penisola come carrube e lupini. L'attenzione e lo sviluppo riservati alla produzione di legumi ha portato ad eccellenze quali la fava di Leonforte. Importante è la produzione dei carciofi di cui il territorio niscemese e il distretto agricolo di Cerda sono fra i più grandi produttori europei. Tra la frutta secca spiccano per qualità le mandorle, le nocciole ed il pistacchio - pregiato quello di Bronte - che sono alla base di molti prodotti dolciari. Un importante contributo viene anche dalla coltivazione intensiva di specie, una volta esotiche, come il kiwi di eccellente qualità e perfino di mango, nella zona di Fiumefreddo. La carota novella di Ispica, la ciliegia rossa dell'Etna coltivata nel comprensorio di Giarre, l'olio d'oliva dei Monti Iblei, dei colli nisseni e delle colline ennesi, il limone Interdonato della Messina jonica, il limone di Siracusa, il melone di Pachino e il pistacchio verde di Bronte sono prodotti a denominazione di Origine Protetta - Protezione Transitoria Nazionale con decreto ministeriale. Uno dei frutti più tipici è il "kaki" (in italiano caco o loto). Famosa per i suoi kaki è Misilmeri. Un'altra peculiare produzione siciliana è quella delle sbergie. Questo frutto, dolce e profumato, costituisce un endemismo che trova diffusione solo nella valle del Niceto.

La tradizionale coltivazione della vite consente la produzione di ottimi vini, sia rossi sia bianchi, che sono sempre più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. La produzione, pur notevole, stentava un tempo ad inserirsi nei mercati a causa della eccessiva frammentazione dei produttori e di imprecisi standard qualitativi; essa ha avuto una svolta decisiva a partire dagli anni novanta, quando l'impiego di nuove tecniche enologiche, i finanziamenti pubblici che hanno facilitato l'arrivo di grandi produttori di vino da altre parti d'Italia e anche dall'estero, la nascita di una scuola universitaria locale di enologi (Università di Palermo facoltà di Agraria con sede staccata a Marsala presso l'Istituto Agrario "A. Damiani"), hanno favorito la rinascita dei vini siciliani, già famosi in epoca romana, e la loro affermazione a livello internazionale delle sue D.O.C. e la nascita della D.O.C.G.Cerasuolo di Vittoria.

Tra i vitigni autoctoni più noti si annoverano i "rossi", come il Nero d'Avola, il Nerello Mascalese, il Frappato che concorre insieme al Nero d'Avola alla D.O.C.G. Cerasuolo di Vittoria, il Nerello Mantellato, il Nerello Cappuccio, il Perricone e il Nocera, ed i "bianchi", tra i quali il più noto è indubbiamente il Bianco D'Alcamo, la cui rinomanza è riconosciuta in tutto il mondo, l'Insolia, il Grillo, il Catarratto, il Grecanico, il Carricante, la Minnella Bianca, il Moscato di Pantelleria detto anche Zibibbo e la Malvasia delle Lipari.

Si coltivano e si imbottigliano inoltre, con notevoli risultati qualitativi, anche lo Chardonnay, il Sauvignon, il Merlot, il Syrah, il Cabernet, il Petit Verdot, il Pinot Noir e altre varietà alloctone.

Un importante e sempre più sviluppato settore è quello della coltivazione, in serra, di fiori pregiati, come ad esempio le orchidee, favorito dal clima caldo-umido che ha raggiunto e superato per produzione quello di altre regioni tradizionalmente produttrici. Oggi i fiori di Sicilia vengono acquistati e spediti in tutta l'Europa.

Inoltre è presente il mercato ortofrutticolo più grande d'Italia a Vittoria.

Nella piana di Gela viene coltivato anche il cotone; il prodotto siciliano costituisce il 78% della produzione nazionale.

Sono allevati ovini, caprini ed equini, mentre i bovini, un tempo presenti in numero limitato, oggi sono allevati soprattutto nella provincia di Ragusa, dove si allevano animali della razza frisona e razza modicana. Questi ultimi producono un latte molto sostanzioso, benché in quantità scarse rispetto ai bovini d'allevamento (è una razza semi-addomesticata), utilizzato principalmente nella produzione di formaggi freschi ("provole"), del piacentino ennese, con l'aggiunta di zafferano, o del caciocavallo ragusano, l'unico del genere in Sicilia ad avere meritato il marchio DOP. Una tipica razza di equini di razza sanfratellana viene allevata sui Nebrodi, nella zona di San Fratello, da cui prende nome. La superficie dedicata ai prati e ai pascoli in Sicilia raggiunge i 235 000 ettari.

La pesca costituisce una risorsa preziosa per la Sicilia, che è la prima regione italiana per quantità di prodotto catturato, per consistenza di flotta (33% della flotta peschereccia italiana) e numero di pescatori impiegati.

Molti sono i porti con estese flotte di navi pescherecce; tra questi il più importante è quello di Mazara del Vallo, il primo d'Italia con 27687 TSL (tonnellate stazza lorda) e 269 imbarcazioni da pesca. Sono importanti anche quello di Trapani, Scoglitti, Sciacca e Porticello, che superano i 130 motopesca iscritti nel compartimento. Altri porti sono il porto di Licata, Porto Empedocle, Marsala, Pozzallo, Lampedusa, Catania, Portopalo. Si pescano, oltre al pesce spada nella zona dello stretto di Messina, anche il tonno, le sardine, le alici e gli sgombri, ovvero il pesce azzurro tipico del Mar Mediterraneo, che consente di fornire all'industria conserviera la materia prima necessaria alla produzione del pesce in scatola e del pesce affumicato. Nel trapanese e a Marzamemi si produce la bottarga, che viene esportata anche all'estero.

A Mazara del Vallo ma anche in altre zone marine della costa mediterranea della Sicilia, si pratica l'allevamento di pesci come spigole, orate, tonni (ingrasso); a Ganzirri, nella zona nord di Messina, quello di ostriche e mitili. Inoltre a Trapani sono ben note le saline da cui sin dall'antichità si produce finissimo sale marino.

Uno dei due Piloni dello Stretto, si tratta del Pilone di Torre Faro, posto nella striscia di terra dell'isola siciliana più a nord-est
Un elettrodotto che supera lo stretto di Messina esporta dalla Sicilia una parte dell'energia elettrica che in essa è prodotta, ma soprattutto consente alla regione di ricevere oltre la metà dell'energia proveniente dal nord Europa, richiesta dai 5 milioni di abitanti siciliani. L'energia principale, più una parte di quella ausiliaria prodotta dalle centrali energetiche della regione, viene utilizzata nelle città e per le linee ferroviarie elettrificate da 3 kV. Dalla società di sviluppo e gestione di elettrodotti Terna si farà un secondo elettrodotto tra Sorgente e Rizziconi nonché il potenziamento della rete della regione fino a 380 kV.

Anche se le centrali tradizionali sono abbastanza diffuse e hanno una buona produzione, le fonti alternative, nonostante le enormi potenzialità in merito che ha la Sicilia, sono ancora poco diffuse: sono sperimentali alcune centrali eoliche, mentre verrà presto attivata ad Enna, nel Polo Industriale del Dittaino, una centrale utilizzante le biomasse per produrre energia a bassi costi, il primo impianto di questo tipo esistente nell'Italia meridionale.

Nei pressi di Adrano, tra il 1981 e il 1987, venne costruita dall'Enel, nell'ambito di un progetto europeo, la Centrale Solare Eurelios che erogava 1 Megawatt di potenza; la centrale poi rimase inutilizzata. Nel 2011, Enel Green Power ha avviato lo smantellamento della centrale solare termica Centrale Solare Eurelios per fare spazio ad un impianto fotovoltaico; a lavori ultimati il nuovo impianto sarà in grado di generare 14 milioni di kWh (il fabbisogno di consumo di oltre 5 mila famiglie).

Negli anni novanta è stata costruita, nella zona di Sortino, una centrale idroelettrica che produce energia utilizzando un salto di oltre 100 metri creato fra due laghi artificiali costruiti appositamente. Questa centrale, la prima nel suo genere, fu costruita per poter sostenere i massicci consumi diurni delle industrie della zona di Priolo. Il bilancio energetico della centrale è decisamente negativo, ma permette di accumulare energia in esubero prodotta di notte, per pompare l'acqua al bacino superiore e poi l'acqua viene utilizzata di giorno per produrre energia a sostegno dei consumi diurni delle industrie della zona. Entrata in servizio nel 1989, è situata nella valle dell’Anapo, nel comune di Priolo Gargallo. Il serbatoio (lago) superiore raccoglie anche le acque del bacino idrografico superiore dell’Anapo, con un volume di 5,6 milioni di m3. Ha una potenza efficiente di 500 MW ed una potenza di pompaggio di 580 MW, grazie a 4 gruppi turbina/pompa reversibile da 125 MW in produzione e che assorbono 145 MW in pompaggio. Il salto tra i serbatoi è di circa 312 m.

Nonostante la regione non abbia livelli di industrializzazione paragonabili a quelli del Nord Italia, tuttavia presenta complessivamente un apparato industriale più vivace del resto del Sud Italia grazie anche alla presenza dei più grandi stabilimenti del meridione e di numerosi distretti industriali, concentrati nella piana di Gela, nei pressi di Augusta, Siracusa, Milazzo ed Enna (area industriale del Dittaino) con industrie di trasformazione chimica petrolifera, energetica, elettronica ed agroalimentare.

Tuttavia Palermo e Catania sono le città che presentano più di un distretto industriale. In particolare la città di Catania presenta ben tre grandi distretti industriali specializzati in quasi tutti i settori, dall'agroalimentare alla meccanica, dall'elettronica alla chimica. Da ricordare è inoltre una quarta area d'eccellenza sempre nei pressi di Catania, la cosiddetta "Etna Valley" ovvero una grande zona industriale all'avanguardia per la produzione elettronica.

In Sicilia vengono sfruttati i giacimenti di petrolio e metano di Ragusa.

Le miniere di zolfo delle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento sono state chiuse, a partire dalla metà del XX secolo, a causa della forte concorrenza dello zolfo americano estratto con il metodo Frasch e quindi venduto a prezzi notevolmente più bassi; il diverso processo estrattivo in Sicilia era divenuto troppo costoso e perciò scarsamente remunerativo. Altre miniere di sali potassici, utilizzati in vari settori dell'industria, sono state chiuse, alla fine degli anni ottanta, nel territorio della provincia di Caltanissetta essendo divenuta più conveniente economicamente l'importazione dall'Est europeo. In passato, erano fiorenti anche l'estrazione del gesso e della pietra-pece nel ragusano (per l'estrazione di idrocarburi) anche queste però sono state marginalizzate nel corso del Novecento.

Importante è attualmente, dal sottosuolo siciliano, l'estrazione del petrolio in terraferma dai pozzi di Ragusa. Altri pozzi sono stati trivellati, negli anni novanta al largo delle coste meridionali siciliane, nel Canale di Sicilia dove sono state installate alcune piattaforme petrolifere visibili al largo di Ragusa (Piattaforma Vega). Sono presenti anche giacimenti di gas metano. Da rilevare l'estrazione del famoso Perlato di Sicilia, che fa di Custonaci uno dei più importanti bacini marmiferi in Italia.

L'industria del turismo è un'attività in crescita, favorita dalla presenza sul territorio di numerosi siti archeologici (Morgantina, Segesta, Selinunte, Valle dei Templi e Villa del Casale) e di bellezze artistiche e naturali che suscitano l'interesse dei visitatori. Una grande importanza ha il turismo balneare: celebri attrattive sono le variegate coste e le isole minori.

Negli ultimi anni si è investito sulla capacità ricettiva di strutture alberghiere, favorendo un incremento delle presenze nell'isola, che nell'estate 2006 hanno raggiunto un livello record. Gli arrivi turistici nel 2007 sono stati di 2.847.575 italiani e 1.766.763 stranieri.

La Provincia di Messina, con circa 5 milioni di presenze turistiche annue, è la prima in Sicilia e tra le prime nel Sud Italia. Oltre alle ben conosciute mete turistiche e rinomate località, come Taormina, Isole Eolie, Erice, Isole Egadi, Cefalù, Monreale, Palermo e alcuni suoi borghi marinari come Mondello e Sferracavallo, nel catanese Catania, Acireale e Caltagirone, nel ragusano Ragusa e Modica, nell'ennese Piazza Armerina, nel trapanese San Vito Lo Capo e nel siracusano Noto e Siracusa, l'entroterra siciliano è ricco di storia, di tradizioni, ma anche e soprattutto di arte, cultura, fortezze, teatri, chiese, palazzi, castelli, necropoli, boschi e bacini naturalistici d'importanza, elementi caratterizzanti le aree interne della regione.

Lo sport in Sicilia si è sviluppato ad un certo livello solo dal secondo dopoguerra in poi. Resistono tuttora alcuni sport tradizionali, come l'antinna a mari e il liu-bo, ma per quanto riguarda gli sport famosi a livello internazionale solo recentemente si è arrivati al livello degli altri atleti nazionali.

Per quanto riguarda gli atleti, il primo oro alle Olimpiadi è merito di Francesco Gargano, per la sciabola ad Anversa nel 1920. Vuelta a España 2010, Il Giro d'Italia 2013, e la Tour de France 2014 sono stati vinti dal messinese Vincenzo Nibali.

Negli sport a squadre, il primo scudetto risale al 1978, con la conquista del campionato italiano maschile di pallavolo da parte della Paoletti Catania. Da allora nei 30 anni successivi (fino a tutto il 2008) le squadre siciliane si sono aggiudicate in tutto 49 edizioni dei campionati nazionali (ma tra questi solo 8 volte a livello maschile) nei vari sport di squadra.

Il calcio è lo sport più seguito. Esso sbarcò in Sicilia alla fine dell'Ottocento, grazie ai marinai delle navi mercantili inglesi che ingaggiavano vere e proprie sfide con i portuali negli spiazzali dei porti di Palermo e Messina. Il primo derby nell'isola risale al 18 aprile 1901, giocato tra l'Anglo Palermitan Athletic e Messina Football Club, conclusosi con la vittoria per 3-2 dell'Anglo Palermitan. Nel 2006-2007, per la prima e unica volta nella storia della Serie A a girone unico, le tre maggiori squadre siciliane hanno giocato tutte insieme: Unione Sportiva Città di Palermo (miglior risultato nella massima serie: 5º, per tre volte), Football Club Messina Peloro (7º) e Calcio Catania (8º). Il Palermo ha disputato anche alcune edizioni della Coppa UEFA. La stagione calcistica 2015/2016 vede cinque squadre siciliane giocare nelle serie professionistiche: Palermo in serie A, Trapani in serie B, mentre Catania, Akragas e Messina in Lega Pro.

Negli altri sport di squadra, la compagine più medagliata di sempre è l'Orizzonte Geymonat Catania, che ha finora vinto 19 scudetti (di cui 15 consecutivi) nel Serie A di pallanuoto femminile, Ha inoltre vinto 8 Coppe Campioni 21 super coppa len e 2 coppe Italia Altre squadre da ricordare sono il CUS Catania (13 scudetti tra hockey e canoa-polo) e l'Ortigia Siracusa (3 scudetti nella pallamano).

L'unica competizione europea è stata vinta dalla Trogylos Priolo (2 scudetti e un'Eurolega nella pallacanestro femminile). Nella pallacanestro da ricordare anche l'Orlandina Basket, la più importante e vincente squadra siciliana di tutti i tempi,militante in serie A. Il club di Capo d'Orlando è quello che è stato più stagioni in serie A1 e ha anche registrato record nazionali (massime vittorie stagionali in un campionato professionistico, 27 su 30) e internazionali (città più piccola d'Europa con una squadra militante nella massima categoria), mentre la prima a disputare l'A1 è stata la Pallacanestro Trapani.

Da ricordare anche nel rugby l'Amatori Catania che ha avuto ottimi piazzamenti nella massima serie. Nel football americano c'è da ricordare gli Elephants Catania che hanno giocato 2 finali del Superbowl italiano.

L'evento internazionale più seguito sin dai primi anni del Novecento, è sicuramente la Targa Florio tra le strade di Caltanissetta e Palermo. Evento automobilistico conosciuto in tutto il mondo fin dalla sua nascita nel 1906, dagli anni settanta tale corsa, per problemi di sicurezza, si trasformò in rally di interesse locale o nazionale così da essere declassata a livello internazionale. L'evento internazionale che è stato per anni l'appuntamento fisso della Sicilia è stato il Gran Premio di Formula 2 (poi Formula 3000) all'autodromo di Pergusa, che tuttora è chiuso. L'evento più importante in assoluto probabilmente è stata la XIX Universiade, ospitata nel 1997 tra Palermo, Catania, Messina e altri centri minori. Segue l'Europeo femminile Italia 1968 di pallacanestro, disputato a Messina, Ragusa, Catania e Palermo. Nel 2003 Catania è stata la sede dei Giochi Mondiali Militari e nel 2006 ha ospitato il Campionato Europeo di hockey su prato.

Per quanto attiene l'atletica leggera, l'evento più conosciuto a livello internazionale è sicuramente il Trofeo Sant'Agata di corsa podistica su strada che si corre tutti gli anni il giorno 3 febbraio per le strade del centro di Catania. Nelle sue 47 edizioni, ha visto fra i partecipanti Stefano Baldini vincitore della maratona all'Olimpiade di Atene 2004.

Nel 1994 si sono tenuti in Sicilia il Campionato del mondo di ciclismo su strada e i Campionati del mondo di ciclismo su pista: Catania ospitò le prove a cronometro su strada, Agrigento quelle in linea su strada e Palermo quelle su pista. Altri eventi di rilievo sono state le 3 partite dei Mondiali di calcio Italia 1990, ospitate allo Stadio La Favorita di Palermo (Olanda-Egitto 1-1; Eire-Egitto 0-0; Olanda-Eire 1-1). Nel 2005 e 2006 Trapani ha ospitato le regate Act 8 & 9 della Louis Vuitton Cup. Nel 1999, 2006 e 2011 Palermo ha ospitato i Jeux des îles, dei quali la Sicilia è prima per numero di edizioni vinte.



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