IL GIOCO DELLE BOCCE
Il gioco delle bocce ha una tradizione antichissima: in Turchia sono state ritrovate alcune sfere in pietra antenate delle attuali bocce, che risalgono circa al 7000 a.C.; anche in Egitto sono stati trovati degli oggetti simili in una tomba, risalenti al II millennio a.C.
Ippocrate (460-377 a.C.) nei suoi trattati medici lo consigliava per scopi salutistici, mentre Oribasio di Pergamo, vissuto a Bisanzio nel 4° secolo d.C., lo raccomandò come rimedio contro la fiacchezza dei muscoli; egli si riferiva, però, a una disciplina che aveva maggiore affinità con il lancio del peso in quanto si trattava di gettare il più lontano possibile sfere di vario diametro e colore.
I romani trasformarono la pratica delle bocce da semplice manifestazione di forza in una prova di abilità: bisognava avvicinare le pietre a un punto fisso. Il gioco era sicuramente in uso già nel 3° secolo a.C., conosciuto come 'lancio delle pietre'. A Pompei, in un locale poi chiamato bocciodromo, furono scoperti durante gli scavi un pallino e otto bocce. Sembra che anche i legionari, nel corso delle campagne nelle Gallie, si divertissero con accanite partite sugli spalti delle fortificazioni. Ai tempi dell'Impero furono adottate le prime bocce in legno (pilis ligneis ludere); Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.) ne possedeva un pregiato set in radica d'ulivo. I romani ereditarono dai greci il concetto delle bocce a scopi di medicina preventiva. Claudio Galeno, medico vissuto nel 2° secolo d.C., le consigliava ai giovani e ai vecchi e sulla stessa strada si pose Clemente Alessandrino (150-215 d.C.), il quale accentuò la valenza pedagogica.
La pax romana diffuse il gioco in Occidente. Nel 611 in Inghilterra si praticava un passatempo denominato bowls, simile a quello dei romani e che ha mantenuto il suo nome inalterato fino a oggi. Nel 13° secolo le bocce erano diffuse nell'intera Europa nordoccidentale; un manoscritto di quel periodo, conservato alla Royal Library di Windsor, presenta un disegno con due giocatori che mirano a un pallino (jack), che è poi una piccola pigna; nel 1299 a Southampton nacque quello che possiamo considerare il primo club boccistico, l'Old bowling green. Nel Duecento in Italia si giocava un po' dappertutto con bocce di legno o d'argilla; a Firenze, luogo di pratica quotidiana era la piazza delle Pallottole, mentre a Trieste era in voga l'antico gioco delle 'lavre', con selci piatti. Nel corso del 14° secolo la popolarità delle bocce cominciò a impensierire i monarchi, che preferivano vedere i loro sudditi e soldati impegnati in attività più convenienti alla difesa del reame. Scattarono divieti da parte del re di Francia Carlo IV (1294-1328) e poi del re d'Inghilterra Edoardo III (1312-1377). Carlo V detto il Saggio (1338-1380), re di Francia, confermò l'ostracismo ai passatempi non propriamente militari. Le bocce erano sconsigliabili perché si diceva che innescavano risse furibonde e con le scommesse provocavano salassi nelle borse dei contendenti. Nonostante i divieti, tuttavia, durante i secoli 14° e 15° le bocce aumentarono il raggio di diffusione. Gli umanisti del Quattrocento ne rivalutarono la pratica in quanto igienica e salutare.
Nel Cinquecento bocce e pallini furono costruiti con diversi tipi di legno e in alcuni luoghi invalse l'uso di appiattire leggermente le biglie per farle rotolare con una traiettoria curva. Sul finire del Seicento gli inglesi, per volontà del re Carlo II, dettarono norme precise con regole tecniche e modalità di svolgimento riguardanti luoghi, orari e tipo delle scommesse. Nel corso di questi due secoli il gioco si affermò in modo dirompente coinvolgendo tutte le classi sociali, dal popolino fino alle corti nobiliari, pur continuando a essere oggetto, soprattutto in Inghilterra, degli strali delle autorità e delle condanne dei religiosi, soprattutto i puritani, per il carattere negativo inerente all'azzardo. Malgrado ciò, nelle locande e nelle birrerie gli uomini si dilettavano all'interno dei locali con i dadi e le piastrelle, mentre all'esterno c'erano i campi per le bocce e i birilli.
Nelle Fiandre e in Francia bocce e birilli diventarono i passatempi all'aperto dei contadini, ma furono anche molto apprezzati dai ceti intermedi e dai nobili. Già nel Cinquecento le boules avevano preso piede nei verdi viali interni dei bastioni di Parigi, e da questa usanza nacque il nome boulevards (boules verds "bocce verdi"). Un momento di difficoltà sopraggiunse nel 1638 allorché Luigi XIII proibì di giocare nel centro di Parigi. Il 18° secolo si aprì con l'interdizione del Sinodo di Parigi, rivolta a tutti coloro che indossavano l'abito talare. Quanto la pratica fosse diffusa nel secolo dei Lumi è testimoniato dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert (1751), che fornisce una descrizione accurata del gioco e ne illustra le regole fondamentali.
Similmente, in Italia le bocce conobbero ampia diffusione ma ci furono anche divieti locali. In Piemonte, a Chieri e nel Pinerolese, era popolare il ludus ad ballas, con partite talmente rumorose che spesso i contendenti dovevano sloggiare dalla piazza antistante la chiesa dove erano soliti esibirsi. A Roma, a piazza Navona, c'era un pallaio sterminato invaso quotidianamente da centinaia di persone. Nel 1753 a Bologna uscì un manuale, il Gioco delle bocchie di Raffaele Bisteghi, primo esempio di regolamentazione in lingua italiana. Il gioco intanto si diffondeva anche in Sudamerica.
Nel corso del 19° secolo il gioco venne codificato in maniera più precisa e caddero numerosi divieti che ne rendevano disagevole la pratica nelle città. Nel 1845 in Inghilterra, sotto il regno della regina Vittoria, venne promulgato il Gaming Act, che riammise nell'ambito della legalità le bowls. Quattro anni dopo fu affidato allo scozzese W.W. Mitchell il compito di redigere un codice, tuttora adottato nel Regno Unito e nel Commonwealth. Ma fu soprattutto il Sud dell'Europa a guidare lo sviluppo del movimento boccistico. Intorno alla metà del secolo ci fu un fervore di iniziative in tutta l'area continentale mediterranea e in particolare nel Sud-Est della Francia e nel Nord-Ovest dell'Italia si svolsero le prime gare con la partecipazione di giocatori da località lontane; i montepremi erano costituiti da prodotti gastronomici o da animali di fattoria.
Dapprima la Francia e subito dopo l'Italia furono i paesi che per primi si adoperarono per trasformare il gioco in uno sport. Si ebbero così la nascita delle società, la loro unione in un'organizzazione che sovrintendesse all'attività agonistica, la certificazione e il rispetto di regole il più possibile comuni. Nel 1873 vide la luce a Torino la prima società della penisola, la 'Cricca bocciofila dei martiri'. La Liguria seguì il Piemonte sulla via dell'organizzazione territoriale. La nascita delle società bocciofile avvenne con qualche anno di ritardo rispetto alla Francia, dove le prime unioni di sodalizi si costituirono nel 1888. Ma anche nell'Italia centrosettentrionale sorsero società in molte città e villaggi e vi furono tentativi di collegamento tra le stesse per indire gare aperte a un numero sempre maggiore e vario di partecipanti. Negli anni Novanta dell'Ottocento il gioco dilagò nelle campagne. Il decollo della prima industrializzazione ne accelerò la diffusione poiché gli imprenditori vedevano con favore la pratica delle bocce nell'ambito dei circoli dei lavoratori. Si verificò una tendenza sempre più marcata a disporre il gioco all'interno di spazi delimitati e segnati, aumentarono la competitività e l'agonismo a scapito della spontaneità, si svilupparono criteri di selezione e sorsero le scuole boccistiche: la francese e l'italiana. La fama dei campioni attirò le folle. Giocavano un po' tutti, dall'analfabeta al letterato, dal possidente al diseredato. Il 1° maggio 1898, a Torino, alcuni sodalizi diedero vita all'UBP (Unione bocciofila piemontese) che nel 1900 organizzò un campionato a terne. Intanto le società liguri e piemontesi guardavano con interesse al regolamento francese, il lyonnais, adottato dal 1894. Oltralpe si giocava anche con il sistema denominato de berge, che prevedeva tiri radenti diritti o di sponda, ma il lyonnais dava la possibilità del tiro al volo, con una valenza più atletica e sportiva. In Italia si continuava 'al libero', senza steccati; inoltre ogni società aveva un proprio regolamento, per cui nelle gare intersociali si doveva trovare un accordo sulle regole, e ciò comportava discussioni e contestazioni a non finire. Nel 1904 l'UBP varò una normativa unificata che permise di razionalizzare l'attività agonistica.
Gli anni della Belle Époque registrarono un'ulteriore diffusione delle società bocciofile italiane, specialmente nel Centro-Nord. Nel 1914 l'Associazione bocciofila genovese, nata l'anno prima, organizzò una gara nazionale sul campo del Genoa cricket and football club. Campioni di quest'epoca pionieristica furono il genovese Federico Dondero, soprannominato 'il Cicagnino', Gio Batta Solari, detto 'Baciccia', e Francesco Edilio Canessa, chiamato 'il Poeta'. In Piemonte il gioco conobbe un'espansione maggiore rispetto al resto del paese.
Finita la Prima guerra mondiale, i tempi erano maturi per avviare un percorso che portasse alla nascita di una Federazione nazionale unica, così come negli stessi anni si verificò in Francia. Nel settembre del 1919 l'UBP mutò in UBI (Unione bocciofila italiana) e questa, subito dopo, organizzò il primo campionato tricolore. La competizione si svolse a Torino, sui campi tracciati della Cittadella, nella sola specialità individuale. Parteciparono 137 concorrenti e le partite videro la presenza dell'arbitro, figura che stava divenendo sempre più frequente. Vinse Giuseppe Mortara, il popolare 'Fum', che vestiva la maglia dello Sporting Gronda. Nel 1922 l'UBI, che contava 67 società piemontesi, liguri e venete, si scisse e a Torino nacque la FIB (Federazione italiana bocce). Nello stesso periodo, in Italia centrale il gioco era coordinato dalla Federazione sportiva bocciofila laziale, mentre in Puglia esisteva una Unione bocciofila salentina.
Nel 1923 due lionesi, Vincent Mille e Paul Cortieu, perfezionarono la boccia di metallo e fu introdotta la famosa integrale, con la quale i francesi dominarono lo scenario mondiale per lunghi anni. Nel giugno 1924 una rappresentativa italiana partecipò alla gara dimostrativa ai Giochi Olimpici di Parigi, confrontandosi con le squadre del Principato di Monaco e della Francia. Nel 1925 si svolse il primo incontro internazionale su suolo italiano, ospiti alcune formazioni transalpine. Nel 1926 a Torino e a Genova si tennero i campionati individuali e quelli a terne. In quello stesso anno l'UBI centrò due obiettivi importanti: la riunificazione con la FIB e il riconoscimento da parte del CONI. Con il moltiplicarsi delle adesioni di associazioni locali e federazioni regionali, si raggiunsero le 170 società affiliate e l'UBI adottò un regolamento unificato.
Nel 1929, in seguito al rivolgimento delle organizzazioni sportive messo in atto da Augusto Turati, segretario del Partito nazionale fascista, l'intero movimento boccistico passò dal CONI all'OND (Opera nazionale dopolavoro). Sorse la FIGB (Federazione italiana gioco bocce) che dal 1° gennaio 1929 fu una delle sei federazioni sportive poste sotto l'egida dell'OND, insieme al tamburello, al tiro alla fune, alla pallavolo, al canottaggio a sedile fisso e alla volata. Il declassamento fu dovuto anche al fatto che le bocce, inizialmente, non vennero viste di buon occhio dai funzionari fascisti, per i quali esse richiamavano vaghi echi socialisti: campi sterrati sorti presso le bettole dove, tra un bicchiere e l'altro, si tirava al pallino e si parlava di politica. Tuttavia, l'uscita dal CONI e l'ingresso nell'OND, se da un lato apparve ai più come una stroncatura, dall'altro contribuì a un maggiore sviluppo del gioco. Il primo effetto fu l'unificazione delle diverse realtà, essendo l'iscrizione alla FIGB obbligatoria. Quindi la Federazione affrontò il problema di dare un'impronta nazionale a uno sport che, proprio per la sua conclamata 'italianità', rifletteva la variabilità delle tradizioni locali.
L'impianto di nuovi campi, per iniziativa dei dopolavoro aziendali, favorì lo sviluppo di una rete di tornei a carattere provinciale con i giocatori divisi in tre categorie. Il movimento boccistico del dopolavoro divenne un meccanismo perfettamente collaudato, che nel 1935 giunse a contare 7000 sezioni e 100.000 tesserati. Le bocce entrarono nelle piazze centrali dei paesi, con il contorno delle fanfare e un'organizzazione che curava gli aspetti formali e disciplinari. Si disputarono regolari campionati nazionali. Nella seconda metà degli anni Trenta l'attività assunse un tono decisamente agonistico ed entrarono in uso le bocce sintetiche. Sorsero vari tornei di prestigio, tra cui quello internazionale di Sanremo (1937) sotto il patrocinio di Pietro Badoglio. Anche le donne si affacciarono alla ribalta. Fino alla caduta del Regime, le bocce rimasero lo sport più praticato in ambito dopolavoristico. I più forti giocatori furono piemontesi, liguri, lombardi, veneti, emiliani e toscani.
Nel 1945 l'OND si sciolse e le sue funzioni passarono all'ENAL (Ente nazionale assistenza lavoratori). Il periodo successivo fu per il movimento boccistico particolarmente travagliato. Rinacquero la Federazione di Torino e l'UBI (Unione bocciofila italiana) a Genova. Un'altra federazione boccistica, legata all'ENAL, prese vita a Milano. Tutte queste realtà si fusero poi nell'UFIB (Unione federazioni italiane bocce), che raggruppava i principali sistemi di gioco praticati in Italia: la 'raffa', diffusa su tutto il territorio, e il 'volo' che, saldamente radicato in Piemonte e Liguria, puntava all'aspetto agonistico. La sede centrale fu stabilita a Genova. I due sistemi furono coordinati dalla Sezione regolamento nazionale (raffa), con sede a Milano, e dalla Sezione regolamento internazionale (volo), a Genova. Il 25 novembre 1948 il CONI accettò l'UFIB come federazione aggregata, la quale entrò con 1283 società affiliate. Contemporaneamente l'ENAL faceva risorgere dalle sue ceneri la FIGB, raccogliendo sotto il suo ombrello organizzativo 900 società.
A livello internazionale nel 1950 sorse a Chiasso la Federazione boccistica internazionale, che curava la raffa. Intanto, già da sei anni era attiva la Confederación sudamericana de bochas e da quattro la Fédération internationale de boules, che raggruppava i paesi praticanti il volo.
Nel periodo che va dagli anni Cinquanta ai Settanta , durante il quale gli emigranti italiani, proseguendo un moto iniziato alla fine dell'Ottocento, diffusero il gioco in ogni parte del mondo, FIGB e UFIB si radicarono nel territorio e produssero campionati distinti; tuttavia soltanto la seconda partecipò alle rassegne iridate, che si disputavano con il sistema internazionale. Il 28-29 settembre 1951 l'Italia ospitò per la prima volta i Campionati del Mondo. A Genova, sui campi di Marassi, sette nazioni si confrontarono usando le bocce sintetiche italiane, accanto a quelle metalliche francesi: i due tipi vennero uniformati nel diametro e nel peso. La Francia dettò legge fino al 1957, quando, a Béziers, una quadretta formata da Motto, Chiusano, Granaglia e Bauducco conquistò la prima vittoria azzurra ai Mondiali. Nelle successive edizioni e per tutti gli anni Sessanta l'Italia salì più volte sul gradino più alto del podio.
Anche la FIGB organizzò gare internazionali e accolse con soddisfazione i molti appassionati della raffa che passarono dall'UFIB nei ranghi dell'ENAL. La differenza dell'attrezzo, boccia sintetica per la raffa e metallica per il volo, creò due scuole distinte. Aggiogata al carro francese, l'UFIB portò avanti una politica isolazionista per gli amanti del volo. L'ENAL, al contrario, gestì tre sistemi di gioco: il Nazionale, l'Internazionale e il Punto e volo nazionale, nato nel Nord-Est.
Il 27 settembre 1957 fu fondata la FIPJP (Fédération internationale de pétanque et jeu provençal), che coordinava il cosiddetto gioco 'a piedi fermi' con bocce metalliche di diametro e peso inferiori. Il 29 settembre 1960, in concomitanza con i Mondiali di volo, si tenne a Nizza il congresso della FIB. Essa riuniva dieci nazioni (Francia, Italia, Monaco, Belgio, Svizzera, Spagna, Lussemburgo, Marocco, Tunisia e Iugoslavia), organizzava i Mondiali a quadrette, con cadenza biennale, e la Coppa Principato di Monaco, valida come Campionato d'Europa.
Nel 1963 l'UBI fu finalmente riconosciuta dal CONI. L'evento produsse una scissione all'interno della FIGB. I 'volisti' e i 'puntovolisti' costituirono la FISB (Federazione italiana sport bocce) che cominciò a indire i propri campionati. La FIGB si diede uno statuto più moderno e mutò il nome in ENAL-FIGB. Nel 1972 sorse la FIGP (Federazione italiana gioco pétanque), che riuniva alcune migliaia di appassionati liguri e piemontesi.
Nel 1976 il Comitato olimpico internazionale decise di togliere il riconoscimento alla FIB, in quanto lo sport non era praticato da un numero sufficiente di nazioni.
Veniva intanto promosso un movimento di riunificazione tra l'UBI e la FISB. Nel luglio del 1978 le due federazioni si saldarono nella nuova Unione bocciofila italiana, comprendente 1600 società e 70.000 tesserati. Nel frattempo l'ENAL aveva chiuso i battenti. La FIGB, che raggruppava oltre 2000 società e 100.000 affiliati, nel 1979 aderì all'UBI. Il CONI fu favorevole all'operazione e riconobbe la nuova federazione. Con l'unificazione calò il sipario sui campionati italiani divisi per sigle e iniziò la corsa al tricolore per specialità: raffa e volo. Oltre all'UBI rimase in vita la FIGP, che aveva cominciato i suoi campionati a terne nel 1973. Dopo l'unificazione, la raffa acquisì ulteriore forza come disciplina agonistica.
Nel 1983 sorse la CBI (Confédération bouliste internationale) e venne organizzato il primo Campionato Mondiale. Scesero in gara 13 nazioni. L'Italia dominò il campo con i fuoriclasse Dante D'Alessandro e Bruno Suardi. In seguito altri campioni (Andrea Bagnoli, Cherubino Bertolatti, Riccardo Odorico, Claudio Ricci, Emiliano Benedetti) confermarono la validità della scuola italiana. Ai successi nella raffa si aggiunsero quelli nel volo. Negli anni Ottanta e Novanta si aggiudicarono la maglia iridata molti nostri esponenti nelle specialità coppie e quadrette: Nicola Sturla, Giancarlo Selva, Pasquale Bruzzone, Giorgio Cairoli, Adriano Aghem, Paolo Notti, Carlo Pastre, Giacomo Vottero, Piero Amerio, Carlo Ballabene, Loris Meret, Sergio Guaschino, Marco Ziraldo. Presero piede le competizioni per club e furono numerosi i personaggi famosi (per es., Papa Giovanni Paolo II e Sandro Pertini) che in vario modo contribuirono alla crescita del movimento. Questa trovò conferma, il 21 dicembre 1985, nella nascita della CMSB (Confédération mondiale sport boules) che riunì le federazioni internazionali del volo, della raffa e della pétanque e fu subito riconosciuta dal CIO.
Nel 1988 le federazioni italiane del biliardo e del bowling chiesero e ottennero di aggregarsi all'UBI, che aumentò il numero dei suoi tesserati a 200.000. Nel 1991 le bocce tornarono alla loro specificità e l'UBI cambiò la denominazione in quella attuale di FIB (Federazione italiana bocce).
L'ultimo decennio del 20° secolo ha visto un'accentuazione della valenza agonistica e sportiva. Nel 1993, a Montreal, si svolse il primo Mondiale femminile della raffa, vinto da Daniela Roda. Nello stesso anno, parallelamente ai Giochi del Mediterraneo di Montpellier, undici rappresentative nazionali si confrontarono nelle tre discipline. Nel 1995 la pétanque aderì alla Federazione italiana bocce. Due anni dopo le bocce entrarono come sport ufficiale ai Giochi del Mediterraneo di Bari, passo d'avvio verso un più ambizioso traguardo: l'ammissione ai Giochi Olimpici.
Notevoli successi sono stati conseguiti dall'Italia anche a livello femminile. La squadra italiana di raffa è salita sul podio più alto agli Europei del 1998, 2000, 2002 e 2003, e ai Mondiali di Ossana del 2001; nella stessa specialità nel 2001 ha conquistato il titolo mondiale Elisa Luccarini. Nel volo sono state protagoniste Ilenia Pasin, primatista mondiale del tiro progressivo, e Barbara Gerbaudo, vincitrice del titolo individuale iridato 2002 a Saluzzo e primatista nel tiro di precisione. Nello stesso Mondiale 2002 la medaglia d'oro a squadre è andata a Pasin, Gerbaudo, Laura Trova e Paola Mandola.
Nel 2003 la CMSB si è ulteriormente allargata con l'ingresso ufficiale della World Bowls, la Federazione internazionale che rappresenta il gioco delle bocce sull'erba, portando così a 99 il numero dei paesi aderenti.
Gli appassionati delle bocce sono milioni. Si gioca a raffa, volo e pétanque in 70 nazioni: dalla Russia al Canada, dall'Australia alla Cina, al Sudamerica. Il gioco è particolarmente diffuso in Europa e in Africa. L'Italia e la Francia sono le nazioni capofila e quelle che hanno conquistato il maggior numero di titoli. L'Ente internazionale che dirige è la CMSB, con sede a Montecarlo. Presieduta dal francese Alphonse Lagier-Bruno, comprende le federazioni delle specialità raffa (Confédération bouliste internationale, presidente il romano Romolo Rizzoli), volo (Fédération internationale de boules, presidente Lagier-Bruno), e pétanque (Fédération internationale de pétanque et jeu provençal, presidente Henri Bernard). Altri organismi sono l'EBA (European bowl association), fondata il 6 luglio 1995 al Foro Italico di Roma, e l'anglosassone BFA (Bocce federation of Australia) che s'interessa delle bocce giocate sull'erba.
La Federazione italiana bocce, con i suoi 120.000 tesserati (80.000 raffa, 35.000 volo, 2500 pétanque) e circa 3000 società, è tra le più consistenti federazioni sportive del CONI. Si possono stimare 3-4 milioni di praticanti sul territorio, di cui il 4% donne. Presieduta da Rizzoli, conta tre comitati tecnici di specialità, 20 comitati regionali e 120 provinciali. La stagione agonistica inizia il 1° novembre e termina il 31 ottobre. In tale periodo, oltre a manifestazioni di rilevanza (campionati italiani assoluti maschili, femminili, juniores, campionati di società, Coppa Italia), la FIB coordina e controlla circa 50.000 competizioni a livello provinciale, regionale e nazionale, che registrano la presenza di 8-10 milioni di giocatori.
Per molti anni la pratica delle bocce è stata associata a situazioni campestri, a scene d'osteria e di dopolavoro, alle carte e al vino, a una certa misoginia che faceva riunire gli uomini tra di loro, lontano dalle mogli e dalle compagne lasciate entro gli ambiti domestici: tutte cose che, pur favorendo il radicamento popolare del gioco, hanno creato un cliché difficile da dimenticare, offrendo un'immagine colorita e distorta del gioco stesso. Oggi le bocce non sono più una realtà da 'strapaese'. Se da un lato rimangono una delle forme ludico-ricreative più diffuse nei paesi latini, dall'altro lato hanno raggiunto livelli di formalizzazione e agonismo tali da poter rientrare a pieno titolo nel novero delle discipline sportive.
Quasi tutti possono prendere parte a questo sport, a prescindere dall'età e dalle capacità tecniche. Una pratica continua procura benefici psicologici e fisici: migliora la concentrazione, l'equilibrio generale e le capacità di sincronizzazione psicomotorie; rinforza i muscoli degli arti, quelli addominali e i dorsali. Non si può indicare un'età d'inizio precisa particolarmente proficua per la pratica. È chiaro tuttavia che per diventare campioni occorre allenare il braccio quando i muscoli e le capacità visive mantengono ancora intatte le loro potenzialità. Si può cominciare a giocare ed entrare nei circuiti agonistici minori a qualsiasi età; a livello ricreativo, poche ore alla settimana sono sufficienti a ritardare quei fenomeni di senescenza che insidiano il benessere dell'individuo.
Per tutti questi motivi, le bocce rimangono lo sport più apprezzato dagli anziani, e soprattutto dagli uomini, che riconoscono in esse un hobby piacevolmente tradizionale. Nei parchi, nelle piazze e nei giardinetti, all'interno delle parrocchie, fuori dei bar, in molte ville private e complessi condominiali, nei circoli e nei club sportivi in tutte le stagioni, o lungo le spiagge d'estate, è facile vedere campi di bocce, con il classico drappello di competitori e spettatori schierati attorno ai perimetri. In Italia, specie nel Nord, non vi è quasi paese senza una bocciofila. L'età media dei giocatori è di norma superiore ai 40 anni, tanto che si potrebbe pensare alle bocce come a uno sport di pertinenza, in campo medico, della geriatria. Tuttavia si possono vedere, specialmente nei circoli dediti alla disciplina, molti giovanissimi che si cimentano accanto ai più grandi. Così i giovani incontrano i meno giovani, evento raro nella società moderna, e mentre i primi imparano dai secondi, questi ultimi cancellano la solitudine e trasmettono le loro cognizioni generali sulla vita alle generazioni che crescono.
Un campo si può approntare ovunque con poca spesa e relativo spazio. È il cosiddetto impianto per l'attività di base. A un secondo livello si pongono i bocciodromi, cioè gli impianti per l'attività agonistica. Il terzo livello riguarda gli impianti per l'alta prestazione, con maggiori superfici per gli spogliatoi. Il bocciodromo, che raccoglie più corsie e permette lo svolgimento di partite in contemporanea, è la soluzione maggiormente diffusa. Ogni corsia, perfettamente livellata, ha una larghezza che va dai 2,5 ai 5 m e una lunghezza di 24-28 m. È prevista un'altezza libera sopra ogni pista di 4,5 m. I campi, di regola mai inferiori a quattro, sono cintati da tavole alte 25 cm, di legno o d'altro materiale non metallico. Le tavole dell'ultimo tratto del campo sono mobili per consentire l'ingresso di macchinari e giocatori disabili in carrozzina. Le tavole di testata, in gomma o materiale sintetico, sono appoggiate alle tavole laterali per mezzo di supporti, non aderenti alle stesse e al terreno: accorgimento essenziale per contenere il ritorno di bocce e pallino. Ai margini di ciascun campo sono presenti dei contenitori per le bocce. I campi sono contornati da una recinzione metallica o materiale trasparente (plexiglas). La presenza del pubblico è quasi sempre legata ai praticanti che, a rotazione, diventano spettatori. È sempre più diffuso l'utilizzo dei tabelloni elettronici segnapunti. Un campo, o corsia, è segnato con linee indelebili che corrono trasversalmente da un bordo all'altro: le linee A-A' indicano il limite più arretrato consentito ai giocatori; le linee B-B' (pedane) sono a 4 m dalla testata e indicano il limite massimo consentito all'atleta per i tiri di pallino, di accosto e di raffa; le linee C-C' sono a 7 m e indicano il limite massimo per il tiro di volo; le linee D-D' sono a 9 m e indicano il limite minimo della boccia nel tiro di raffa e il limite massimo dell'atleta dopo aver effettuato il tiro di accosto; le linee E-E' sono a 14 m e indicano il limite minimo che deve superare il pallino ogni volta che viene lanciato, nonché il limite massimo che l'atleta può raggiungere proseguendo la sua rincorsa dopo il tiro di volo.
Nella raffa il terreno di gioco può essere di differente natura, ma nella maggioranza dei casi i campi si possono ricondurre a due tipologie: campi di materiale sintetico posato su un basamento in calcestruzzo, che prevede un leggero strato di sabbia sulla superficie; campi in terra stabilizzata, consistente in genere in una miscela di polvere di pietra, terra vegetale mista e sabbia fine. I campi in terra sono i più tradizionali, i sintetici stanno diventando molto numerosi per i bassi costi di gestione. Una variante è costituita dai sintetici smontabili, usati in occasione di grandi manifestazioni, di solito all'interno di un palazzo dello sport. I campi sono lunghi 24-28 m e larghi 3,5-5 m.
Nel volo il campo viene costruito con uno strato di materiale edilizio di recupero dello spessore di 150 cm, sopra al quale è steso uno strato di ciottoli e ghiaia di 30 cm. Copre il tutto un velo di 5 cm di sabbia e ghiaia. Nei due quadri dei '5 metri' viene sovrapposto uno spolvero di marmo macinato. La pista misura 27,50 m di lunghezza e 2,5-4 m di larghezza. I campi sono tracciati con un segno della bacchetta. Gli adiacenti sono distanziati tra loro 20 cm: ogni due campi è presente, per tutta la lunghezza, una corsia di 50 cm. A differenza della raffa, il volo non prevede alcun bordo laterale. L'altezza minima delle tavole di fondo è di cm 20. Sul campo sono indicate varie linee: le estreme in corrispondenza dei bordi di fondo campo; a 50 cm le due di fondo; a 2,50 m le due di massimo; a 7,50 m le linee 'piede di gioco'. La corsia centrale è lunga 12,50 m.
La pétanque adotta ogni tipo di superficie, di solito all'aperto. Il campo per le manifestazioni è un rettangolo di m 14x4. Non sono necessari né separatori né segnature. Recentemente sono stati approntati spazi al chiuso con terreni preparati.
Le bocce sono vendute in scatole da quattro pezzi, complete di panno per pulirle. Ve ne sono di due tipi, sintetiche e metalliche. La boccia sintetica venne brevettata nel 1929 dal torinese Giacomo Droetto. Oggi si producono sintetiche omogenee nel peso specifico, perfette nella sfericità di rettifica; le si può riempire con resina poliuretanica. Tutto questo conferisce alla boccia prestazioni di massima scorrevolezza e un effetto antirimbalzo su ogni tipo di terreno. Tra le metalliche, le migliori sono quelle in bronzo, siano esse riempite di materiali elastici, per 'bocciatori', oppure vuote, rivolte al mercato dei 'puntatori'.
Nella raffa le bocce e il pallino sono di vari colori e di materiale sintetico. Le bocce hanno un diametro di 104-111 mm e un peso di 860-980 g; il pallino ha un diametro di 40 cm e un peso di 60 g. Nel volo le bocce e il pallino sono in metallo, vuote o piene, con rigature esterne; hanno un diametro di 90-110 mm e un peso di 900-1200 g.; il pallino ha un diametro di 35-37 mm. Nella pétanque le bocce, metalliche, hanno un diametro di 7,05-8 cm e un peso compreso tra 0,650 e 0,800 kg; il pallino, di legno, ha un diametro di 25-35 mm.
Nelle competizioni è obbligatoria la divisa sportiva. Essa è composta dalla maglia o tuta sociale, eventuale giubbotto, pantaloni lunghi (o gonna per le donne), a esclusione dei blue jeans; le scarpe sono bianche di pelle o di tela, provviste di suola in gomma antisdrucciolo. È preferibile usare maglie di lana o cotone e indossare calzoni che non oppongano resistenza alla mobilità delle articolazioni; perfino la cintura deve essere morbida, mai rigida. Completano il corredo un berretto con la visiera e un asciugamano.
Una partita di bocce si compone di un numero indefinito di giocate; per 'giocata' s'intende una successione di colpi il cui numero corrisponde alle bocce a disposizione degli atleti. Al termine di ogni giocata si cambia testata. A ciascun giocatore è concesso 1 minuto per effettuare il colpo. In tutte le competizioni le partite si giocano da un minimo di 9 a un massimo di 15 punti, a seconda della specialità. Il computo si fa al termine di ogni giocata, assegnando 1 punto a ogni boccia più vicina al pallino rispetto alla migliore dell'avversario. Si dà inizio alla partita con il pallino posto al centro della zona valida della corsia. Il sorteggio designa la formazione che ha diritto alla prima boccia, oppure alla scelta della testata dalla quale cominciare la partita. Nelle successive giocate, il pallino è lanciato dalla formazione che ha acquisito i punti. Non si può lanciare la boccia prima che l'arbitro abbia attribuito o annullato il punto. Le posizioni delle bocce e del pallino sono segnate sul terreno mediante tratteggi ad angolo retto. Durante ogni giocata, la squadra che non ottiene il punto deve continuare a lanciare le bocce finché non riacquista il punto con la puntata o con il tiro. Quando una squadra non ha più bocce, l'avversaria gioca e cerca di realizzare altri punti. Lo fa puntando o tirando, se è il caso, alle bocce che glielo impediscono. Può anche mirare al pallino e in tale caso è obbligatorio annunciarlo. Esistono numerosi casi di sanzioni e penalità applicabili dall'arbitro e dalla commissione dei giudici di torneo.
Raffa. - La specialità prende il nome dal tiro di raffa, una bocciata con o senza l'ausilio del terreno. Il giocatore l'esegue dalla linea di pedana indicando all'arbitro i pezzi che intende colpire: pallino, boccia del punto, boccia del secondo punto ecc. Tutti i pezzi situati entro 13 cm da quello indicato sono validi. Il giocatore può andare a punto oppure fare il tiro di raffa o di volo. Le specialità sono tre: individuale, uno contro uno, quattro bocce per atleta; coppia, due contro due, quattro bocce per atleta; terna, tre contro tre, quattro bocce per atleta. Le partite terminano ai 12 punti; la finale arriva ai 15 punti.
Volo. - Il tiro di volo è l'elemento più caratteristico di questa specialità. Il gioco consiste nell'avvicinare la propria boccia al pallino, un'azione chiamata puntata. L'avversario punta a sua volta oppure cerca di togliere la boccia dell'avversario con un lancio a parabola che si definisce tiro. Si distinguono quattro specialità: individuale, uno contro uno, quattro bocce per atleta; coppia, due contro due, quattro bocce per atleta; terna, tre contro tre, quattro bocce per atleta; quadretta, quattro contro quattro, due bocce per atleta. Le partite si disputano di regola ai 13 punti, con il limite orario massimo di 4 ore. Le bocce lanciate vengono marcate sul terreno in maniera da ristabilire le posizioni avute prima di un tiro irregolare. Davanti alla boccia annunciata si traccia una riga di tiro, che dista 50 cm dalla boccia. Il tiro è regolare se il punto di caduta si trova entro 50 cm dal bersaglio; se invece il pallino viene toccato senza essere stato annunciato, lo stesso va riposizionato dove stava prima del tiro.
La specialità del volo comprende tre prove speciali: tiro di precisione, punto e tiro obbligati, tiro progressivo a navetta. Per il tiro di precisione sul quadro dei '5 metri', lungo l'asse longitudinale del campo viene posizionato il tappeto di gioco, nel quale sono ricavate 6 sagome con 11 bersagli. Le bocce-obiettivo sono bianche o giallo di legno, con un diametro di 36 mm. La boccia-ostacolo è rossa o nera, sintetica e del diametro di 95 mm. Il pallino-ostacolo è rosso o nero, in legno, con diametro di 36 mm. S'inizia con il giocatore che ha due bocce a sua disposizione e con il pallino da 3 punti in posizione. Nella seconda posizione viene collocata una boccia con valore di 1 punto; e così via, con vari punteggi fino alla decima posizione. Il regolamento annulla il tiro se la boccia colpisce l'ostacolo o il tappeto. I 22 tiri ai bersagli sommano un limite di 68 punti. Nel punto e tiro obbligati si gioca con quattro bocce per giocatore, un pallino, una bacchetta e un compasso. Viene lanciato il pallino nel quadro dei '5 metri'. Dal punto in cui si ferma, l'arbitro traccia un cerchio di 70 cm. Alternativamente, i giocatori puntano o tirano le bocce: 4 al punto e 4 al tiro. Ogni boccia nel cerchio guadagna 1 punto. Ogni tiro valido, che va a colpire la boccia nel cerchio, guadagna 1 punto. La boccia tirata che, dopo aver colpito, rimane nel cerchio guadagna 2 punti. La boccia puntata che si ferma a meno di 5 mm dal pallino guadagna 5 punti. La boccia puntata che resta fuori dal cerchio prende 0 punti. Se il puntatore non ha più bocce a disposizione, il tiratore può mirare al pallino con un guadagno di 2 punti. Per lo svolgimento del tiro progressivo a navetta si posizionano due tappeti nei quadri dei '5 metri'. Il tappeto consente di collocare la boccia-obiettivo in sei posizioni diverse, partendo da quella più prossima al tiratore. La boccia-bersaglio è in materiale sintetico, bianca o gialla di 100 mm. Sono necessari due portabocce alti 60-80 cm. La prova dura 5 minuti. Ogni boccia colpita vale 1 punto, ma nel cadere la boccia lanciata non deve toccare il tappeto. Il tiratore, in calzoncini e maglia senza maniche, si muove sul campo avanti e indietro, correndo costantemente. Infatti il bersaglio, allorché colpito, viene spostato nelle posizioni successive. Si giunge alla posizione 6, per regredire alla 1 e così via, per il computo totale del tempo. Si tratta di una combinazione tra lo sport delle bocce e la corsa, scandita dal conteggio alla rovescia dei secondi.
Pétanque. - La pétanque è la versione 'a piè fermo' del volo. Il gioco consiste nel tracciare un cerchio del diametro di 35-50 cm, entro il quale si pone il giocatore per il lancio del pallino, che deve andare a una distanza minima di 6 m e massima di 10. La maggiore difficoltà sta nell'immobilità dei piedi sul campo, dal quale non si può uscire fino a quando la boccia abbia toccato il terreno o colpito il bersaglio. Si distinguono tre specialità: individuale, uno contro uno, tre bocce per atleta; coppia, due contro due, tre bocce per atleta; terna, tre contro tre, due bocce per atleta. Le partite si giocano ai 13 punti.
Passando dalle bocce in legno rotolate o lanciate sotto i pergolati ai moderni materiali sintetici, con l'introduzione del cronometro e le bocce riempite di materiale elastico, lo sport si è molto perfezionato nella sua fase tecnica e agonistica. Per emergere, al giorno d'oggi, bisogna condurre una vita da atleta, con alimentazione regolata. L'avvento delle superfici sintetiche ha favorito un più alto grado di spettacolarità. Sul sintetico le capacità individuali vengono esaltate nella massima misura possibile, tanto da determinare un rapido processo evolutivo che sta portando le bocce verso il traguardo del riconoscimento come disciplina olimpica. I campioni sono più giovani rispetto al passato, soprattutto in quelle specialità che presuppongono la ricerca del record (tiro di precisione, progressivo e combinato), discipline dove, se non si è atleti al 100%, difficilmente si può vincere. Il gioco tradizionale ha visto, nel corso del Novecento, prevalere due scuole di gioco: la francese e l'italiana. Altre forze, come quella rappresentata dai paesi slavi, si sono affacciate recentemente sulla ribalta.
I due fondamentali sono il tiro o bocciata e il punto di accosto o puntata. I colpi della puntata sono il punto strisciato e il punto a mezza alzata. Si eseguono con la tecnica sopramano, cioè ponendo il palmo della mano alla base della boccia. L'accosto può essere effettuato da fermo o in movimento, con il piede opposto alla mano che lancia o con il piede corrispondente. Nell'accosto da fermo non sono ammessi passi, e il colpo è esclusivamente a carico del braccio disteso. L'accosto in movimento è più difficile dal punto di vista della coordinazione, in quanto molti muscoli concorrono al gesto. Con entrambe le tecniche, il segreto sta nel giocare a mano liscia, ossia lasciando andare la boccia diritta senza toccarla con le dita. In qualche caso bisogna saperla aiutare, per es. con la tecnica detta 'mezza mano', eseguita in modo che la boccia abbandoni la mano non davanti ma di fianco, ricevendo un effetto di rotazione. Nella strisciata è importante far sì che la boccia fili scorrevole, senza rimbalzelli. Nella mezza alzata, la boccia plana sul terreno con una certa dolcezza. Per avvicinare il pallino, dovendo entrare dentro una complicata barriera di bocce amiche e avversarie, il giocatore valuta la traiettoria lineare e non imprime effetto; oppure sceglie una traiettoria curva a rientrare verso il centro del campo, usando le dita per imprimere la giusta rotazione, o magari sfruttando la sponda. Un'altra possibilità è la tecnica di appoggio, che usa una determinata boccia come meta terminale della giocata. Infine, il puntatore può effettuare l'alzata, cioè il lancio deciso in alto della boccia, ma solo in particolari circostanze di gioco e di terreno.
Nel tiro si possono usare sia la presa sottomano, con il palmo rivolto verso il basso, sia quella sopramano. I colpi sono eseguiti portando avanti il piede corrispondente alla mano che tiene la boccia o il piede opposto. Il giocatore sceglie di fare uno, due, tre o quattro passi, sempre rimanendo dentro il limite di tiro della specialità in cui sta gareggiando. La differenza sostanziale tra il tiro di volo e quello di raffa sta nel fatto che, nella raffa, la boccia deve toccare terra molto prima che nel volo. Questo fa sì che il lancio preveda minore slancio e impiego di forza fisica. Nel tiro di volo, che di solito si esegue con i classici quattro passi e il sottomano, la boccia può cadere prima e proseguire la sua corsa verso il bersaglio (calcio), oppure disegnare una parabola sul campo fino al bersaglio stesso. Se lo colpisce lateralmente, l'azione si dice 'smezzare'. Se lo centra in pieno e la boccia ne prende il posto, il giocatore ha realizzato un fermo o carreau o resta, che diventa mezza resta nel caso la boccia si fermi a poca distanza dal punto che occupava il bersaglio. Se il giocatore sbaglia il tiro, la boccia si dice corta o lunga. Essa prende 'più terra che bocce', nel caso atterri in punta di bacchetta; 'fa un salame', allorché cade molto distante dal bersaglio. Discendendo la scala dei valori che caratterizzano la bocciata mandata bene a segno, al primo posto c'è quindi il carreau, seguito dalla bocciata 'in bacchetta', che spazza via il bersaglio dopo aver atterrato a poca distanza da esso, e poi da quella a 'calcio di coniglio', che dà al bersaglio un leggero buffetto e ottiene con il minimo sforzo l'obiettivo massimo di togliere il punto. Ma la bocciata più difficile e affascinante in assoluto è la cabecera, che si realizza quando il giocatore centra di rimbalzo il bersaglio sfruttando la tavola di fondo, che viene colpita direttamente con un lancio capace di coprire tutto il campo nella sua lunghezza.
Il tiro è l'elemento più spettacolare nello sport delle bocce. La capacità di colpire un oggetto con un lancio a parabola sottintende un calcolo elementare di balistica, risolto in perfetta armonia grazie alla coordinazione occhio-mano. Il colpo d'occhio, il polso fermo, validi bicipiti e un grande tempismo sono le doti caratteristiche di un buon tiratore. Quando si gioca all'aperto e senza limiti, bisogna saper valutare anche i fattori esterni e quasi imponderabili che il terreno non cintato propone: una brezza di vento che cambia capricciosamente di direzione, la pendenza del terreno e gli ostacoli naturali. Al chiuso o, comunque, in campi regolari, il discorso si fa più lineare, le situazioni sono più prevedibili. Emerge per intero il valore tecnico, nonché la qualità della resistenza. A volte, per vincere un torneo, bisogna giocare otto o nove partite quasi senza interruzioni. Soprattutto nella specialità del volo, il giocatore si distingue per lo stile personale diverso dagli altri nella posizione di partenza, nella ricorsa e nel lancio della boccia. Spesso le differenziazioni sono influenzate dalla conformazione morfologica. Un giocatore non forte fisicamente, o d'età avanzata, tenderà a servirsi più dell'accosto che della bocciata, cercando complicate azioni di carambola rese possibili dalla sua esperienza. Un giovane saprà eccellere invece nella bocciata, e magari nelle specialità molto atletiche del tiro di precisione e del tiro progressivo. Le ultime due, a ben vedere, sono discipline a sé stanti: quasi un altro sport, nel variegato panorama agonistico delle bocce. Per i seniores, il tiro di precisione e quello effettuato con il sistema 'a navetta' richiedono continuità di rendimento nell'arco di una gara che impegna strenuamente. La preparazione psicofisica è alla base del rendimento e solo l'alta specializzazione può permettere una valida tenuta.
Nelle competizioni a squadre la divisione dei ruoli porta a una differenziazione tra il puntatore, cioè l'esperto accostatore, e il bocciatore. Spesso, a seconda delle esigenze, nelle gare di terna o quadretta si cambia il turno di tiro, poiché i giocatori migliori sanno destreggiarsi nell'una e nell'altra situazione tecnica. Per vincere si deve cercare di non osare troppo, sfruttando le incertezze degli avversari al momento giusto. Si può attaccare con un ritmo molto aggressivo di bocciate o giocare sulla difensiva, individuando e colpendo i punti deboli del team che si ha di fronte. A parte gli assemblaggi messi su per i confronti internazionali, nelle competizioni a livello minore si registra sovente la vittoria di formazioni affiatate, abili sotto il profilo strategico e composte da specialisti piuttosto che da individualisti.
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