LE BALERE



La prima balera documentata è quella che il violinista Carlo Brighi (detto zaclén, "anatroccolo") aprì sulla fine del XIX secolo a Gatteo (FC), chiamata il Capannone Brighi.

La parola balera viene usata in Emilia anche per indicare solamente la pista da ballo quando questa viene montata all'aperto: quelle vecchie sono formate da pannelli di assi di legno che si incastrano uno nell'altro, quelle nuove sono in metallo.

La balera nasce negli anni '50, anzi il nome balera era tipico della Romagna, in altre regioni era semplicemente la sala da ballo “. Ci si andava per ballare: l'orchestra che suonava dal vivo, le mamme che si sedevano sulla sedia accanto alle figlie con l'occhio attento alla sorveglianza. Ma negli anni '50 e primi '60 c'era anche la figura (poi scomparsa) del caposala che controllava che uomo e donna ballassero a distanza. C'erano tre balli consecutivi, poi il riposo, gli abiti dovevano essere adeguati. In estate aprivano i dancing con la pista da ballo all'aperto e le file di lampadine colorate appese a rallegrare l'atmosfera.
Poi negli anni '60 arriva l'onda rock, spariscono le file di lampadine colorate e arrivano le luci psichedeliche, le gonne si accorciano, i capelli si allungano, spariscono le mamme in sala. E nei '70 la musica è completamente cambiata, sulla pista si alternano tre balli mossi e tre balli lenti ....e poi la pausa. Sparisce l'orchestrina, nascono i gruppi rock, le band giovanili che girano le sale da ballo suonando gli ultimi successi del momento.
Si cominciano a vedere cantare e suonare sul palco delle sale anche gli artisti più affermati, e c'era sempre un'atmosfera di curiosità nel vederli dal vivo, a quell'epoca si vedevano solo in televisione, oppure si ascoltavano in radio e nei jukebox, e vederli in carne e ossa era un evento!
Le balere, le sale da ballo, i dancing hanno resistito fino alla fine degli anni '70, poi sono scomparsi soppiantati dalle discoteche, dalle luci stroboscopiche, dai laser, dal cubo, dai DJ.
Ma la balera era un'altro mondo, così come il dancing, una balera in versione più moderna rispetto ai locali degli anni '50. E' sparito un piccolo mondo di un'altra Italia.

Sono storia e costume di una certa Italia che ha determinato le scelte e la crescita di un territorio.



Sono luoghi nei quali l’effimero ha dialogato con le maglie più svariate della società – dall’operaio, all’imprenditore, al medio borghese –, senza ghettizzazioni, anzi portando intere regioni e provincie (dall’Emilia Romagna, al nord delle Marche, alla Toscana, la Liguria e al Veneto) a socializzare; fino a rendere questi luoghi luccicanti sacrari di un’estetica e di una crescita sociale nella quale il rito del ballo ha scandito la rottura del ritmo lavorativo settimanale.

Al loro esordio le balere erano spazi all’aperto, dove si riunivano gli abitanti del borgo per ballare al suono di una fisarmonica e di una chitarra.
Erano i primi anni del 900, in Emilia nasceva la Filuzzi e in Romagna il Liscio, che si rifacevano alle danze mitteleuropee, Polka, Mazurka e Valzer. Alla fine della seconda guerra mondiale, la voglia di dimenticare e di rincorrere quel po' di diletto e leggerezza reclamava spazi in cui ballare. In quegli anni, si costruirono sale da ballo in ogni comune che avesse una caserma e un ospedale, spesso bastava ci fossero solo due case.
Le balere, segno distintivo del popolo e della sua autenticità, si diffusero velocemente in tutto il nord Italia; all’inizio degli anni Ottanta, da Ravenna a Cattolica si contavano oltre trecento locali. Con il tempo, quell’andare a ballare alle nove di sera al suono e al ritmo di un’orchestra sta via via scomparendo. Oggi, di quelle vecchie balere, composte semplicemente di una grande pista circondata da tavolini o divanetti, ne sono rimaste davvero poche.
Le balere, spaccato di tradizione, di popolarità e di autentica collettività, luoghi di incontro ma anche nonluoghi dell'immaginario amoroso, sono rimaste fatalmente segno identitario delle generazioni precedenti e, nel tempo, hanno visto diminuire gradualmente il proprio pubblico, costituito ora prevalentemente da uomini e donne non più giovani.

A causa delle tipologie musicali praticate, la balera rimane associata ad un divertimento pacato e senza eccessi, tipico delle generazioni nate nella prima metà del XX secolo. Le generazioni nate a partire dagli anni sessanta si sono allontanate da questo tipo di locale, preferendo frequentare le discoteche.

Nella zona delle quattro province (Genova-Alessandria-Pavia-Piacenza) il ballo tradizionale è tuttora molto sentito. Anche le più piccole frazioni sono dotate di balera, sia per motivi meteorologici che per problemi di spazi agibili legati alle caratteristiche della montagna. Sono locali molto rustici e costruiti a volte con materiali di recupero: uno dei più particolari è quello di Pizzonero, frazione di Ottone in val Boreca, costruito intorno ad un grosso ippocastano con il fondo in terra battuta. Da notare che si stanno diffondendo anche a Trinitapoli e a San Ferdinando di Puglia.



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