RITI FUNEBRI NEL MONDO



I riti funebri sembrano essere stati celebrati sin da tempi remotissimi. Nelle grotte dello Shanidar in Iraq, sono stati scoperti degli scheletri di Neanderthal coperti da un caratteristico strato di polline, ciò ha suggerito che nel periodo di Neanderthal i morti potessero essere sepolti con un minimo di cerimoniale di cui il presunto omaggio floreale potrebbe rappresentare un già arcaico simbolismo; un'elaborazione possibile di tale assunto è che già allora si credesse in un aldilà e che in ogni caso gli uomini fossero ben consci ciascuno della propria mortalità e capaci di esprimere un lutto.

Nel mondo greco, gli onori dovuti ai morti erano un dovere fondamentale di pietà religiosa, che spettava ai figli o ai parenti più stretti. Si riteneva che la celebrazione del rituale propiziasse il viaggio del defunto verso l'Ade. Si credeva infatti che l'anima di chi non avesse ricevuto onori funebri fosse condannata a vagare senza pace e perseguitasse quanti non avevano osservato l'obbligo dei funerali. Descrizioni dei rituali più antichi si trovano nei poemi omerici e comprendono l'esposizione del cadavere (próthesis) e il compianto delle donne (góos). Il rito tradizionale non presenta comunque sostanziali mutamenti nel tempo. Le donne lavavano il corpo del defunto e lo cospargevano di essenze dopo che gli erano stati chiusi gli occhi (in epoca classica si affermò l'uso di porgli nella bocca un obolo, il pagamento del passaggio sulla barca di Caronte). Rivestito e avvolto in un sudario, il corpo veniva esposto su un letto, con i piedi rivolti verso la porta; su di esso si ponevano corone e bende. L'esposizione aveva una durata variabile (in genere uno o due giorni) e la salma veniva vegliata durante la notte. La casa veniva addobbata con corone (soprattutto di mirto e di alloro) e davanti alla porta veniva posto un vaso colmo d'acqua perché i visitatori potessero purificarsi quando uscivano. La legislazione di Solone intese limitare sia il lusso degli apparati sia manifestazioni eccessive quali sacrifici di buoi o l'uso di percuotersi la testa e il petto o di graffiarsi il volto o strapparsi i capelli; si vietava inoltre la partecipazione di donne che non appartenessero alla famiglia, lamentatrici di professione che intonavano canti funebri (lo sfarzo dei funerali, nonché la dismisura nell'espressione del lutto e del cordoglio erano caratteristici della società omerica). La sepoltura aveva luogo prima dell'alba. Una processione seguiva il carro con il quale la salma veniva trasportata fino alla necropoli (ma a volte si trasportava a braccia il letto funebre): l'apriva una donna che portava un vaso per le libagioni, seguita dagli uomini, dalle donne e da suonatori di flauto. Si procedeva poi alla cremazione o all'inumazione: nel primo caso, la salma veniva posta su alcuni oggetti cari al defunto; le ceneri erano raccolte in un'urna che veniva collocata nel monumento della famiglia; nel caso della sepoltura (la procedura più diffusa), il corpo veniva posto in una bara in legno o terracotta. Il corredo funebre era costituito da oggetti della vita quotidiana (armi, strigili, dadi ecc. per gli uomini; fiale di profumi, gioielli, strumenti del lavoro domestico ecc. per le donne; giocattoli per i bambini); nella tomba si ponevano inoltre offerte votive di cibo, entro coppe, vasi, piatti ecc., quindi si eseguivano libagioni, frantumando poi parte dei recipienti utilizzati. Nel corso dei funerali pubblici e solenni riservati ai caduti in guerra, veniva pronunciato un elogio e talvolta si tenevano giochi.

Oltre al culto privato, si dedicavano ai morti celebrazioni pubbliche e ufficiali. In Grecia la meglio nota è costituita dalle Antesterie, festa che durava 3 giorni nel mese detto appunto Antesterione (febbraio-marzo).

Nell'antica Roma, il maschio più anziano della casa, il pater familias, veniva chiamato al capezzale del moribondo, dove aveva il compito di raccogliere l'ultimo alito vitale di chi si trovava in agonia.

I funerali delle persone eccellenti venivano normalmente affidati a professionisti, veri e propri impresari di pompe funebri chiamati libitinarii. Nessuna descrizione diretta dei riti funebri è giunta fino a noi, comunque è dato supporre che generalmente, comprendessero una processione pubblica alla tomba (o alla pira funeraria, sulla quale il corpo veniva cremato). Di tale corteo val la pena notare soprattutto che talvolta i partecipanti portavano maschere con le fattezze degli antenati del defunto. Il diritto di portare tali maschere era concesso per lo più a quelle famiglie tanto prominenti da aver ricoperto magistrature curili. Al termine della processione, quando il corteo giungeva nel Foro, veniva pronunciata la laudatio funebris del defunto.

Mimi, danzatori e musici, come pure lamentatrici professioniste (prefiche) venivano assunti dall'impresa per prendere parte ai funerali. I Romani meno scrupolosi potevano servirsi di mutue società funebri (collegia funeraticia) che svolgevano tali riti per loro conto.

Nove giorni dopo la sistemazione definitiva della salma, avvenuta mediante seppellimento o cremazione, veniva data una festa (coena novendialis), in occasione della quale veniva versato vino o altra bevanda di pregio sulla tomba o sulle ceneri. Poiché la cremazione era la scelta prevalente, v'era l'uso di raccogliere le ceneri in un'urna funeraria e deporle in una nicchia ricavata in una tomba collettiva chiamata columbarium (colombaia). Durante questi nove giorni, la casa era considerata contaminata (funesta), e veniva ornata di rami di cipresso o tasso perché ne fossero avvertiti i passanti. Alla fine del periodo, veniva spazzata e lavata nel tentativo di purificarla del fantasma del defunto.

Sette festività romane commemoravano gli antenati di una famiglia, compresa la Parentalia che si teneva dal 13 fino al 21 febbraio, per onorare appunto gli avi, e le Lemuria, che si teneva nei primi nove mesi, in occasione della quale si temeva che fossero attivi spettri (larvæ), che il pater familias cercava di placare con l'offerta di piccoli doni.

Il rito funebre, presso la maggior parte delle culture, si svolge tipicamente alla presenza di una pluralità di persone e spesso è presieduto da un'autorità di riferimento sociale (in questa includendosi ovviamente i ministri del culto), politico o morale.

Il rito assolve spesso ad alcune funzioni sociali, che non sono tuttavia riscontrabili sempre ed in egual misura nei vari gruppi etnici e sociali:

l'ufficializzazione alla comunità della dipartita,
il richiamo a specifiche concettualità etiche o religiose della comunità di appartenenza,
il giudizio sul defunto,
l'espressione di solidarietà alla famiglia.
Quanto al significato di cessazione della permanenza nel gruppo sociale del defunto, i sopravvissuti che assistono al rito "prendono pubblicamente atto" del trapasso, con il che possono peraltro avere corso (in realtà iniziano subito dopo la morte) tutti gli effetti civili della dipartita (cosiddetto diritto successorio).

Alquanto diretta, sul punto della nozione, pare l'analogia con altre cerimonie di pubblica "doverosa notifica" alla collettività (ad esempio il matrimonio, che ufficializza la nascita di una nuova famiglia). Alcuni studiosi hanno peraltro intravisto un'analogia fra la presenza del pubblico ai funerali e quella dei testimoni ad un matrimonio, in entrambi i casi richiedendosi una sorta di "presidio accertativo" con il quale la comunità possa accettare l'evento come avvenuto poiché alcuni suoi membri vi hanno assistito, ed a causa di ciò.

Altra analogia minore talvolta riscontrata è che la partecipazione al rito viene vissuta dagli altri sia come dovere sociale che (un po' meno spesso) come dovere personale nei confronti degli sposi o del defunto, a seconda dell'intensità del rapporto che li lega/legava.



Quanto ai richiami di ordine etico o metafisico, il funerale può richiamare la concezione che ciascun gruppo ha nei confronti della morte, e per le religioni per cui l'anima non perisce col corpo, la celebrazione vale di suffragio (nel senso linguistico di conferma) dell'avvenuto passaggio allo stato spirituale, la morte del singolo può essere identificata come momento essenziale di contatto con il dio di riferimento e passaggio alla condizione del mondo ultraterreno.

Il senso del "passaggio", il moto dinamico di transizione, pur essenzialmente antitetico alla staticità della morte scientifica (biologica) ed ai suoi noti effetti di devitalità, si individua comunemente nei riti della maggior parte delle religioni, particolarmente per le religioni rivelate: la vita persa - il rito enfatizza - sarebbe solo quella corporale mentre lo spirito, l'anima proseguirebbe la sua esperienza come entità di altro tipo.

Insieme alla considerazione che le religioni sono fedi (e dunque non convinzioni o elaborazioni, quali potrebbero essere quelle della scienza) che implicano proprio definite visioni sul post-mortem e che anche per questo si abbracciano, l'accento che il rito pone sul passaggio segnala l'importanza massima di queste celebrazioni, per alcuni versi le più significative delle rispettive teologie.

Circa il giudizio sulla persona deceduta il funerale può avere la funzione di porre in evidenza le azioni e le scelte compiute in vita dal defunto, al fine di ricavarne insegnamento utile per la comunità enucleandosene una sintesi che spesso si esprime nella orazione funebre.

Trattandosi di una cerimonia che comunque si rende in onore del defunto, pare di generale diffusione una pietosa benevolenza circa le eventuali malefatte del trapassato, e di solito il ricordo mira a preferire la narrazione di fatti, scelte, ragionamenti, emozioni e quant'altro possa assumere valore di condivisibilità etica da parte della comunità: di ciò si tesse dunque la lode, ed il defunto viene - spesso con enfasi retorica - identificato con tali positività, che sono dunque parte di ciò che la comunità avrà perso se non perpetuato da altri.

L'omissione delle negatività è parte dell'ossequio funebre, ma corrisponde ad un più generale istinto umano: anche nei meri modi di dire della quotidianità, del resto, il defunto è il "caro" estinto, il "compianto", e soprattutto la "buonanima", quali che ne fossero le inclinazioni in vita. Al di là di chi potesse avervi rancori personali, il ricordo di un morto è sempre benevolmente considerato e secondo alcuni si tratterebbe di un retaggio di quando era generalizzata la paura dei morti.

Il giudizio è dunque in genere sempre di assolvimento, almeno per suprema pietà, quasi che (con riferimento religioso) si tenti di munire il defunto di una sorta di "referenze" per quel giorno che altri giudicheranno.

Soprattutto nel mondo occidentale, la morte è vissuta con dolore, rimpianto, commozione, senso di privazione del rapporto con il defunto, innescandosi il lutto.

In questo senso prevale l'interpretazione dell'evento come fatto negativo, un danno sia personale che sociale che colpisce i superstiti, oltre che il defunto; e ciò anche laddove siano maggiormente influenti i culti che considerano la morte come un avvicinamento alla deità e dunque un momento, se non positivo in sé, quantomeno non negativo.

Presso alcuni contesti il dolore della perdita è superato (o "esorcizzato") dalla gioia, che può essere dettata:
dalla convinzione per il raggiungimento di una dimensione ultraterrena: in tali contesti il rito funebre, pur senza intaccarsene la sacralità, è segnato da passaggi festosi e talvolta ludici, e le ritualità comprendono occasioni a volte di convivio, altre volte di canto (o di esibizione poetica), oppure dalla volontà di onorare la memoria del defunto dedicandogli un momento di piacere anziché di dolore, vivendo in suo onore un momento di vita piacevole e non di malgradita mancanza.

In Italia lo svolgimento dei funerali è normato dal DPR 285/90 (che è stato oggetto, in seguito, di alcune circolari interpretative, ed è stato in alcune parti superato da successivi provvedimenti di legge come ad esempio per quanto riguarda la cremazione).
Il DPR 15/97 regolamenta i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private, sul Servizio Mortuario. La prescrizione ai Comuni di “istituire una sala per onoranze funebri al feretro” è rimasta generalmente lettera morta, salvo per quei cimiteri dove sia possibile effettuare anche la cremazione: in questo caso la cosiddetta “Sala della memoria” può essere utilizzata pure per questo scopo.

Anche in paesi di copiosa produzione normativa come l'Italia, curiosamente, le materie funebri sono coperte da esigua regolamentazione, nella quale è del tutto prevalente l'aspetto sanitario (norme di sicurezza epidemiologica). L'inespresso e non codificato diritto funebre (diritto ad una rispettosa sepoltura), non è sempre stato rispettato con universalità e uguaglianza: sino a pochi secoli fa, ad alcune categorie di defunti (fra i quali i suicidi e gli attori) era vietato dedicare onoranze funebri e addirittura veniva negata loro l'ordinaria sepoltura (si inumavano in terra sconsacrata, che sovente voleva dire che se ne sarebbero disperse le salme). Inoltre spesso non esistono strutture adeguate alla celebrazione di cerimonie laiche.

In Italia generalmente le volontà del defunto in merito alla modalità di esecuzione del funerale, se espresse, vengono rispettate, ma chi teme che il suo erede (o chi altro dovrà seppellirlo) possa non rispettare la sua volontà riguardo alle esequie può fare un testamento olografo (scritto cioè tutto di suo pugno, a mano, datato e firmato), chiuderlo in una busta e consegnarlo a un notaio (a meno che non preferisca farlo scrivere direttamente dal notaio, e allora sarebbe un testamento pubblico) dove scrive, fra l'altro, che se l'erede non rispetterà la sua volontà riguardo alle esequie le disposizioni testamentarie a suo favore s'intenderanno revocate, salvo solo quanto ha diritto di ricevere per legge. Per garantire questa disposizione potrà nominare un esecutore testamentario, scrivendo una lettera all'erede ribadendo la sua volontà riguardo alle esequie, avvertendolo di quanto ha disposto nel testamento a questo riguardo e informandolo del notaio e dell'esecutore testamentario.

Per la legge negli Stati Uniti, i deceduti hanno poca voce riguardo al modo in cui vengono organizzati i loro funerali. La legge generalmente sostiene che le esequie servono per il bene dei sopravvissuti, piuttosto che per esprimere le volontà personali e i gusti del deceduto. In molte giurisdizioni statunitensi, il moribondo può impartire istruzioni relativamente al proprio funerale attraverso le ultime volontà e il testamento.



Gran parte dei funerali negli Stati Uniti non si svolge in chiesa ma in una “funeral home”, vale a dire in uno spazio che fa capo all’impresa che si occupa del funerale. Spesso sono edifici di una certa ampiezza, tanto che può succedere che vi si svolgano due o più esequie in contemporanea.
La celebrazione religiosa oppure la messa funebre (nel caso di un defunto cattolico) possono avvenire nella funeral home, e poi la salma viene avviata al cimitero.
La “funeral home” spesso provvede all’imbalsamazione della salma, in modo che resti “presentabile” al funerale che, magari, si svolgerà dopo un certo numero di giorni dal decesso anche per consentire di essere presenti a parenti e amici che abitano in località distanti. Inoltre il fatto di rendere la salma più presentabile, con una espressione serena, vuol rendere meno doloroso il distacco tra il defunto e i suoi cari. Anche le persone più sensibili potranno così accostarsi al feretro, senza rimanere impressionate dalla vista del defunto.
La cerimonia funebre ha una componente di “spettacolo” cui in linea di massima gli europei non sono abituati. Ci sono cori, voci soliste, e poi un amico o un famigliare che pronunciano un discorso commemorativo, magari mentre su uno schermo vengono proiettate immagini o filmati del defunto.
Spesso, dopo il passaggio al cimitero, parenti e amici si incontrano ancora al ristorante, per una sorta di rinfresco che è soprattutto occasione per stare ancora un po’ insieme.
Quello che si può definire “banchetto funebre” non è peraltro una esclusiva a stelle e strisce. Né è tipico del mondo occidentale, a partire dall’antichità. E’ un modo per ritrovarsi, per incontrare parenti che magari non si vedevano da anni, per rinsaldare amicizie.
Nei funerali americani, infine, un aspetto presente molto spesso è quello della beneficenza. Tra i partecipanti alla funzione si raccolgono somme di denaro, che vengono destinati a enti o finalità scelte dalla famiglia o che erano care al defunto.

Alcune tribù di indiani d’America usavano lasciare i cadaveri a decomporsi su piattaforme elevate, per non contaminare né la terra con le tombe , né l’acqua con la cremazione. A Manila, nelle Filippine, i senzatetto vivono dentro il cimitero, che si è trasformato in un enorme “condominio” in cui vivi e morti convivono, con tanto di televisione, spartendosi la tomba come letto. Ci sono moltissime curiosità riguardo i riti funebri nel mondo, come ad esempio quello indonesiano che prevede che il luogo di sepoltura dei bambini morti prima di sviluppare i denti sia scavato dentro i tronchi degli alberi. Si tratta, evidentemente, di creature che appartengono ancora totalmente alla natura.

Alcune persone non apprezzano la confusione e l'ostentazione che in alcuni casi avviene durante i funerali, preferendo un rito privato o chiedendo espressamente che non vengano portati fiori. In tali casi è pratica piuttosto comune fare una donazione ad un'associazione in beneficenza in memoria del defunto. Nel periodo intercorrente fra il decesso ed il funerale la salma viene esposta all'omaggio di amici e parenti in un locale (una stanza dell'appartamento, se il decesso è avvenuto in casa) illuminata da candele che rimangono accese giorno e notte e che, per questo, viene chiamata popolarmente Camera ardente (anche se oggi le candele sono quasi sempre sostituite da lampade elettriche idonee).

Anche il funerale civile richiama la collettività al rispetto per la morte, solitamente al fine di corroborare le basali istanze di rispetto per la vita, e ne svolge i prescritti simbolismi.

In queste cerimonie il rito è anche l'espressione di osservanza ufficiale di una sorta di "diritto alle onoranze" già spettante ai vivi per quando decederanno, salvaguardando ad esempio il diffuso istintivo timore per il rispetto delle proprie future spoglie. Ciò non risponde in genere a canoni codificati, ma più spesso ad un comune buon senso applicato d'iniziativa.

Tranne che per i casi ora detti, il funerale civile in genere cede volentieri il passo a quello religioso, come forma di doveroso rispetto per il senso religioso del defunto, anche in occasione di funerali solenni, come ad esempio quelli "di stato", che si celebrano quando la perdita riguarda una persona che ha avuto un ruolo importante nella storia e nelle vicende di un popolo o di una nazione e dunque si richiede che la celebrazione sia solenne, alla presenza delle massime cariche e delle più alte simbologie dello stato.

Nella tradizione cattolica, il funerale si divide generalmente in tre parti principali:
La "contemplazione" o "veglia" durante la quale il corpo del defunto è esposto nella cassa da morto o bara. Partecipano alla veglia funebre gli amici e i parenti, e normalmente si tratta di una partecipazione non rigidamente codificata. In alcuni casi, c'è un libro delle condoglianze sul quale i partecipanti appongono la propria firma. Gli amici e i parenti che non possono partecipare di solito inviano dei fiori o telegrammi ai familiari. La veglia termina con una preghiera comune, di norma il rosario, recitato anche da un sacerdote in chiesa o nell'abitazione del defunto.
La cerimonia funebre. Il sacerdote officia la messa esequiale in chiesa durante la quale la bara viene aspersa con l'acqua benedetta e incensata. Al termine di questa, in alcune particolari occasioni un amico o un parente della persona scomparsa, può leggere un elogio funebre riguardo alla vita e alle attività del defunto (alcune confessioni religiose tendono a scoraggiare l'uso degli elogi funebri durante il funerale vero e proprio).
La cerimonia comprende di solito anche il pio officio della sepoltura, che segue il funerale e si tiene di solito a fianco alla tomba o cappella o nelle vicinanze dei fornetti dei moderni cimiteri metropolitani o in un locale attiguo al crematorium, dove il corpo della persona deceduta viene infine sepolto o cremato. Spesso il percorso dalla chiesa al cimitero è seguito, maggiormente a piedi, dai partecipanti al funerale o da una selezione di questi. Al rito può seguire la presentazione delle "condoglianze" agli intimi del defunto (in genere i familiari e gli amici più stretti)
In alcuni Paesi, a volte una leggera cena segue il servizio funebre. Nella tradizione irlandese, ciò ad esempio è particolarmente sentito.

In linea generale, il numero di persone che possono considerarsi tenute per dovere sociale a presenziare alle varie parti del rito funebre è variabile, ma in linea di massima, raggiunge un buon numero solo nelle prime due.

La Chiesa Cattolica, ai sensi del canone 1184 del Codice di diritto canonico, si riserva il diritto di negare il rito delle esequie:
qualora il defunto sia notoriamente apostata, eretico, scismatico o abbia provveduto a cancellare gli effetti civili del battesimo;
qualora si tratti di peccatori manifesti, le cui esequie darebbero pubblico scandalo dei fedeli.
La negazione delle esequie è applicabile se prima della morte i defunti non danno alcun segno di pentimento.

Le diverse culture hanno ideato modi diversi di disporre definitivamente i corpi dei defunti.

Alcune depongono i morti in sepolture di varia natura, a volte definendo luoghi specifici ove ciò sia consentito. La fossa all'interno di cimiteri è tra gli usi più diffusi di seppellimento.

Quando la bara è posta nella fossa, il prete, secondo il rito cattolico recita la seguente orazione:

« L'eterno riposo dona o Signore, questo nostro fratello e tutti i morti in Cristo, per la misericordia di Dio, riposino in pace. »
In certi luoghi, tuttavia, il procedimento non appare pratico. Ad esempio a New Orleans, in Louisiana, il sottosuolo è talmente intriso di acqua per la presenza di paludi profonde ed estese da obbligare i locali a costruire tombe al di sopra del terreno.

Altrove, la sepoltura separata è di solito riservata a persone ricche o socialmente rilevanti. Tombe di grandi dimensioni sopra il terreno sono chiamate mausolei (sebbene il termine non avesse un significato originario funerario e tuttora non intende solo tali tombe).

Altre sepolture sono nelle cripte all'interno delle chiese: anche in questo caso si tratta di un privilegio per lo più accordato a defunti che abbiano avuto rilevanza sociale in vita. In tempi recenti, quest'usanza è stata osteggiata dalle norme igieniche pubbliche.

Non sempre, poi, la sepoltura è permanente. In certe aree, le aree funerarie debbono essere riutilizzate a causa del limitato spazio disponibile. In tali aree, quando i cadaveri si siano ridotti a scheletri, le bare essendosi sgretolate per effetto del tempo, le povere ossa ormai consunte vengono spostate in ossari o in fosse comuni.

La sepoltura in mare è una locuzione in sé impropria che indica la deliberata escussione in mare del cadavere, appesantito in modo tale da garantirne l'affondamento. Si tratta di una pratica comune nella marineria e nelle popolazioni che vivono e si spostano sull'acqua. La Chiesa d'Inghilterra, considerata la nota vocazione marinara della sua comunità, ha aggiunto particolari forme di servizio funebre al suo Libro di Preghiere comuni proprio per tali evenienze.

Anche la cremazione è un'usanza antica, anzi in Roma Antica era l'uso funebre più consueto. I Vichinghi erano a volte cremati sulle loro navi e in seguito il luogo veniva segnato erigendovi pietre. Ultimamente, a dispetto delle obiezioni di alcuni gruppi religiosi, la cremazione si diffonde rapidamente.

In Italia la cremazione è regolamentata dalla Legge n. 130 del 30 marzo 2001.

La principale novità del testo è data dal venir meno del divieto di dispersione delle ceneri. È caduto conseguentemente l'obbligo di conservazione nei cimiteri, per cui, ora, le ceneri verranno consegnate direttamente ai famigliari. La dispersione potrà essere effettuata in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna...), in aree private, oppure in spazi riservati all'interno dei cimiteri: non potrà avvenire all'interno dei centri urbani. Sarà anche possibile conservare l'urna in casa, purché vi sia riportato il nome del defunto. La legge dà anche indicazioni alle amministrazioni locali per la costruzione di crematori e istituisce il divieto di trarre lucro dalla dispersione delle ceneri.

La legge attribuisce al Ministro della sanità il compito di provvedere alla modifica del regolamento di polizia mortuaria, approvato con DPR 10 settembre 1990, n. 285, allo scopo di disciplinare proprio la dispersione delle ceneri.

Gli ebrei ortodossi la proibiscono in ossequio alla norma religiosa detta Halakha, ritenendo che l'anima di una persona cremata non possa raggiungere il riposo eterno e lo stesso fanno i cristiani ortodossi, come pure gran parte dell'Islam. La chiesa cattolica romana l'ha proibita per molti anni, ma dal 1963 la consente, purché non sia finalizzata ad esprimere incredulità verso la dottrina della resurrezione dei corpi e prescrive anche che le ceneri siano comunque sepolte e non ne permette né la dispersione né la custodia domestica. Sicché oggi molti cimiteri cattolici hanno edifici che ospitano nicchie per la sepoltura dei resti delle cremazioni. Infine, alcune correnti del Protestantesimo la consentono, ma non le più conservatrici.

Recentemente, un nuovo modo di sistemazione del cadavere, detto funerale ecologico, è stato suggerito da un biologo svedese. Basato sulla tecnologia del freddo, la sua principale caratteristica consiste nel sistemare il cadavere in modo da riciclarsi massimamente nel terreno.
Tra le forme più rare di sistemazione del cadavere vi è l'esposizione agli elementi naturali, come facevano diverse tribù di indiani d'America. Oggi è ancora praticata dagli Zoroastriani a Bombay, dove le Torri del Silenzio consentono agli avvoltoi e ad altri uccelli divoratori di carogne di cibarsi dei cadaveri esposti. Tale pratica, nota come sepoltura celeste, è praticata ancora oggi in Tibet.
Il Cannibalismo post-mortem (necrofagia) è praticato in certe culture, ove è peraltro ritenuto responsabile del diffondersi di una malattia da prione chiamata kuru.
La Mummificazione consiste nel disseccare i corpi attraverso l'imbalsamazione per assicurarne la conservazione; gli esperti più famosi di tale procedimento furono gli antichi Egizi: molti corpi di nobili o alti funzionari furono mummificati e conservati in mausolei, o, nel caso di alcuni faraoni, in piramidi. In epoca più recente sono celebri le imbalsamazioni di Lenin e Ho Chi Minh.



In alcune località, fino a poco tempo fa, la bara veniva portata a spalla dai parenti stretti, ora tale usanza sopravvive debolmente e solo in alcuni funerali emblematici. Tale tipo di trasporto funebre sottolinea due fattori: da un lato, la prossimità tra i vivi e il defunto, dall’altro, il ritmo cadenzato e lento dell’accompagnamento. Si rende onore al morto, sostenendone il peso, ma ciò costituisce una funzione suppletiva: quella di prestare le gambe a chi non può più camminare. Contestualmente, la lentezza dell’accompagnamento assume valore simbolico, esprimendo la connessione tra vita e morte…morte che attende ognuno piano piano, con passo lento. Le tradizioni funerarie variano a seconda dell’epoca e della sensibilità della società che le adotta. Da qualche anno, ad esempio, nel bacino del Golfo del Messico sta prendendo piede l’usanza dei “morti in piedi” (muertos paraos). Il primo caso di muerto parao avvenne nel 2008 nell’isola di Porto Rico, quando le spoglie di David Morales Colon, un uomo vittima di una sparatoria, vennero allestite pittorescamente , per volere dei parenti, nella camera ardente: il cadavere venne fissato sulla sua motocicletta preferita, come se stesse ancora sfrecciando a tutto gas sulla strada .

Sempre nel 2008, i responsabili delle pompe funebri bissarono questa bizzarra pratica funeraria col corpo di Luis Angel Pantoja Medina, esposto in piedi nel salotto di famiglia per tutti e tre i giorni della veglia funebre. Fu poi la volta del pugile 24enne Christopher Rivera, imbalsamato e portato sul ring, allestito appositamente per il funerale, dove familiari, amici e fan gli hanno potuto dare l’ultimo saluto. Messo sul quadrilatero, il giovane venne vestito come se fosse pronto al combattimento, con guantoni, scarpe, pantaloncini e occhiali neri. Ma la pratica funeraria dei morti in piedi sbarca anche a New Orleans, dove “Uncle” Lionel Batiste, storico musicista e cantante jazz e blues, decide di farsi imbalsamare in piedi, per l’estremo saluto. E’ poi il turno della mondana Mary Cathryn “Mickey” Easterling, gran dama di New Orleans, seduta, senza vita, tra fiori, piume di struzzo, sigarette e tutto il suo usuale armamentario di seduzione, all’interno del Saenger Theatre, del proprietario di una ditta di veicoli di pronto soccorso, colpito da un proiettile partito accidentalmente da un suo collega ed e immortalato nell’atto di guidare un’autoambulanza,dell’82enne biker Bill Standley, seppellito in Ohio in una bara di plexiglas, appositamente studiata, a cavallo della sua amata moto.



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