IL PRESEPE



Il termine deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini; il termine è composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto. Un'altra ipotesi fa nascere il termine da praesepire cioè recingere. Nel latino tardo delle prime vulgate evangeliche viene chiamato cripia, che divenne poi greppia in italiano, krippe in tedesco, crib in inglese, krubba in svedese e crèche in francese. Il termine presepe è utilizzata, oltre che in Italia, anche in Ungheria, perché vi giunse via Napoli nel XIV secolo quando un discendente Angiò divenne re di quelle regioni, Portogallo e Catalogna.
Il presepe è una rappresentazione ricca di simboli. Alcuni di questi provengono direttamente dal racconto evangelico. Sono riconducibili al racconto di Luca la mangiatoia, l'adorazione dei pastori e la presenza di angeli nel cielo. Altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell'arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l'umiltà.

Molti particolari scenografici nei personaggi e nelle ambientazioni del presepe traggono inoltre ispirazione dai Vangeli apocrifi e da altre tradizioni. Il bue e l'asinello, ad esempio, simboli immancabili di ogni presepe, derivano dal cosiddetto protovangelo di Giacomo e da un'antica profezia di Isaia che scrive "Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone". Sebbene Isaia non si riferisse alla nascita del Cristo, l'immagine dei due animali venne utilizzata comunque come simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall'asino).

Anche la stalla o la grotta in cui Maria e Giuseppe avrebbero dato alla luce il Messia non compare nei Vangeli canonici: sebbene Luca citi i pastori e la mangiatoia, nessuno dei quattro evangelisti parla esplicitamente di una grotta o di una stalla. In ogni caso a Betlemme la Basilica della Natività sorge intorno a quella che è indicata dalla tradizione come la grotta ove nacque Cristo e anche quest'informazione si trova nei Vangeli apocrifi. Tuttavia, l'immagine della grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto del settore mediorientale: del resto si credeva che anche Mitra, una divinità persiana venerata anche tra i soldati romani, fosse nato da una pietra. E la grotta è anche un antichissimo simbolo cosmico. Scrive a questo proposito Porfirio: "Gli antichi consacravano davvero opportunamente antri e caverne al cosmo, considerato nella sua totalità o nelle sue parti". La grotta è il luogo dove si trovano le acque primordiali che provocano la nascita e rinascita ad una nuova vita.

I Magi invece derivano dal Vangelo di Matteo e dal Vangelo armeno dell'infanzia. In particolare, quest'ultimo fornisce informazioni sul numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo in questione fa i nomi di tre sacerdoti persiani (Melkon, Gaspar e Balthasar), anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l'incenso) e un etiope (recante la mirra). Così i re magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa. Anche il numero dei Magi fu piuttosto controverso. Fu definitivamente stabilito in tre, come i doni da loro offerti, da un decreto papale di Leone I Magno, mentre prima di allora oscillava fra due e dodici.

Tuttavia, alcuni aspetti derivano da tradizioni molto più recenti. Il presepe napoletano, per esempio, aggiunge alla scena molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, tutti elementi palesemente anacronistici. Questa è comunque una caratteristica di tutta l'arte sacra, che, almeno fino al XX secolo, ha sempre rappresentato gli episodi della vita di Cristo con costumi e ambientazioni contemporanee all'epoca di realizzazione dell'opera. Anche questi personaggi sono spesso funzionali alla simbologia.

La più antica raffigurazione della Vergine con Gesù Bambino è raffigurata nelle Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria a Roma, dipinta da un ignoto artista del III secolo all'interno di un arcosolio del II secolo.

Nel Quattrocento alcuni grandi maestri della pittura italiana raffigurarono scene della natività, dette anch'esse "presepe": Botticelli nell'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi) raffigurò personaggi della famiglia Medici; Giotto con la Natività della Cappella degli Scrovegni a Padova. Filippino Lippi compose la Natività che si trova al Museo Diocesano di Milano, Piero della Francesca la Natività della National Gallery di Londra, il Correggio la Natività della Pinacoteca di Brera.

Anche Luca e Andrea Della Robbia hanno rappresentato scene della Natività, in bassorilievo: per tutte valga quella del convento della Verna. Un'altra terracotta robbiana, con sfondo affrescato da Benozzo Gozzoli, si trova nel duomo di Volterra e rappresenta i pastori e il corteo dei Magi.

La tradizione pittorica di raffigurare la Natività fu seguita poi dalla rappresentazione tridimensionale, allestita in occasione delle festività natalizie, ossia a ciò che comunemente si intende oggi con il termine "presepe". Questa usanza, all'inizio prevalentemente italiana, ebbe origine all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività, dopo aver ottenuto l'autorizzazione da papa Onorio III. Francesco era tornato da poco (nel 1220) dalla Palestina e, colpito dalla visita a Betlemme, intendeva rievocare la scena della Natività in un luogo, Greccio, che trovava tanto simile alla città palestinese Tommaso da Celano, cronista della vita di San Francesco descrive così la scena nella Legenda secunda:

« Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l'asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l'umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme »
Il presepio di Greccio ha come antefatto le "sacre rappresentazioni" delle varie liturgie celebrate nel periodo medievale. Nella rappresentazione preparata da San Francesco, al contrario di quelle successive, non erano presenti la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Bambino; nella grotta dove era stata allestita la rappresentazione erano presenti una mangiatoia sulla quale era stata deposta della paglia e i due animali ricordati dalla tradizione. Nella Legenda prima, Tommaso da Celano ci dà una descrizione più dettagliata della notte in cui fu allestito il primo presepio a Greccio; il racconto di Tommaso è poi ripreso da Bonaventura da Bagnoregio nella Leggenda maggiore:

« I frati si radunano, la popolazione accorre; il bosco risuona di voci, e quella venerabile notte diventa splendente di luci, solenne e sonora di laudi armoniose. L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, pieno di pietà, bagnato di lacrime, traboccante di gioia, Il rito solenne della messa viene celebrato sopra alla mangiatoia e Francesco canta il Santo Vangelo. Poi predica al popolo che lo circonda e parla della nascita del re povero che egli chiama "il bimbo di Betlemme". Un cavaliere virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia e si era legato di grande familiarità all'uomo di Dio, messer Giovanni di Greccio, affermò di avere veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo bimbo addormentato che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno. »
(Bonaventura, Legenda maior, XX.)
La descrizione di Bonaventura è la fonte che ha usato Giotto per comporre l'affresco Presepe di Greccio, nella Basilica superiore di Assisi.

L'iconografia del presepio, su impulso di ciò che aveva fatto Francesco a Greccio, ben presto passò dall'ambito prettamente artistico a quello popolare, soprattutto all'interno delle chiese, nelle quali la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine ed elementi tratti dall'ambiente naturale, diventò un rito irrinunciabile. Specialmente nelle regioni dell'Italia centrale e in Emilia, nel XV secolo infatti, si era già diffusa infatti l'usanza di collocare nelle chiese statue dei protagonisti della Natività.



La tradizione del presepe si diffuse anche per tutto il XVI secolo ed arrivò nel Regno di Napoli.

Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento; egli infatti ammirava la capacità del presepio di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare.

Il grande sviluppo dei presepi scolpiti si ebbe nel Settecento, quando si formarono le grandi tradizioni presepistiche del presepe napoletano, genovese, bolognese, ma anche di altre zone. A Roma, infatti, in questo secolo i pupazzari iniziarono la produzione di statuine in terracotta atte all'uopo, e da Roma poi l'usanza si diffuse anche in Umbria e nelle Marche, all'epoca regioni pontificie, dove si rafforzò la tradizione presepistica già presente. In questo secolo si diffusero i presepi nelle case. Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un'antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli. Nel Settecento si diffuse capillarmente l'usanza di allestire il presepio nelle chiese. Alcuni di essi sono sopravvissuti, nonostante i molti furti subiti, e vengono tuttora esposti nel periodo natalizio.

Fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento il presepe arrivò anche negli appartamenti dei borghesi e del popolo, dove divenne il centro simbolico attorno al quale ruotano le festività natalizie. La diffusione dell'albero di Natale non ha cancellato la tradizione del presepe, ma si è ad essa affiancata.

La diffusione progressiva del presepio viene spiegata anche dal successo che esso incontra presso i più piccoli: se Dio è anch'Egli un bambino, se una mamma e dei doni ce lo fanno tanto somigliante, la fede, il soprannaturale possono germogliare in noi nel modo più soave a familiare, e la chiesa del fanciullo sarà il presepio.

La tradizione è viva ancor oggi, e i presepi sono allestiti a volte in modo tradizionale e a volte in modo più tecnologico, con figure dotate di movimenti meccanici, impianti elettrici per riprodurre l'alternarsi del giorno e della notte, o anche con ruscelletti che scorrono grazie a piccole pompe elettriche. Le statuine sono oggi disponibili in materiale plastico, ma spesso si usano anche quelle in materiali tradizionali, come la terracotta, il gesso o la cartapesta, acquistati appositamente o accuratamente conservati durante i vari passaggi di generazione.

Il primo presepe scolpito a tutto tondo di cui si ha notizia è quello conservato nella Basilica di Santo Stefano di Bologna. L'autore dell'opera ha il nome convenzionale di "Maestro del Crocifisso". L'opera fu scolpita da tronchi di tiglio e di olmo, forse nell'ultimo decennio del XIII secolo. L'opera rimase senza coloritura fino al 1370, quando il pittore bolognese Simone dei Crocefissi fu incaricato di dipingere le statue, usando una ricca policromia e doratura, con il suo personalissimo stile gotico. Il restauro del 1981 fece riemergere la policromia, che si era oscurata nel corso dei secoli. Con il successivo trascorrere degli anni l'umidità della Chiesa, in cui l'opera era esposta per tutto l'anno, aveva iniziato a rovinare di nuovo la superficie dipinta. Per tale ragione, agli inizi del 2000, le statue sono state nuovamente restaurate; nel 2004 l'opera è stata esposta nella Pinacoteca nazionale (Bologna), e nel Natale del 2006 è stata riportata a Santo Stefano e collocata dentro a una grande teca protettiva in vetro.

Il più antico presepio conosciuto al mondo composto da singole statue ad altorilievo è presepio di Santa Maria Maggiore a Roma, di Arnolfo di Cambio, risalente al 1289, e dunque allo stesso periodo di quello descritto sopra. Per tanto tempo è stato considerato il presepio più antico fatto con singole statue a tutto tondo, ma un'attenta osservazione dei gruppi scultorei denota che in realtà si tratta di altorilievi in pietra, il cui dorso è dunque piatto. La figura del Mago inginocchiato, questa sì a tutto tondo, risulta essere stata completata successivamente scolpendo anche il dorso, da un autore successivo ad Arnolfo di Cambio; la stessa cosa si può dire a riguardo della figura della Vergine col Bambino; le più recenti indagini hanno evidenziato che essa sarebbe stata modificata in epoca rinascimentale, scolpendo e modificando la figura originale.



Il presepio di Santa Maria Maggiore si richiama all'intenzione di papa Sisto III, che sin dal 432 creò nella primitiva basilica una "grotta della Natività" simile a quella di Betlemme; la basilica stessa prese allora la denominazione di Santa Maria ad praesepem.

Tra i presepi più antichi di Napoli c'è quello della fine del Quattrocento di San Giovanni a Carbonara, con figure in legno e la presenza anche di profeti e sibille. Molti pastori sono stati però trasferiti al Museo nazionale di San Martino.

Ad Urbino, nell'presepio dell'Oratorio di San Giuseppe, è conservato un presepe del 1555, opera di Federico Brandani in stucco, tufo e pietra pomice, con figure a grandezza naturale. Il soffitto e le pareti della cappella del presepio è interamente rivestita di tufo e stucco, in modo da creare un ambiente simile a quello di una grotta.

Cinquecentesco è anche il presepe di Antonio Begarelli (1527), nel Duomo di Modena, con molte figure ispirate all'arte classica e dalla composizione scenografica. Altro noto scultore modenese di figure per presepio è Guido Mazzoni, sempre del Cinquecento.

Il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma conserva magnifici presepi, tra cui uno marchigiano del XVII secolo e il "presepe del Re", napoletano, realizzato con i pastori settecenteschi e ottocenteschi.

Essendo un prodotto culturale, il presepe si diffonde nelle diverse culture con significative varianti. Anche se l'idea di base, quella cioè di ricreare la fatidica scena della nascita del Cristo, resta invariata, lo stesso non si può dire per i materiali usati e gli stili di costruzione dei diversi presepi. Per quanto concerne la diffusione del presepe nel mondo, possiamo suddividere tutte le varianti presepiali in due grandi macroaree: quella europea e quella comprendente il resto del mondo. Più in specifico appartengono all'area europea, con diverse varianti: il presepe spagnolo, quello provenzale, il presepe nei paesi di lingua tedesca e i presepi nei paesi dell'est europeo. Fanno parte, invece, della macroarea del resto del mondo maggiormente i presepi dei paesi dell'America Latina e quelli di origine orientale ed etnica.

Le origini del presepe in Spagna sono da rintracciare all'epoca della regno borbonico a Napoli. Infatti, gli scambi e i traffici che si attuarono tra Napoli e la Spagna, influenzarono quest'ultima sulla tradizione della costruzione del presepe durante il periodo natalizio. In Spagna, il presepe si diffuse maggiormente nella regione della Catalogna, grazie anche alla passione di Ramon Amadeu (1745-1821) il più famoso scultore dell'epoca che si dilettava nella costruzione dei pastori in creta. È da ricordare che la prima associazione di appassionati del presepe nacque proprio in Spagna intorno al 1860, anche se quest'ultima ebbe vita assai breve. Si diffuse allora la più importante "Asociaçion de Pesebristas", che dal 1921 influenzò anche le successive scuole. Tra i vari appassionati del presepe, si distaccarono alcuni abili artigiani che diedero vita alla "scuola del gesso catalana", che stravolsero l'idea del presepe allora in voga. Essi diedero vita al cosiddetto presepe "storico", ossia quello che più riproduce fedelmente paesaggi, costumi e costruzioni della Palestina ai tempi della nascita di Gesù.

La tradizione provenzale vuole che la nascita del presepe sia da attribuirsi alla Madre Pica che già nel 1200 costruiva rappresentazioni di scene di vita religiosa in Provenza e in Linguadoca. Alcuni studiosi infatti, ritengono che la tradizione del presepe nacque proprio in Francia e che S. Francesco d'Assisi (a cui, per molti, si fa risalire le origini della tradizione del presepe) non fece altro che replicare questa tradizione con alcune significative varianti. Il presepe provenzale è comunque influenzato dai tratti del barocco italiano e non si sviluppò prima del settecento. Per ricreare i pastori si utilizzavano manichini lignei con mani, teste e piedi in terracotta o cera: segno evidente di una influenza dell'artigianato italiano. A livello storico la Rivoluzione Francese spezzò la tradizione del presepe. Tradizione che riaffiorò prepotentemente ai tempi del concordato tra Pio VII e Napoleone Bonaparte. Il presepe entrò nelle case più umili anche grazie all'azione del figurinaio Jean Louis Lagnel, che produceva pastori di argilla, prodotti in stampi, a basso costo. Oggi queste statuine d'argilla, dette santons si trovano numerose in vendita, in tutti i mesi dell'anno nei negozi di souvenir per turisti.

La tradizione del presepe nei paesi di lingua tedesca è molto sentita, anche perché leggenda vuole che nel Duomo di Colonia, in Germania, si trovino le spoglie dei Re Magi, qui trasportate da Milano dall'imperatore Federico Barbarossa nel 1164. In molte città come Monaco, Augusta, Norimberga si allestiscono nelle piazze dei veri e propri mercati di Gesù Bambino (letteralmente Christkindlmarkt). In questo rustico e caratteristico mercatino si vendono molti pastori e presepi veri e propri, oltre a dolciumi e decorazioni tipicamente natalizie.

Ai paesi dell'est europeo sono riconducibili quattro tradizioni diverse, rappresentate da quattro nazioni diverse: Ungheria, Russia, Polonia e Slovacchia. La tradizione ungherese vuole che il presepe, o Betlemme, si costruisca in un cassa a forma di chiesa o stalla e che sia trasportabile a mano. I personaggi che animano il presepe invece sono fatti di legno o carta o tutt'al più di ovatta e davanti a questa rappresentazione arde costantemente una candela votiva. Il presepe russo è costruito su due piani. Sul lato superiore vengono riprodotti i classici episodi della nascita del Cristo in una grotta; sul lato inferiore, invece, vengono riprodotte scene umoristiche di vita quotidiana e popolare. In Polonia, invece, tradizione vuole che il presepe abbia forma di una cattedrale ricoperta di carta stagnola colorata. Si compone di tre parti: una superiore dove angeli annunciano il tanto atteso evento della nascita del bambino Gesù, in quella centrale viene raffigurata la grotta con il bue e l'asinello, e infine la parte inferiore è costituita da rappresentazioni di contadini polacchi insieme ai Re Magi. Per quanto riguarda la Slovenia, infine, in ogni casa contadina si costruisce un presepio che adornerà un lato della casa definito per questo "sacro".

Il presepio nei paesi dell'America Latina può essere definito un presepe folkloristico a cui si dà risalto il sole splendente e l'azzurro dei cieli, in quanto in questi Paesi il Natale ricade in piena estate. In questi luoghi il presepe si diffuse a causa dell'evangelizzazione degli "indigeni" da parte di gesuiti e sacerdoti portoghesi, spagnoli e francesi. In Africa invece, i primi presepi che si costruirono erano fatti di gesso e furono portati dai missionari. Col passare del tempo il presepe africano si è arricchito di scenografie e materiali maggiormente di origine africana. Nei lontani paesi d'oriente il presepe si affermò soprattutto nelle varie oasi cristiane. Si narra che l'imperatore delle Indie Akbar (1556-1605), nonostante non si convertisse al Cristianesimo, provò sempre grande simpatia per questa arte che lasciò diffondere nel suo vasto impero.



Anche in Italia il presepe si differenzia, nelle varie regioni, per ovvi motivi culturali. Per lo più, quando si parla dei presepi italiani non si effettua una vera e propria distinzione dal punto di vista culturale: le diverse tradizioni presepistiche regionali si differenziano piuttosto per i diversi prodotti e materiali utilizzati per ricreare la scena della nascita del bambino Gesù e per l'ambientazione, urbana o di campagna.

Il presepe napoletano, o partenopeo, è diffuso in tutta l'Italia meridionale, a volte adattato alla tradizione locale, come in Puglia e in Sicilia. Si caratterizza per lo sfarzo, la spettacolarità, l'affollamento di figure, l'ambientazione urbana, la riproduzione di scene molto elaborate, come la cavalcata dei Magi. Le statue di pastori sono in terracotta. L'uso della terracotta quasi scomparve a seguito del travolgente successo del pastore in plastica che garantiva produzioni in larga scala e prezzi più bassi. Intorno al 1969 quando sembrava esser scomparso, il pastore in terracotta fu riproposto con enorme successo da un "pastoraro", Nicola De Francesco, che seppe recuperare le tecniche d'esecuzione e riconsegnare al popolo napoletano una tradizione che rischiava altrimenti di sparire.

Via San Gregorio Armeno è la strada del centro storico di Napoli, celebre per le botteghe artigiane di presepi. Qui botteghe artigianali realizzano, ormai durante tutto il corso dell'anno, statuine per i presepi, sia tradizionali che originali; solitamente ogni anno gli artigiani più eccentrici realizzano statuine con fattezze di personaggi di stringente attualità che magari si sono distinti in positivo o in negativo durante l'anno.

Personaggi tipici del presepio napoletano sono:

Benino o Benito, pastorello che dorme beato e che si immagina dia origine al presepe sognando; corrisponde al bolognese Dormiglione e al siciliano Susi Pasturi;
il vinaio, che ricorda l'Eucarestia;
Cicci Bacco retaggio dell'antica divinità pagana, Bacco, dio del vino;
il pescatore ricorda simbolicamente San Pietro, pescatore di anime;
zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, compari, sono la personificazione del Carnevale e della Morte;
il monaco, simbolo di un'unione tra sacro e profano che si realizza nel presepe napoletano;
la zingara, giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti, che prevedendo il futuro, predice la passione di Gesù;
Stefania, una giovane che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo e riuscì nel suo intento solo grazie al suo ingegno e ad un intervento miracoloso;
la meretrice, contrapposta alla purezza della Vergine, si colloca nelle vicinanze dell'osteria;
i venditori sono almeno dodici, e rappresentano i mesi dell'anno: Gennaio macellaio o salumiere; Febbraio venditore di ricotta e formaggio; Marzo pollivendolo e venditore di uccelli; Aprile venditore di uova; Maggio rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta; Giugno panettiere o farinaro; Luglio venditore di pomodori; Agosto venditore di cocomeri; Settembre venditore di fichi o seminatore; Ottobre vinaio o cacciatore; Novembre venditore di castagne; Dicembre pescivendolo o pescatore.

Il presepe bolognese può vantare una tradizione plurisecolare che risale al XIII secolo. Si distingue da altre tradizioni presepistiche italiane, per esempio quella napoletana, perché i personaggi sono scolpiti o modellati per intero, abiti compresi. Non si tratta quindi di statue vestite, né di figurini con volto e mani di legno o ceramica e abiti di stoffa. Vari materiali possono essere impiegati, dalla terracotta alla cartapesta, dal legno al gesso, a seconda delle capacità dell'artista o dell'artigiano, del metodo di produzione e della clientela a cui è destinata la figura. Nella basilica di Santo Stefano a Bologna si conserva il più antico presepe al mondo con statue a tutto tondo risalente al XIII secolo.

Legata al presepe è la fiera che durante il periodo natalizio si svolge sotto il Portico dei Servi, in Strada Maggiore, dove si può acquistare ed ammirare tutto ciò che serve per allestire il presepe domestico.

Nel presepe bolognese vengono aggiunti alcuni personaggi tipici: la Meraviglia (figura femminile che, in segno di stupore, agita le braccia), il Dormiglione (che dorme in un angolo appartato; corrisponde al siciliano Susi pasturi e al napoletano Benino) e, di recente, la Curiosa.

Antichissima è l'usanza del presepe nelle Marche, affermatasi in seguito della precoce diffusione dei conventi francescani, risalente al tempo in cui San Francesco era ancora in vita e frequentava la regione.

Il presepe tradizionale marchigiano è caratterizzato dall'ambientazione in una campagna simile a quella delle colline marchigiane, ma ricca di elementi orientaleggianti, e dall'uso di statuine (pupi) di terracotta, cartapesta o in gesso, senza applicazione di vestiti in stoffa. Sono assenti le rappresentazioni di botteghe, bancarelle e osterie, come pure ogni forma di sfarzo; frequenti invece le raffigurazioni di attività agresti e pastorali e le riproduzioni di scene di vita tradizionale di campagna o piccolo paese. L'erba è rappresentata utilizzando il muschio e gli alberi attraverso fitte ramificazioni tagliate da cespugli.

Il presepe genovese vanta antiche e consolidate tradizioni, tanto da aver dato vita, nel Settecento, ad una vera e propria scuola, che si caratterizza per la minuzia e la pregevolezza dei materiali usati (dal legno alla ceramica, ma, anche, alla carta adoperata per produrre raffinate sagome disegnate) con cui - soprattutto nel passato - venivano rifinite nei minimi particolari le statuine. Fra i più famosi scultori di presepi del Settecento si segnala il genovese Anton Maria Maragliano. Tra i più significativi presepi genovesi ve ne è uno, infatti, organizzato a scena fissa ed impreziosito da statuine della sua scuola, tra le più rinomate nella produzione di figurine da presepe. È di ambientazione prevalentemente urbana (con i tipici carrugi, ossia vicoli del centro genovese) e si trova nel Santuario di Nostra Signora di Carbonara.

Il presepe siciliano ha una sua originalità, anche se sono evidenti gli influssi della scuola napoletana per la riproduzione di scene di vita quotidiana locale. A volte anche la tecnica è influenzata da quella napoletana, quando le figure vengono realizzate con anima in legno e fil di ferro e con vestiti di stoffa. Le aree in cui è più viva ed originale la tradizione del presepio sono quelle di Palermo, Siracusa, Trapani e Caltagirone. Particolarità siciliane sono l'uso della cera per realizzare le figure (usanza propria di Palermo e Siracusa) e l'uso di accessori d'oro e d'argento nella statuina del Bambino Gesù. A Trapani è tipico l'uso di materiali nobili, come il corallo, in periodo rinascimentale, affiancato, nel periodo barocco e rococò, all'avorio, alla madreperla, all'osso, all'alabastro e alle conchiglie. A Caltagirone, dove è presente un'antica tradizione di produzione di ceramica, i presepi sono realizzati in terracotta. Tipica siciliana è la produzione di statuine in legno con vestiti in stoffa immersa in un bagno di colla che li rende rigidi e brillanti.

Tra i capiscuola dell'arte dei presepi siciliana si deve ricordare Gaetano Zumbo; un suo presepio è esposto al Victoria and Albert Museum di Londra; un presepe siciliano trapanese è ammirabile anche al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè.

Personaggi tipici del presepe siciliano sono: Susi Pasturi, che, in mezzo all'animazione generale, dorme su un'amaca (corrisponde al napoletano Benino e al bolognese Dormiglione), lo sbaundatu o scantatu ra stidda, che è il primo ad avvistare la stella cometa (corrisponde al calabrese 'u mmagatu di stii), Zu Innaru (Zio Gennaio), che è un vecchietto che si riscalda di fronte ad un fuoco acceso.

Tipica dei presepi romani è la presenza nel paesaggio di scorci della campagna romana con pini domestici e olivi, casali rustici, locande di campagna e rovine romane di acquedotti e resti monumentali. Il paesaggio riprodotto illustra la vita semplice e povera dei dintorni di Roma, con pastori, greggi, contadini al lavoro con i loro animali. Solo nella grotta, in sughero, si nota un po' di sfarzo, essendo essa sovrastata da una folla di angeli in volo, formanti nove cerchi concentrici.

Dalla seconda metà del Novecento, all'ambientazione tradizionale si affianca la riproduzione di zone della Roma sparita; di tal genere è il visitatissimo presepio allestito nella Scalinata di Trinità dei Monti, di cui si riproduce qui a destra uno scorcio.

Il più noto presepe romano è quello della Basilica di Santa Maria in Aracoeli, dove era specialmente venerata la statua del Bambinello del XV secolo, ora sostituita dopo il furto del 1994. Davanti a questo presepio tutti i bambini sono ammessi a recitare una breve poesia o un piccolo sermone.

Nel 1982, papa Giovanni Paolo II inaugurò la tradizione di allestire un presepio in Piazza San Pietro, in occasione del Natale. Nel 2006, il presepe vaticano si è arricchito con 17 nuove figure, fatta in legno di abete, scolpite in Trentino - Alto Adige, a Tesero, tipiche dei presepi alpini. Quello del Vaticano non è dunque un tipico presepio della tradizione romana, in omaggio all'universalità del cattolicesimo. È presente anche una locanda, che simboleggia il materialismo. Nove statue sono del 1842, anno in cui Vincenzo Pallotti le ha donate alla Chiesa

Altra notevole tradizione romana legata al presepio è la benedizione che il papa impartisce alle statuine del Bambino Gesù, che i ragazzini di Roma portano in Vaticano l'ultima domenica prima del Natale e che poi collocano nel proprio presepio domestico.

Il presepio pugliese è caratterizzato dalle figure artistiche in cartapesta, cui spesso si affiancano elementi architettonici ed addirittura vegetali realizzati con lo stesso materiale. La produzione di statue e statuine cartapesta è tipica del Salento e di Lecce in particolare. La tradizione è viva ancora oggi.

La tradizione di statuine da presepio in cartapesta risale al Settecento. Fu il leccese Mesciu (maestro) Pietru de li Cristi, soprannome di Pietro Surgente (1742-1827) ad inaugurare la tradizione, poi seguita dai grandi cartapestai nell'Ottocento, quasi tutti ricordati col loro soprannome. Interessante è il contributo di coloro che praticavano come professione principale quella del barbieri, che nelle ore libere modellavano sia cartapesta sia creta, usando stampi appositi.

Tra i presepi leccesi più noti si ricordano quello dell'Istituto Marcelline (1890 - di Manzo e De Pascalis ed Agesilao Flora) e i due conservati all'interno del municipio: uno del Guacci e l'altro di Michele Massari.

La tradizione del presepio del Trentino Alto Adige ha una storia secolare ed è legato all'artigianato della scultura del legno, attiva in molte località, ma specialmente in Val Gardena e a Tesero, in Val di Fiemme; il legno usato è quello del pino cembro.

Per comprendere la tradizione e la genesi del moderno presepe, può essere utile ricordare la figura del lari (lares familiares), profondamente radicata nella cultura etrusca e latina.

I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).

Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella. In prossimità del solstizio d'inverno si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.

In attesa della festa, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura. Nella vigilia della festa, dinnanzi al recinto del presepe, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino. Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni.

Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), i cristiani tramutarono alcune feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone parte dei riti e delle date, ma mutando i nomi e i significati religiosi. Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), la rappresentazione dei larii sopravvisse nella cultura rurale con parte del significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni italiane, anche oltre.

In tutto il mondo durante il periodo natalizio, laddove i cristiani festeggiano l'incarnazione di Dio, esiste l'usanza di erigere presepi nelle case e nelle chiese. I presepi sono rappresentazioni artistico- figurative della nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme.
Nella capanna vediamo la Sacra Famiglia e i pastori, sullo sfondo l'asino e il bue. L'adorazione dei saggi d'Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio.






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