L'Arte Del LATO B



L’Arte Tradizionale era l’espressione di una tensione verso l’alto, era riproduzione, mimesis di un Ordine metafisico, che si esprimeva attraverso la ricerca dell’Armonia. Armonia, forma che con il lavoro l’uomo dava alla materia su cui operava. Armonia, forma che l’uomo- poichè ad ogni azione verso l’esterno corrispondeva una “azione” interiore- cercava di affermare all’interno di sè.

Solo in età moderna l’uomo ha potuto vedere l’arte come mera estetica. La parola estetica deriva dal greco aisthesis, sensibilità, percezione dei sensi. Indica pertanto una facoltà irrazionale, piacere sensoriale che scaturisce una reazione, che si risolve e non va oltre l’esperienza corporea, o al più psichica, delle qualità fisiche delle cose; opposta è la concezione tradizionale della contemplazione, come godimento dell’Ordine nelle cose stesse. Dunque, la concezione moderna sostiene che l’arte abbia a che fare con il “sentire” irrazionale e non con il conoscere intellettuale (in senso guenoniano).  
Ed è chiaro qual’è il passo successivo. Se l’arte non ha più a che fare con la Norma, ma solo a colpire, a dare emozioni, l’oggetto di essa diventa totalmente soggettivo, opinabile. Si arriva dunque all’arte contemporanea, il tripudio del nulla, dell’in-significante (letteralmente, ciò che non ha significato). Il “non-principio” alla base di essa è un estremo relativismo, per cui tutto ciò che piace all’artista, secondo un puro ed insindacabile giudizio personale, diventa un’opera d’arte. Insomma, è la voluttà dell’artista che definisce l’arte, non un ideale di Bello, Giusto e Vero.


Per questo, non fa neppure notizia che a Serralves, in Portogallo da un po'di anni esista una mostra chiamata Ojo del Culo, letteralmente “buco del culo”, che espone fotografie d’autore con  lo stesso soggetto, l’orifizio anale.

Pelosi.
Grinzosi.
Scuri.
Sbiancati (Immanuel Casto docet).
I buchi di culo sono diventati misteriosamente arte.
Saranno felici i feticisti del rimming.

La notizia ha avuto grandissima risonanza soprattutto sui social network, dove gli utenti si dicono schifati di fronte ad una mostra del genere; altri, invece, la considerano normale arte contemporanea.

Sono molti gli indizi che però dovrebbero far capire che si tratta di una madornale bufala, che di tanto in tanto torna in auge sui social network. Innanzi tutto, l’autore delle opere è ignoto, mentre le immagini che circolano su internet sono sempre le stesse e sono dei fotomontaggi. Infatti l’analisi dei dati EXIF mostra chiaramente che le immagini sono state modificate con Photoshop. Tra l’altro proprio il sito della fondazione Serralves non mostra nessuna esibizione del genere in programma o tra le mostre concluse. Anche moltissimi giornali portoghesi e spagnoli sono caduti nell’inganno e hanno pubblicato articoli che prendevano per buona la notizia. Era il 2009, ma questa bufala è dura a morire!






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