GIOCHI "ANTICHI"



All’inizio del 900, Cross, sostenne che il gioco non è altro che una sorta di esercizio utilizzato per sviluppare delle attività motorie e mentali dell’individuo; inoltre giocare consente al bambino di comprendere la realtà interna e quella a lui esterna (mondo dal quale è ancora escluso) e questo gli permette un buon adattamento in quanto acquisisce con costanza nuove competenze.

Il gioco del mondo, Quadrato o Campana- Tracciare sulla terra battuta un quadrato diviso in sei parti uguali in cui si lancia un sasso piatto. Lo si deve raggiungere saltando su una gamba sola ed evitando di toccare la riga tracciata.

Al telefono - Si prende un rocchetto di filo e due barattoli da forare. Poi si fa passare il filo in uno dei due fori e lo si annoda a una estremità. Un giocatore si posiziona in un punto con latta e filo legato, l'altro si sposta fin dove giunge la voce e si comincia a parlare.

La Cavallina - Un gioco di squadra: gli appartenenti alla prima si mettono in fila con la schiena piegata, gli altri devono saltarvi sopra finché non sono stanchi. Chi sta sotto, e resiste, vince la mano e cambia ruolo; se il peso è troppo, rimane a schiena piegata a prendere una nuova serie di colpi.

Ferro di cavallo - Si pianta per terra un chiodo robusto e ci si allontana di qualche passo. Poi si lancia un ferro di cavallo cercando di avvicinarsi il più possibile al punto prefissato.

La povera cieca - Ci si mette in cerchio prendendosi per mano; al centro c'è una bambina con gli occhi bendati. Si canta una filastrocca che dice: "La povera cieca caduta nel fosso, morire non posso. Tiratemi su!" A questo punto qualcuno stringe la mano alla "cieca" che deve indovinare di chi si tratta.



Il gioco dei bottoni è l'antenato del gioco con le monetine.
Si gioca all'aperto in un gruppo illimitato di bambini e serve solo qualche bottone.

Gli unici possedimenti dei bambini di un tempo, il più delle volte, erano costituiti dagli abiti che indossavano. La legittima esigenza di divertimento e di socializzazione li portava spesso a mettere in palio nei loro giochi gli stessi bottoni dei pantaloni o della giacchetta. I vari bottoni versati dai bambini venivano raccolti insieme e lanciati nella direzione di un quadrato disegnato sul terreno. La vincita era costituita dai bottoni che ognuno riusciva a spedire nel quadrato.

Il braccio di ferro è un gioco tanto noto quanto antico, basato sulla forza fisica.
Un tempo ogni occasione andava bene per misurare la propria forza fisica con quella degli altri. Un tavolo, due sedie, due mani ben strette, avambracci resistenti ed un po' di muscoli erano gli ingredienti per stabilire chi era il più forte. Il braccio di ferro consiste appunto nel riuscire a piegare la resistenza dell'avversario spingendo il suo avambraccio fino a toccare la base di appoggio.

La palla avvelenata è un gioco basato sull'abilità.
I tre bambini si dispongono su una stessa linea immaginaria a distanza di sei o sette metri l'uno dall'altro. I due concorrenti situati agli estremi si scambieranno la palla cercando di colpire il bambino situato nel mezzo. In caso di successo il colpitore si scambierà il posto con il colpito, altrimenti si continuerà nello stesso ordine.



La palla prigioniera è un gioco basato sull'agilità.
Le due squadre si dispongono al di là delle due linee. Un concorrente, di uno dei due gruppi (a sorte), deve lanciare la palla oltre la linea avversaria, badando che non diventi preda degli avversari, pena la perdita della propria libertà. Infatti chi viene catturato dovrà abbandonare la propria squadra diventando prigioniero in campo avverso. Si riacquisterà la libertà solo dopo essere riusciti a riconquistare la palla lanciata da un compagno. I lanci naturalmente si alterneranno e sarà proclamata vincitrice la squadra che sarà riuscita a catturare tutti gli avversari.

L'acchiapparella è un gioco di velocità.
I concorrenti si dividono in carcerieri(1/3 circa dell'intero lotto) e persone da catturare (i rimanenti 2/3). I primi danno la caccia ai secondi cercando di toccarli e renderli prigionieri, nel punto stesso del contatto. Qualcuno dei carcerieri si prenderà l'onere di sorvegliarli cercando di impedire ai compagni di liberarli mediante un altro contatto. Il gioco avrà termine quando tutti gli avversari saranno stati catturati, o per abbandono di una delle squadre.

Lo scarica barile è un gioco di abilità e resistenza fisica.
I concorrenti di una delle due squadre a sorte si dispongono tutti con la schiena curvata e con la testa sotto l'ascella del compagno che li precede, tranne il primo della fila che in posizione eretta, funziona da sostegno per i compagni stessi. La squadra così disposta formerà una base di appoggio per gli avversari. Questi uno alla volta, dopo una buona rincorsa e con un balzo in avanti, dovranno cercare di sistemarsi tutti sulle spalle dei malcapitati avversari. Il successo o meno deciderà la riconferma o l'alternanza dei ruoli delle due squadre.

Un altro dei passatempi preferiti dai bambini e giovanotti di un tempo era quello della fionda. Arnese costituito da una forcella di legno (impugnatura), da due pezzi di elastico della lunghezza di 30 cm circa e da un pezzo di cuoio opelle che fungeva da reggisasso, tutti ben legati tra di loro. La fionda si usava per dare la caccia agli uccellini o semplicemente per gare di precisione. Erano gli elastici, collegati da una estremità alla forcella e dall'altra al reggisasso, che producevano la spinta necessaria per il lancio del proiettile, in genere una piccola pietra.



L'arco è forse una delle armi più antiche e leggendarie.
I giovanotti di qualche tempo fa naturalmente se lo autocostruivano usando materiale di fortuna. Il telaio era costituito da un pezzo di legno flessibile curvato, come frecce venivano usati i ferri che compongono il telaio dell'ombrello, naturalmente ben appuntiti. L'uso dell'arco era finalizzato semplicemente a gare di precisione.
La pigotta tanto cara da sempre alle bambine, anche a quelle di oggi. L'originalità consisteva nel fatto che, non essendoci a quei tempi la disponibilità, né la possibilità di comprare in negozio le bamboline,si provvedeva a costruirle in casa usando in genere scampoli di stoffa (pezze), o residui di filo di lana, o ancora pezzi di legno, comunque sempre materiale di fortuna.

Altro gioco è la corsa con l'uovo.
I partecipanti, in genere di sesso femminile, provvisti di un cucchiaio con dentro un uovo, devono cimentarsiin una corsa di velocità. Il cucchiao deve essere impugnato dal manico e l'uovo non può essere assolutamente sorretto con le mani o con altro, pena la squalifica. Inutile spiegare che vincerà la gara chi per primo riuscirà a tagliareil traguardo, con l'uovo tutto intero, naturalmente.
Un altro gioco dei tempi indietro è la corsa con i sacchi.
Questo gioco non è altro che una corsa ad handicap, tra persone condizionate nei loro movimenti dalla presenza intorno agli arti inferiori di un sacco. Il sacco in genere si protrae fino all'altezza della cintura ed è sorretto con le mani dello stesso concorrente. Vincerà chi per primo ultimerà il percorso.

Le pignate o pignatte è un gioco basato sul senso dell'orientamento.

Le pignate erano sempre presenti durante le feste di piazza di un tempo. Un numero indefinito di pignate di terracotta vengono appese ad una fune, a distanza di 60-70 cm l'una dall'altra. Uno alla volta i vari concorrenti, bendati e muniti di un palo lungo circa 1 metro e mezzo, devono cercare di spaccare le pignate colpendole, ed appropriandosi quindi del rispettivo contenuto.
Per il gioco delle belle statuine,i bambini si dispongono di fronte al Capo Gioco che ha il compito di suggerire il mestiere o il personaggio da rappresentare. Inizia così: "Giochiamo alle belle statuine di... (es sarta)". Le bambine dovranno rappresentare il tema prescelto in posizione di assoluta immobilità (statuine). Lo stesso C. G. provvederà a scegliere la statuina più meritevole, cedendole il proprio ruolo.
Il gioco dei “i quattro cantoni” si tratta di un vero classico, spesso usato come stratagemma per distrarsi tra un compito e l’altro. Ci si può giocare all’aperto o in una stanza grande; l’importante è essere almeno in cinque. Se non trovate amichetti con cui far giocare i vostri bimbi, niente paura… andate al parco sotto casa e usate gli alberi come riferimento, oppure se siete a casa, disponete alcuni zainetti in salone… riuscirete comunque a farli divertire. La prima regola è formare un quadrato ampio. Un giocatore, scelto a caso, sta nel mezzo e viene denominato “guardia”. Mentre gli altri sono nei quattro cantoni, ovvero si trovano ai quattro angoli del quadrato. Lo scopo è di scambiarsi di posto occupando il cantone libero senza farsi anticipare dalla “guardia”. Chi perde il posto e rimane senza un angolo si mette nel mezzo e così via. Serve a stimolare velocità, attenzione e riflessi.



Un altro gioco appassionante era “l’elastico”. Non era solo divertente, ma aiutava anche a consolidare le abilità atletiche. Si trattava di saltare a piedi uniti all’interno di un elastico teso nella zona dei polpacci. I ragazzi, invece, lo mettevano alle ginocchia. Questo gioco potrebbe essere un escamotage perfetto se i vostri figli sono abbastanza grandi e soprattutto… pigri. Invece di lasciarli sprofondare sul divano a fare zapping incontrollato,  potreste coinvolgerli in un’attività ludica proprio come questa, in modo da aiutarli a sviluppare le loro capacità motorie.

E infine, raggiungiamo il top della tradizione con “Un, due, tre, stella!”. Si gioca in gruppo, quindi potete reclutare anche i nonni in quest’impresa. In pratica, tutti i bambini, tranne uno (quello che “sta sotto”),  si devono allineare a un’uguale distanza da un muro. Il bambino che “sta sotto”, invece, si deve appoggiare al muro, dando le spalle agli altri, e deve contare ad alta voce “uno, due, tre, stella!”, per poi voltarsi di scatto. In questo modo, gli altri potranno avvicinarsi al muro, ma una volta che si sarà girato, però dovranno restare immobili. Chi viene sorpreso in azione, infatti, rifinisce in fondo; chi viene pescato due volte, invece, è fuori dal gioco. E chi per primo riuscirà a toccare il muro, dovrà gridare:“stellone!”. 



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