Giochiamo a CARTE?



Un gioco di carte è un qualunque gioco che necessita l'uso di carte da gioco, sia tradizionali sia specifiche per il gioco.

L'origine delle carte da gioco è ignota, ma le prime testimonianze del loro uso risalgono alla Cina poco dopo l'invenzione della carta, forse attorno al X secolo. Le antiche cinesi "carte moneta" avevano tre "semi": Jian o Qian (monete), Tiao (stringhe di monete, dove il nome stringa implica il foro che le monete cinesi hanno per poterle appendere e impilare su una corda), Wan (diecimila), e a questi si aggiungevano altre tre carte singole Qian Wan (Migliaia di Diecimila), Hong Hua (Fiore Rosso) e Bai Hua (Fiore Bianco). Queste erano rappresentate da ideogrammi con numerali da 2 a 9 sui tre semi. Wilkinson suggerisce che le prime carte siano state in realtà denaro reale e che fossero contemporaneamente lo strumento di gioco e la posta scommessa. Le tessere del moderno Mahjong e del domino si sono probabilmente evolute da queste prime carte da gioco. La parola cinese p'ai viene usata per descrivere sia le carte che le tessere da gioco.

Il tempo ed i modi dell'introduzione delle carte da gioco in Europa è oggetto di discussioni. Il 38º canone del Concilio di Worcester (1240) viene spesso citato come dimostrazione dell'esistenza delle carte in Inghilterra alla metà del XIII secolo, ma i giochi de rege et regina che vi vengono menzionati più probabilmente erano gli scacchi. Se le carte da gioco fossero un fenomeno diffuso in Europa già nel 1278, Francesco Petrarca ne parlerebbe nel De remediis utriusque fortunae a proposito dei giochi d'azzardo, ma non è così. Altri scrittori dell'epoca (tra cui Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer) citano o si riferiscono a vari giochi, ma non esiste un singolo passaggio che si possa attribuire alle carte. In altre opere coeve, supponiamo dunque che la parola "carte" sia frutto di una errata traduzione o interpolazione.

È probabile che le antenate delle moderne carte da gioco siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani alla fine del XIV secolo, e per quell'epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re), na'ib malik (viceré o deputato del re) e thani na'ib (secondo o sotto-deputato). Le figure mamelucche mostravano disegni astratti senza ritrarre persone (a causa della legge islamica che vietava di ritrarre figure umane), ma riportavano il nome di ufficiali dell'esercito. Un mazzo completo di carte da gioco mamelucche fu scoperto da Leo Ary Mayer nel Topkapi Sarayi Museum di Istanbul nel 1939; questo mazzo particolare risale a dopo il XV secolo, ma le sue carte corrispondono a quelle di un frammento di mazzo datato tra il XII e il XIII secolo. Ci sono alcune prove che suggeriscono che questo mazzo si sia evoluto da un mazzo precedente composto da 48 carte che aveva solo due figure per seme ed alcune altre prove sembrano suggerire che le prime carte cinesi arrivate in Europa siano passate per la Persia che a sua volta ha influenzato i Mamelucchi.




Si ignora se queste carte abbiano influenzato le carte indiane usate nel gioco della Ganjifa o se sia avvenuto il contrario. In ogni caso le carte indiane si distinguono per alcune caratteristiche: sono rotonde, generalmente dipinte a mano con schemi intricati e comprendono più di quattro semi (a volte fino a dodici).

Esiste anche una nuova teoria che vuole che le carte da gioco derivino direttamente da lingotti romani conosciute come aes signatum (minerale - rame o bronzo - contrassegnato, del peso di circa 1,5 kg), dato che su questi lingotti di forma rettangolare vi sono, tra varie figure, un sole (o anche un'aquila), una spada, un bastone ed una coppa. Secondo quanto sostenuto in questa ipotesi gli assi e i relativi semi sarebbero direttamente ispirati ad antichissime monete romane chiamate Assi Queste monete non sarebbero mai entrate nella ricostruzione storica in quanto praticamente sconosciute (se ne conoscono pochissimi esemplari). Per questo motivo chi in passato aveva sostenuto questa tesi (Padre Daniel nel saggio: Origine du jeu de piquet, trouvé dans l’histoire de France, in “Journal de Trevoux”, maggio 1720. Citato da Cesare Cantù, Storia Universale, Volume X, Epoca XI, Torino, 1842, pag. 221-222.) si era poi dovuto rassegnare davanti all'impossibilità di produrre prove concrete. Anche il fatto che il termine "asso" derivi dal latino aes (asse) che indica proprio le monete in questione, viene considerato una forte prova dai fautori di questa rivoluzionaria interpretazione.
Alla fine del XIV secolo l'uso delle carte da gioco si diffonde rapidamente in Europa.

Gli europei variarono molto la struttura e l'aspetto delle carte da gioco nel XV secolo. Le figure delle carte cambiarono per rappresentare le famiglie reali europee ed i loro vassalli, originariamente "re", "cavalieri" e "servi". La regina venne introdotta in modi differenti: nei più antichi mazzi tedeschi arrivati fino a noi (1440 circa) la regina rimpiazza il re in due dei semi come carta di maggior valore. Durante il XV secolo sono comuni mazzi da 56 carte contenenti re, regina, cavaliere e servo. Anche i semi variano, molti produttori non ritennero che fosse necessario avere un insieme tipico di nomi per i semi, quindi i primi mazzi ne hanno varietà differenti (pur essendo sempre in numero di quattro). Gli stampatori tedeschi produssero carte usando cuori, campane, foglie e ghiande, semi presenti anche nei mazzi della Germania meridionale e orientale per il gioco dello Skat, e nei mazzi bavaresi per il gioco del Watten e del Mao Mao (diffusi anche in Alto Adige). Le più tarde carte italiane e spagnole del XVI secolo usano spade, bastoni, coppe e denari.

I quattro semi cuori, quadri, picche e fiori hanno origine in Francia approssimativamente nel 1480 e sono probabilmente prevalsi perché più facili ed economici da riprodurre rispetto a disegni più elaborati. Il trèfle (così chiamato per la somiglianza alla foglia del trifoglio) deriva probabilmente dalla ghianda dei semi tedeschi, e così anche il pique, derivato dal seme della foglia tedesca (tuttavia assumendo il nome dell'arma, seguendo l'esempio delle spade italiane). In Inghilterra vengono usati i semi francesi, nominandoli hearts (cuori), clubs (bastoni, ma sono i fiori nostrani), spades (vanghe, a indicare le picche) e diamonds (quadri). Chatto si pronuncia sui nomi dei semi come segue:

« Se le carte erano realmente conosciute in Italia e Spagna alla fine del XIV secolo, non è improbabile che il gioco sia stato introdotto in questo Paese,l'Inghilterra, da alcuni dei soldati inglesi che servirono sotto Hawkwood e altri capitani mercenari nelle guerre di Italia e Spagna. Comunque pare certo che le prime carte da gioco comunemente usate qui siano state dello stesso tipo, per quanto riguarda i segni dei semi, di quelle usate in Italia e Spagna. »

Le figure sulle carte similmente attraversano alcuni cambiamenti in aspetto e nome. Sulle prime carte si ritrovano figure intere, e in Francia spesso hanno il nome di particolari eroi storici o fiabeschi. Rouen diventa un centro prolifico di produzione nel XVI secolo, da dove si originano molti degli elementi delle carte di corte ancora presenti nei mazzi moderni. È probabile che le carte di Rouen siano importate in Inghilterra diventandovi di uso comune, sebbene altri stili siano più popolari in Europa a quel tempo. Le figure sulle carte prodotte dagli artigiani di Rouen hanno il nome, in corrispondenza dei re di picche, cuori, quadri e fiori, rispettivamente di «David», «Alexander», «Caesar», «Charles», individuati nei personaggi storici di Davide, Alessandro Magno, Giulio Cesare e Carlo Magno. I fanti (inglese knave o, molto più tardi, jack, in francese valet) sono rispettivamente «Hector», Ettore (principe di Troia), «La Hire», il soprannome di Etienne de Vignoles (comandante francese al tempo di Giovanna d'Arco), «Ogier», ovvero Uggeri il Danese (un cavaliere di Carlo Magno) e «Judas», Giuda Maccabeo (che guidò la rivolta ebraica contro i siriani). Le regine sono «Pallas» (Pallade Atena), «Rachel», (Rachele la madre biblica di Giuseppe), «Argine» (di origine ignota, forse un anagramma di «regina») e «Judith», Giuditta (altra figura biblica). La tradizione parigina usa gli stessi nomi, ma assegnandoli a semi diversi: il re di picche, cuori, quadri e fiori erano rispettivamente Davide, Carlo Magno, Giulio Cesare e Alessandro Magno; le regine erano Pallade, Giuditta, Rachele e Argine; i fanti erano Uggeri, La Hire, Ettore e Giuda Maccabeo. Stranamente i nomi parigini ottengono più successo nei tempi a venire.



Un'altra suggestiva interpretazione suggerisce che probabilmente Argine è una storpiatura di «Argeia», leggendaria principessa di Argo (nonché nome di vari personaggi della mitologia greca). Sempre secondo questa ipotesi Rachel sarebbe la storpiatura del nome «Ragnel», moglie di sir Gawain, uno dei cavalieri della tavola rotonda. In questo modo i personaggi sarebbero equamente suddivisi se accettiamo anche l'ipotesi che in realtà La Hire sia la storpiatura di «Aulus Hirtius», Aulo Irzio, uno dei comandanti di Cesare.

Inizialmente le carte del mazzo comunemente conosciuto come «a semi francesi» furono disegnate a figura intera, prendendo a prestito lo stile spagnolo. Molto simile al re di cuori era ad esempio il re di denari del mazzo di Phelippe Ayet. Col passare dei secoli il disegno è divenuto man mano più schematico ed alcuni particolari sono andati perduti. Il re di cuori infatti brandiva un'ascia sopra la testa e non una spada dietro la testa (motivo per il quale, oggi, viene soprannominato re suicida). Il fante di picche portava una lancia che poi è divenuta l'indecifrabile oggetto che si può osservare sulle carte di fabbricazione odierna. In ultimo, verso la fine dell'Ottocento, si è deciso di capovolgere quelle figure che avevano il seme a destra per aumentare la leggibilità delle carte quando sono disposte a ventaglio.

Nei primi giochi i re sono la carta di valore maggiore, con nessuna eccezione. Già a partire dalla fine del 1400 si iniziò a dare un significato speciale alla carta nominalmente di valore minore, ora detto asso, tanto da renderla di valore maggiore (e dare al 2 il valore minore). Questo concetto può essere stato affrettato dalla Rivoluzione francese dove si comincia a fare giochi in cui l'asso diventa il simbolo del sorgere in potere delle classi inferiori contro la nobiltà.

Le indicazioni del valore della carta sugli angoli e sui bordi cominciano a comparire alla metà del XIX secolo per permettere di tenere le carte ravvicinate a ventaglio con una sola mano e controllarle comunque tutte (in precedenza le carte si distribuivano e si leggevano tra le due mani).

L'innovazione successiva fu quella delle figure simmetriche (o a «due teste»), in modo che un giocatore non fosse tentato di capovolgere la carta per averla dritta, dato che questo poteva dare indicazioni agli altri giocatori di quali carte avesse in mano. Questa innovazione richiese l'abbandono di alcune delle caratteristiche delle figure precedenti che erano rappresentate per intero sulla carta.

La matta, jolly o joker in inglese, è una creazione inizialmente per il gioco alsaziano dell'Euchre, e si diffonde dall'Europa all'America assieme al Poker, gioco nel quale oggi non è usata. Nonostante la somiglianza con il Pazzo dei tarocchi si ritiene che non ci sia alcuna correlazione. Nei mazzi moderni uno dei due joker è generalmente più colorato e dettagliato dell'altro, sebbene questa distinzione non sia sfruttata dalla maggioranza dei giochi. I due joker sono normalmente detti «Rosso» e «Nero». Diversamente dalle figure lo stile dei joker varia grandemente, e molti produttori lo usano come per imprimervi il loro marchio registrato.

Una evidente variazione delle carte moderne riguarda i semi utilizzati. I vari semi prendono il nome dal paese di origine, ma il loro uso non coincide necessariamente con i confini nazionali. Le carte da gioco italiane ad esempio, a seconda della regione, fanno uso sia di semi italiani, sia di semi spagnoli, francesi o tedeschi.



Spade, coppe, denari, bastoni sono, in genere, i semi delle carte da gioco italiane; molto probabilmente l’origine di questi semi deriva da interpretazioni arabe radicate in Spagna.
Gli arabi, infatti, dopo aver conquistato l’oriente, dirigono le loro conquiste al Mar Mediterraneo ed in particolare alla penisola iberica e successivamente alla Sicilia (le "spade" che su molte carte regionali vengono rappresentate come scimitarre, curve e dalla punta triangolare evocano l’epopea degli arabi in Spagna e in Sicilia), dove insegnano il sottile piacere del lusso, dell’abbondanza ("coppe"), mediante la costruzione di palazzi sontuosi con stanze decorate d’oro ("denari"), giardini profumati di zagare, tralci di vite e di edera avviluppati su superbe colonne; l’immagine evoca l’idea di "bastoni" fioriti, simbolo di forza, passionalità, durezza.
Successivamente compaiono le "figure" in onore ai Signorotti sontuosamente vestiti siano essi "cavalieri" pronti ad allietare le "dame" con poesie e madrigali o contadini decisi a trasformarsi in "fanti" quando diventa necessario difendere il padrone per il quale lavorano.
Nell’ultimo trentennio del Quattrocento, in Francia, iniziano a circolare delle carte molto colorate e con semi diversi da quelli italiani e con "figure" che assumono significati anche esoterici.
Cuori, picche, quadri, fiori (trifogli) impressi sulle carte francesi hanno, anche in Italia, una forte presa soprattutto nel Piemonte, Liguria, Lombardia e Toscana.
Nel secolo XV le carte di Francia, come in altri paesi, assumono soggetti svariati: uomini e donne celebri nella storia vengono raffigurati come Re, Regine e Fanti. Nel secolo XVIII le carte da gioco francesi contengono raffigurazioni di personaggi della Rivoluzione francese e nel secolo successivo si modificano di nuovo ispirandosi ai personaggi dell’epoca napoleonica.
In Italia, poi, ogni regione ha sempre interpretato la realtà secondo i propri criteri e secondo la propria visuale di vita e ciò spiega la presenza di mazzi di carte da gioco diversi da regione a regione (napoletane, bergamasche, piacentine, siciliane, milanesi, trevigiane e tanti altri tipi).

Un discorso a parte è quello delle carte da gioco francesi. In Francia le carte sono arrivate dalla Spagna grazie ai mercanti arabi e nel XIV secolo i francesi avevano già introdotto, nei loro mazzi di carte, i semi di Cuori, Quadri, Picche e Fiori. Quest’ultimo seme, in seguito, fu sostituito da Trifogli perché si riteneva avesse un significato magico.
La magia del trifoglio, proveniente dalla tradizione celtica e considerato sacro dai Druidi perché associato alle romantiche storie dei folletti dei boschi, ha finito per assumere un contenuto e un significato religioso anche per i cristiani.
In Italia, poi, il trifoglio è sempre stato considerato, narra una leggenda, il cuscino sul quale fu deposto il Bambino Gesù.

La storia recente ci dice che i giochi di carte attualmente più diffusi sono anche i più recenti. Il poker nacque nel 1829 negli Stati Uniti, il Bridge si sviluppò tra fine ‘800 e gli anni 20, il baccarà nella prima metà dell’ottocento, la Canasta fu inventata a Montevideo durante la seconda guerra mondiale e la scala quaranta iniziò la sua diffusione dall’Ungheria nel primo dopoguerra. I giochi tradizionali italiani hanno di solito origini più lontane ma la loro forma attuale ha ben poco a che vedere con quella originale: Barrica e Primavera risalirebbero al XVI secolo, la Scopa e la Briscola non vanno più in la dell’inizio 1800, il Tresette sarebbe nato agli inizi del 1700 ed il Settemezzo intorno al 1890.

Alcuni elementi delle carte moderne, sebbene non usati, sono degni di nota.
I due Jolly presenti in ogni mazzo vengono denominati “rosso” e “nero” e uno dei due dovrebbe essere più decorato dell’altro.
L’asso di picche ha di solito un segno più grande degli altri. Questa tradizione iniziò con una legge inglese del re Giacomo I, che richiedeva una stampigliatura su quella carta come prova del pagamento di una tassa sulla produzione delle carte.
Il fante di picche e di cuori sono normalmente disegnati di profilo e per questo vengono denominati “one-eyed-jack”.
Il re di cuori tiene normalmente la spada dietro la schiena e da alcuni viene soprannominato il re suicida, questo deriva dal fatto che originariamente questa carta veniva disegnata con un ascia.
Le carte tedesche ed austriache hanno un aspetto diverso: di solito le carte di quadri sono gialle o arancioni ed i picche sono verdi; probabilmente questo deriva dai loro semi tradizionali che rimangono in uso nella Germania del sud ed in Austria.



Il gioco delle carte contemporaneo ed i giochi di carte in generale sono legati a doppio filo con la rete.

I siti per giocare on line ai vari giochi di carte si sono numericamente moltiplicati aprendo alle generazioni più anziane la possibilità di avvicinarsi a questa realtà e, viceversa, facendo conoscere questi giochi ai più giovani. Così come il poker,anche il burraco online ha goduto di una amplissima diffusione diventando negli ultimi anni non solo un gioco da ombrellone ma anche una solida realtà di circoli e di siti che ne offrono una versione giocabile attraverso internet. Per non parlare degli scacchi, la cui federazione prevede un legame importante con una serie di siti specializzati nel gioco on line.




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